LA SOCIETÀ PENSA ALLA CHAMPIONS: BENE, ALLORA SERVE UN ATTACCANTE. ORA A GENNAIO PER NON PERDERE UN'OCCASIONE. MEGLIO UN ITALIANO, COSÌ NON DEVE AMBIENTARSI. I RISULTATI SPORTIVI PORTANO I RICAVI
Il Genk è alle spalle. Non è stata una partita perfetta, ma ce ne faremo una ragione. Le discussioni sulla qualità del gioco sono oziose, non portano da nessuna parte, tanto nella testa rimane solo l’efficacia del risultato: con un pari nell’ultima partita di Conference i viola saranno primi nel girone e intanto un problema sarà archiviato. Per andare avanti in Conference basta avere delle buone alternative, lo ha imparato la Fiorentina nella scorsa stagione, conquistando la finale. Invece per scalare quote di classifica, serve altro. Ormai la società dovrebbe averlo compreso.
Ieri ai colleghi di Radio Sportiva il direttore generale della Fiorentina ha dichiarato: “Alla Champions ci stiamo lavorando e ci vogliamo arrivare, ma non voglio dire quando perché ci sono tante partite tra campionato e coppe ma sicuramente è un obiettivo cui vogliamo arrivare".
Bene, anzi benissimo. Giusto alzare l’asticella delle ambizioni. Un imprenditore ricco e famoso come Rocco Commisso che se ne fa di un settimo o ottavo posto? Abituato a vincere nel settore in cui si è cimentato nella vita, non può accontentarsi di vedere vincere nel pallone sempre gli altri. I soldi sono decisivi, per carità, ma ci sono anche le soddisfazioni. Le ambizioni da sfamare. Altrimenti perché dovrebbe tenersi la Fiorentina.
E’ arrivato il momento di provare a fare un passo in avanti. Non si tratta di impostare un fuga, sarebbe troppo, basta guardare un po’ più in alto. E per farlo non si può che partire dalla squadra. Il centro sportivo è stata una una vittoria galattica, il nuovo e inaspettato interesse sul Franchi una notizia autentica. Se tutto andasse in porto per il club viola ci sarebbero degli innegabili vantaggi. Ma tutto questo è importante se accompagnato da risultati sportivi, anzi. Sono quest’ultimi a portare gli introiti. La Lazio con un girone di Champions giocato come si conviene ha già portato a casa una sessantina di milioni. Lo stesso bilancio della Fiorentina, recentemente pubblicato, ha raccontato come il sostanzioso aumento dei ricavi sia stato da ricondurre alla buona stagione della squadra, giunta in fondo alla Coppa Italia e alla Conference League. Non ha vinto nulla, ma le casse della società hanno comunque sorriso.
La Champions adesso è 4 punti, al quarto posto c’è il Napoli. Tra i viola e Mazzarri ci sono Roma, Bologna e Atalanta. Dopo appena 13 partite tutto è in gioco e comunque in questa stagione basterebbe agguantare l’Europa League per dare un senso compiuto alla crescita della Fiorentina e per lasciare definitivamente la palude della Conference League. E’ ancora tutto possibile, quindi. E le parole del dirigente viola spiegano come il club stia immaginando orizzonti diversi e migliori. Non rimane che rinforzare il telaio di Italiano. In campionato la Fiorentina ha frenato la sua corsa (su 5 partite 4 sconfitte) e col Genk ha faticato molto per fabbricare i 3 punti. Ci sono dei limiti in questa formazione, ormai evidenti anche ai professionisti dell’ottimismo militante. La lacuna maggiore è in attacco, dove i dirigenti devono intervenire. Un attaccante centrale subito è un dovere, se davvero ci sono legittime speranze di centrare l’Europa che conta. La Fiorentina deve provarci. Che sia Belotti che sia un altro, determinante che sia italiano. E il motivo è banale: Italiano non può perdere tempo a far ambientare un calciatore in serie A quando magari siamo alla fine di gennaio. Il campionato finisce a metà maggio, sarebbe tempo sprecato. Gli innesti devono diventare subito organici ad un progetto tattico e tecnico.
Le voci di “radio mercato” raccontano altro. Che la Fiorentina sarebbe orientata più verso una punta esterna, piuttosto che un centravanti. Ma ripetiamo, occorre artiglieria pesante nel mezzo. Italiano ha stimolato con forza Nzola, invitandolo senza mezze giri di parole, a darsi più da fare in allenamento. Una sorta di ultima chiamata per l’angolano. Ma dalla formazione iniziale contro il Genk è stato escluso anche Beltran che però, una volta subentrato, qualcosa di buono ha fatto vedere. Si è mosso più da trequartista che da centravanti, questo gli aveva chiesto di fare Italiano. Sull’argentino sta nascendo un equivoco sul ruolo: acquistato come numero nove, sembra più adatto a stare dietro ad un attaccante. Italiano dovrà lavorare a fondo con questo giocatore che però dal punto di vista tecnico dimostra doti interessanti. Morale: Nzola in crisi profonda e Beltran a svariare tra le linee, ecco perché serve come il pane un centravanti. La Champions non può aspettare.