LA VITTORIA CHE MANCA E QUEL COUNTDOWN SCRITTO NELLO SPOGLIATOIO: VIOLA ALLA RICERCA DELL’ORGOGLIO PERDUTO. TRE PARTITE PER PREPARARNE UNA, L’UNICA CHE CONTA
E’ l’occasione per ricominciare a vincere, per rialzare la testa e riprendersi almeno un pizzico dell’autostima evaporata in queste ultime settimane. Al Franchi, in campionato, la Fiorentina nel 2019 non ha mai vinto: un dato crudo che mette in piazza tutti i limiti di una squadra volenterosa, generosa, ma anche ingenua, difettosa e ancora immatura. Battere il Frosinone (rinfrancato dal gol-vittoria al 103’ e dunque combattivo) non è impresa titanica, ma viste le premesse potrebbe trasformarsi in una sorta di Liberazione viola, in attesa, guarda caso, di quel 25 aprile in cui si scriverà la pagina più importante di questa stagione.
Chiesa c’è e già questa è una gran bella notizia. Il riposo ha fatto bene, i muscoli affaticati non creano più fastidio: il Golden boy così avrà tre partite (questa, il Bologna e la Juve) per tornare in forma e diventare decisivo per la semifinale. Pioli lo doserà bene, ma la sua presenza, già da sola, fa schizzare in alto il valore della Fiorentina. Con lui e Muriel al massimo, nonostante i tanti limiti (anche strutturali) di questa squadra, nemmeno la lanciatissima Atalanta di Gasp potrà dormire sonni tranquilli. Intanto però conta l’autostima, conta ritrovare il sorriso e la consapevolezza di non essere una squadra incapace di vincere. Quarantacinque giorni senza tre punti pesano, anche perché nello spogliatoio, fin da inizio stagione, c’è un tabellone che segna il countdown con i 57 punti fatti l’anno passato: Pioli (lo ha sempre detto) avrebbe voluto far meglio, avrebbe voluto migliorare quella quota e magari strappare il settimo posto. La Fiorentina attuale però è ferma a 39, per arrivare a 57 dovrebbe fare 18 punti in 8 partite e viaggiare a una media di 2,25 a partita… Fantascienza. La squadra insomma sa di aver fallito l’obiettivo, di aver buttato al vento punti su punti, di aver deluso una tifoseria che invece le è sempre stata vicino. Anche e soprattutto dopo la morte di Astori. In città si parla molto del toto allenatore, si punta il dito su Della Valle e Corvino, ma si sta vivendo le partite con apatia. Con distanza a dir poco anomala rispetto alla passione travolgente che coinvolge Firenze. Tocca alla squadra allora riaccendere il pubblico, tocca alla Fiorentina dimostrare che l’orgoglio dimostrato fino a un mese fa non è del tutto spento. Frosinone, Bologna, Juventus. Tre partite per prepararne una. L’unica che conta davvero, ma che da sola vale una stagione.
Ps: Dal divano stasera la Juve potrebbe laurearsi campione con 7 giornate di anticipo. Se il Genoa battesse il Napoli al San Paolo, sarebbe fatta. Lo Scudetto ovviamente è una pura formalità, ma la tempistica non è un dettaglio: nel ’56 la mitica Fiorentina di Bernardini conquistò il tricolore 5 giornate prima della fine. Un record - in compartecipazione con il Grande Torino e l’Inter di Mancini - che resiste da oltre 60 anni. E che sarebbe bello restasse viola ancora per un po’.