ADDIO UCCELLINO, FENOMENO DEL GOL. FUORICLASSE IN CAMPO E FUORI. DURA RIVEDERE UN ATTACCANTE VIOLA COSÌ... FIORENTINA OTTAVA, SCIVOLA SEMPRE DI PIÙ. QUADRO PREOCCUPANTE, CRISI DA TAMPONARE: CON I MIGLIORI NICO, ARTHUR E BONAVENTURA

05.02.2024 10:03 di  Mario Tenerani   vedi letture
ADDIO UCCELLINO, FENOMENO DEL GOL. FUORICLASSE IN CAMPO E FUORI. DURA RIVEDERE UN ATTACCANTE VIOLA COSÌ... FIORENTINA OTTAVA, SCIVOLA SEMPRE DI PIÙ. QUADRO PREOCCUPANTE, CRISI DA TAMPONARE:  CON I MIGLIORI NICO, ARTHUR E BONAVENTURA
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Il futuro non si ipoteca, ma tutto lascia immaginare che sarà veramente dura rivedere a Firenze uno come Kurt, giocatore pazzesco. Siamo tutti tristi perché perdiamo un fuoriclasse con la Fiorentina tatuata nel cuore e un uomo buono, intelligente, dai modi garbati e antichi, semplicemente cortese. Kurt ti vogliamo un bene immenso perché tu ci hai amati ancora di più. 

L'Uccellino è volato via, davvero. Non come una volta quando faceva letteralmente impazzire i difensori, ala destra che segnava come un bomber. Lo scorso 19 novembre aveva compiuto 89 anni. Il soprannome glielo aveva messo Beppe Pegolotti, giornalista de La Nazione, proprio per sottolineare la leggerezza con la quale volava in mezzo alle gambe degli avversari per poi atterrare in area di rigore e segnare spesso, quasi sempre. 

Scartato dalla Juve, esploso a Padova con Rocco, nella seconda parte della carriera aveva vinto tanto anche col Milan, ma sotto la Cupola del Brunelleschi aveva trovato la sublimazione come calciatore e uomo.  

Nella Fiorentina 9 anni bellissimi, indimenticabili: è lui il marcatore in gare ufficiali di tutti i tempi con 208 reti in 362 partite. In serie A coi viola 151 gol, solo uno in meno di Batistuta. Kurt lo ripeteva spesso: in viola coltivava un rimpianto grande, non aver vinto lo scudetto anche se un paio di volte però ci era andato vicino. Il primo anno soprattutto, stagione '58/'59, quella dell'attacco atomico con 95 gol in 34 partite, Kurt in rete 26 volte. Se non ci fossero state due sconfitte al Comunale contro Spal e Milan oggi faremmo altri ragionamenti. Anche nel '61/62 la Fiorentina giocò per il tricolore, ma crollò nel finale per mancanza di rincalzi (corsi e ricorsi...). Hamrin però si era consolato con 2 coppe Italia, una Coppa delle Coppe (segnò nella partita di ritorno contro i Rangers), poi Mitropa e Coppa delle Alpi. Resiste il record del maggior numero di gol segnati in trasferta nel nostro campionato: il 2 febbraio 1964 a Bergamo, contro l'Atalanta, la Fiorentina si impose per 1-7 e Hamrin produsse una cinquina. In totale in A 190 gol, cifra che lo colloca al nono posto dei marcatori nella storia del campionato. Nel periodo fiorentino mai un'ammonizione, ma una espulsione, anche questo dato spiega molto di chi fosse questo svedese fortissimo. 

Nato a Stoccolma dove aveva cominciato a tirare i primi calci nell'AIK, da ragazzo si era cimentato con buon successo anche nell'hockey su ghiaccio: per lui addirittura due sfide internazionali. Ma il pallone era la sua strada, tanto che a 19 anni aveva già debuttato in Nazionale. A quei tempi in Svezia il calcio non era professionistico e Kurt voleva crescere. La Juventus di Gianni Agnelli lo portò a Torino nel 1956. Buone le prime partite poi tre infortuni consecutivi che gli valsero il triste soprannome di 'caviglia di vetro'. Che errore sbarazzarsene. Sotto la Mole arrivarono Charles e Sivori, ma i maligni raccontarono che fu Boniperti a non gradire il ragazzo svedese perché gli faceva ombra... La Juve lo prestò al Padova di Rocco: in 30 partite 20 gol e terzo posto in classifica. L'estate del '58 fu il bivio di una carriera sontuosa: la Svezia ospitava la Coppa Rimet (Campionati del Mondo), mentre a Firenze dovevano sostituire Julinho, uno degli eroi dello scudetto di 2 anni prima. Il club viola versò per Kurt 100 milioni di lire nella casse bianconere per un affare storico (erano i tempi in cui la Fiorentina acquistava dalla Juve e non vendeva). Nel frattempo Hamrin, appena 24enne, insieme ai senatori Liedholm, Gren e Skoglund, trascinava con 4 gol in 5 partite la Svezia in finale. Davanti, però, Kurt si ritrovò il Brasile più forte di sempre: non era una squadra, ma una selezione di marziani. Gilmar, Djalma Santos, Niltos Santos, Zito, Bellini, Orlando, Didì, Vava', Pelè, Zagallo. La Svezia cadde sotto i colpi di Pelè (non ancora diciottenne), doppietta per lui e Vavà, poi a segno anche Zagallo per il trionfo 5-2 dei verdeoro.  

Capitano della Fiorentina dal 1965, Uccellino fece da chioccia ad un gruppo di giocatori che senza di lui, nel '69, avrebbero vinto il tricolore: Brizi, Ferrante, Merlo e Chiarugi. Quando nel '67 il club viola lo cedette al Milan in cambio di Amarildo e 175 milioni, lui sarebbe rimasto volentieri. Giurò che sarebbe tornato a vivere nella città che lo aveva adottato. Ci provò anche nel '69 quando chiese di rimettersi il viola per giocare con la Fiorentina neo scudettata la Coppa dei Campioni, ma nessuno lo ascoltò. Eppure a Milano il primo anno aveva vinto campionato e Coppa delle Coppe, mentre nel '69 alzò la Coppa dei Campioni, segnando in semifinale di andata contro il Manchester. 

Kurt chiuse a Napoli in Italia e in Svezia nell'IFK. Poi tenne fede alla parola, rientrò alla base, precisamente a Coverciano. E lì c'è rimasto per sempre, insieme a Marianne, la moglie conosciuta a 19 anni e i 5 figli che in seguito hanno regalato tanti nipoti. Una famiglia bella e numerosa gli Hamrin. Svedesi con la "c" aspirata. Attaccati a Firenze e alla Fiorentina. Kurt nel dopo campo si è dedicato al commercio con la Svezia e al mondo dei settore giovanile: la sua collaborazione con la Settignanese è stata lunga e proficua. Uccellino, sei stato un calciatore incredibile: non c'e' mai stata un'ala destra che fabbricato una quantità così copiosa di gol. Ci mancherai, ma parecchio. 

Dal ricordo di Hamrin alla realtà viola, sicuramente non allegra. Il quadro è preoccupante non solo per come è maturata la sconfitta di Lecce, ma soprattutto per un 2024 partito malissimo per i viola. Con i risultati di ieri la Fiorentina adesso è ottava, la concorrenza si è scatenata: Atalanta e Bologna vanno a mille. La crisi è partita da lontano, già da dicembre quando comunque la squadra di Italiano vinceva sovente 1-0 ma mostrava un calo di rendimento. I risultati avevano messo la polvere sotto il tappeto. Da quel momento la Fiorentina è scivolata progressivamente fino ad arrivare al frangente attuale. 

Ora l'emergenza è tamponare la falla, la nave di Italiano sta imbarcando acqua. Per prima cosa il tecnico deve recuperare Gonzalez, Arthur e Bonaventura. L'argentino che abbiamo visto a Lecce è al cinquanta per cento dello stato di forma. E sappiamo quanto sia mancato ai viola in questi due mesi. Arthur ha un problema a flessori della coscia destra, ma dovrebbe superarlo. Come Gonzalez il brasiliano deve stare bene perché fino a poco tempo fa il suo apporto è stato fondamentale e nel momento in cui è venuto meno si è avvertita pesante la mancanza. Per Jack forse si tratta di stato d'animo: è innegabile che da quando ha discusso con la società per il rinnovo e sono sorte complicazioni, Bonaventura, sia appassito. Forse la società avrebbe dovuto gestire molto meglio questo rapporto perché l'ex milanista è una colonna di questa squadra. 

Oggi la Fiorentina ricomincerà a lavorare, Italiano avrà modo di parlare al gruppo, sarà un bel confronto. Lo spogliatoio ha necessità di ritrovarsi, le parole di Biraghi nel dopo gara sono state illuminanti. Firenze ha visto periodi migliori.