LA TIGRE VIOLA
Del mio “sogno“ ho scritto la settimana scorsa sempre su questo sito
(chiedevo a Mihajlovic un esterno sinistro in grado di curare anche la fase offensiva) e sono stato ascoltato.
Perlomeno nella sostanza.
Nel 4-3-3 personale facevo il tifo per Lazzari, esterno centrocampista, auspicando il ripiegamento in difesa di Vargas.
Dei problemi del giocatore peruviano sappiamo quasi tutto e contro il Bologna, difensore basso a sinistra, ha giocato Manuel Pasqual.
Il giocatore trevigiano è stato uno dei migliori in campo e non solo perché ha agevolato il primo goal viola, quello di Alberto Gilardino.
Non con un sinistro tagliato sui 25 metri ma con un cross dei suoi, a pochi metri dalla linea di fondo. Mi è sembrato di rivedere il “Giovan” Manuel, quello ammirato al suo arrivo a Firenze.
Era il campionato 2005/06, giocò 35 partite su 38 con una rete.
Erano gli anni in cui Jorgensen faceva di tutto, compreso coprire le spalle dell’ex difensore dell’Arezzo.
Di quel ragazzo che, proiezione offensiva dopo proiezione offensiva, si era meritato la nazionale ci siamo poi dimenticati il nome.
O meglio lo abbiamo ricordato solo quando era in difficoltà sopraffatto dai raddoppi, quelli puntuali, degli avversari.
Nel mio “sogno” il protagonista, lo ribadisco per correttezza e amor di verità, era Vargas.
Partendo da lontano e coperto da Lazzari, lo immaginavo bravissimo nell’aprire le difese avversarie e scodellare il suo brutale sinistro sulla fronte o tempia del Gila. Il Vargas.
Davanti e senza Lazzari, è più prevedibile (lo conoscono e lo aspettano alla carica) e comunque non lo vedo compatibile con la posizione di Jovetic.
Fiorentina-Bologna mi ha fatto capire che quello di Lazzari è un acquisto cercato e trovato (definirlo indovinato è offensivo per la professionalità di Pantaleo Corvino).
L’assenza di Vargas e l’assistenza di Lazzari ci hanno fatto ritrovare il miglior Manuel Pasqual.
L’ex cagliaritano si integra con Montolivo e Behrami.
A proposito del centrocampista svizzero: il giorno dell’inaugurazione del centro sportivo ho chiesto più cose ad Andrea Della Valle.
“Se Diego è l’inflessibilità, il decisionismo scomodo” ho detto ”Andrea deve essere il sentimento, il cuore del popolo viola. Ha tutte due le cose e in abbondanza. Deve essere diverso da Diego”. E della stessa pasta, quella di Andrea, sono Mario Cognigni, il presidente e Sandro Mencucci, l’amministratore delegato. Hanno tutto per fare i dirigenti alla D’Artagnan, autorevoli con chi esagera ma collaborazionisti e propositivi con gli altri.
Dimenticata la gaffe contro Antognoni si vede in società, la mano di un professionista come Gianfranco Teotino, in un settore delicato quali le relazioni esterne. Siamo in buone mani.
L’ultima proposta è tecnica e per nulla diplomatica (nei confronti del bravo Gamberini): a Behrami assegnerei i galloni da capitano, ha la giusta personalità per guidare una squadra che è costruita per divertirsi e divertire.
Purché abbia sempre gli occhi da…Tigre viola.