DI GENNARO, Paquetá ha deluso: non lo prenderei
L'ex centrocampista viola Antonio Di Gennaro è intervenuto a TMW Radio, toccando nel suo intervento anche la situazione relativa a Federico Chiesa e alla sua incerta permanenza a Firenze: "La Fiorentina sta facendo un progetto tra i più interessanti, Commisso si muove su tutti i livelli per fare una grande squadra e portarla ai vertici. Chiesa è forte, tra i più rappresentativi della Fiorentina. Che segni poco è appurato, per quanto riguarda la cifra basta vedere quanto viene chiesto per Zaniolo: parliamo di un ragazzo che sarebbe titolare in tutte le squadre italiane e in Premier League, dove lo vedrei anche meglio. Va considerato che la Fiorentina non deve vendere per forza, non ha problemi economici".
Più punta o esterno? Qualcuno lo vedrebbe bene al posto di Douglas Costa nella Juve.
"Il meglio lo dà largo nel 4-3-3, dove deve migliorare negli ultimi quindici metri. Nel 3-5-2 dell'Inter, al posto di Candreva, potrebbe perdere lucidità. Lo vedrei meglio nel modulo di Sarri, anche se ha caratteristiche diverse da Douglas Costa. Quest'ultimo, se sta bene, vince da solo le partite".
Paqueta lo vedrebbe bene in viola con Castrovilli?
"A me Paqueta ha deluso, pagato 40 milioni ma ha fatto poco. Può crescere, ma nella Fiorentina c'è un centrocampista totale come Castrovilli che fa sia la mezzala che il trequartista. Io Paqueta non lo prenderei mai, per quello che ha fatto vedere. Se ci vuole un trequartista prenderei qualcun altro, ma lascerei comunque Castrovilli dov'è, a fare la mezzala".
Che dire della questione tra Balotelli e il Brescia?
"La cosa squallida è che arriva al campo e viene rimandato indietro. Balotelli come testa, lo dico amaramente, è rimasto al 2012. La sua Brescia poteva essere un filo conduttore per una ripresa sua, pensando anche alla Nazionale, visto che Mancini non ha mai chiuso del tutto le porte a un suo ritorno. Non si è più rivisto il Balotelli con continuità, e il calcio oggi chiede di migliorare a tutti, anche i campioni si curano, specie sulla testa, per rimanere in cima. Lui ha 30 anni, ha guadagnato tanto, e lì subentrano le motivazioni. Io quando arrivai al Bari, a 30 anni, ho cercato di curarmi ancora di più. Devo dirlo anche amaramente: anche quando segnava e non esultava, non dava sensazioni di entusiasmo. E mi dispiace perché è un giocatore forte. Già a 17 anni ha fatto vedere quella personalità che sarebbe mancata dopo".