IL CALCIO ITALIANO NELL'EPOCA DEI 'LUMI': MONTELLA L'INNOVATORE CON IL SEGRETO DI ZENGA, QUEL VIO LO SPECIALISTA...

12.12.2012 01:00 di  Stefano Prizio   vedi letture
IL CALCIO ITALIANO NELL'EPOCA DEI 'LUMI': MONTELLA L'INNOVATORE CON IL SEGRETO DI ZENGA, QUEL VIO LO SPECIALISTA...
FirenzeViola.it

Il calcio italiano vive l'epoca dei lumi, un torno di tempo positivista dove, specie per la figura del tecnico, del generale in panchina, come non mai contano ricerca e innovazione. Empirismo e scienza. Vincenzo Montella e i suoi fidi ne sono un esempio lampante, i numeri incredibili che la Fiorentina miete su palla inattiva portano in calce una firma precisa, quella di Gianni Vio, il riconosciuto guru dei tiri piazzati, già autore del manuale Cencelli del provetto punizionista "Più 30 per cento" che vuole significare la percentuale d'incremento di reti (o azioni da rete per meglio dire) che si può ottenere mettendo in pratica schemi e insegnamenti del "preparatore" speciale. Vio faceva il bancario, poi incontrò Walter Zenga che infatti prima o poi se lo riprenderà in squadra (ce lo ha detto chiaro e tondo in una recente intervista radio), ed è diventato un nome noto tra gli addetti ai lavori. Un supertecnico di un settore preciso: quello dei calci da fermo appunto.

Ormai i corposi staff delle squadre, la Fiorentina ne ha uno composto da una diecina di professionisti, si compongono di esperti specifici in ogni settore del giuoco più amato dagli italiani: preparatori, fisioterapisti, addetti al recupero degli infortuni, tattici, preparatori per i portieri, i difensori, i centrocampisti e gli attaccanti. E l'allenatore? Intanto sceglie i suoi collaboratori che mica è poco. Insomma compone la squadra, mette assieme e tiene assieme lo staff. Poi tratta gli ingaggi coi club e neppure questo è poco, insomma procura pane e companatico per tutti. E infine seleziona: schemi, giocatori, momenti. In capo al tecnico che siede sulla panchina sta ogni decisione finale e di conseguenza anche la responsabilità.

Dicevamo di Montella, ma anche Prandelli puntava sulla scienza, soprattuto quella della preparazione fisica. Studiata su ogni singolo calciatore, tenendone presenti le caratteristiche fisiche e morfologiche. Su ogni atleta veniva cucito un vestito ad hoc, un allenamento preciso. Oggi si fa così da molte parti se non da tutte. E' la nuova generazione di allenatori, quelli dai 50 anni in giù, ad aver imposto lo stile laboratorio, il superprofessionismo che nulla lascia al caso, anche se non vuole frustrare il talento. La generazione degli allenatori convinti del proprio metodo di lavoro che anzi lo tengono segreto, lontano da occhi indiscreti. Allenamenti blindati, chiusi a pubblico e stampa, segretezza quasi paranoica su schemi e scelte di formazione sono una logica conseguenza di questa forma mentis, del resto quale scienziato convinto di lavorare sulla formula innovativa vi lascerebbe sbirciare trai suoi alambicchi?

Sarà questa la nuova frontiera dalla quale non si tornerà indietro? Chi lo sa. In quest'epoca di mezzo sopravvivono le due filosofie: quella degli innovatori, scientisti e positivisti. Illuminati forse. E quella dei navigati capitani del pallone vecchia maniera, tutto istinto, calci quando serve, schemi di buonsenso e talento lasciato a briglia sciolta. A tutt'oggi nel campionato italiano convivono allenatori della vecchia e della nuova guardia. Si guatano in cagnesco, i giovani snobbano i vecchi, i navigati motteggiano i giovani. Le generazioni si scontrano sul campo, talvolta vincono gli uni talvolta gli altri. L'epoca è di passaggio, lo abbiamo detto, a breve la storia deciderà vinti e vincitori.

Stefano Prizio 

giornalista di Radio Toscana e Squer.it