CORVINO, Ultimo ciclo a Firenze grande rimpianto
Pantaleo Corvino, ex direttore sportivo della Fiorentina, ha parlato così a TMW Radio durante il programma Maracanà. Queste le sue dichiarazioni:
Preferirebbe un campionato nuovo o capisce che è necessario andare avanti?
"Diciamo che qualche volta sono entrato in merito quando il fenomeno è cominciato a manifestarsi e vedevo i provvedimenti che venivano presi. Il campionato bisognava cristallizzarlo quando si è manifestato l'evento, giocare a porte chiuse non mi è sembrata la soluzione migliore perché se mancano i tifosi manca il 50%. Pensavo che era giusto fermare tutto e ripartire da dove ci si era fermati perché la stagione calcistica arriva al 30 giugno. E' normale che si possano prendere provvedimenti eccezionali per salvaguardare gli interessi di tutti e proseguire anche oltre quella data lì, in modo tale che nessun club faccia riferimento ai tribunali".
Sarebbe però un modo di calcio diverso per tutti.
"Tante cose davanti a questa situazioni possono sembrare non giuste, ma bisogna tenere conto di salvaguardare in toto gli interessi di tutti e poi ripartire sapendo che si può fare tenendo conto anche di quello che si è passato. Questa è la mia considerazione, io penso che aver cristallizzato tutto e finire la stagione in qualsiasi momento è la cosa migliore. Proprio per non danneggiare nessuno. Ci sono anche interessi economici oltre a quelli della salute che sono i più importanti di tutti, quindi quando sarà opportuno farlo secondo me si dovrà concludere la stagione. Tutti devono tenere conto che è passato uno tsunami".
Nel futuro come ripartirà il calcio?
"Questo momento sta evidenziando anche altri aspetti nel calcio di cui tutti prima parlavano, ma nessuno aveva coraggio di ammetterli. La situazione economica delle squadre dipende molto da Sky e dai diritti televisivi. Se non si terrà conto di quello che questa crisi ha messo davanti agli occhi di tutti sarà grave. Serviranno stadi di proprietà, strutture per i settori giovanili, programmare, non seguire falsi obiettivi che alla lunga portano economicamente a creare situazioni non sopportabili. Qualcosa in futuro dovrà cambiare sennò si dipenderà sempre dalle tv e basta".
Quando tornerà sui campi?
"Ho troppa voglia di guardare al futuro, quello che ho fatto fa parte del passato e sono per quella passione che abbiamo sempre messa nel nostro lavoro è rimasta intatta: non nascondo che guardo al futuro. La Fiorentina è stata ceduta quando i management erano già tutti fatti, era giusto, dopo 10 anni andare via con i Della Valle: preferisco iniziare dall'inizio della stagione, ma ci ritroveremo sui campi. Credo che qualcosa possa arrivare da prendere in considerazione e tornare più motivato di prima".
Chi comprerebbe nel futuro immediato di nuovi talenti?
"Ognuno di noi interpreta il calcio in tanti modi, anche se non abbiamo fatto il calcio d'élite, ma comunque con la Fiorentina qualche traguardo l'ho raggiunto, ma non solo. Facciamo scelte sulle potenzialità e non su qualità conclamate: il monte ingaggi non poteva superare i 40 mln di euro e quando punti sulle potenzialità magari uno la vede diversamente da altri. In questo caso preferisco comunque tenermele per me".
Quali sono i suoi tre migliori acquisti?
"Toni che è l'unica Scarpa d'Oro in Italia, Pellè nel Lecce che poi è stato in Cina il terzo giocatore più pagato nel mondo... Mi sembra di fare un torto agli altri, ma anche Vucinic era un talento... Da Jovetic a Chevanton, Ljajic, Nastasic, Neto, Miccoli: me ne vengono in mente tanti".
Chi porterebbe dietro di quelli con cui ha già lavorato?
"Come ho detto io sono proiettato al futuro e penso ai prossimi che andremo a scoprire. Il passato fa parte del passato".
Lei ha comunque scoperto tanti giovani di livello.
"Mi sta facendo venire fuori uno dei più grandi rimpianti che ho avuto da quando ho fatto calcio. A Firenze ho fatto due cicli: il primo è coinciso con 4 qualificazioni in Champions, ma il secondo ciclo è stato il mio più grande rimpianto quando con un monte ingaggi mai superiore a 38 milioni sono stati raggiunti, con la squadra più giovane d'Europa, con una media di 23 anni buoni livelli. Quel ciclo è stato fatto passare per un fallimento quando invece stando dentro a parametri del FPF abbiamo seguito determinate strade ed anche i numeri ed i risultati lo evidenziavano. E' un rimpianto perché l'ultimo anno mio a Firenze è ricordato come un fallimento...".
Qual è il miglior direttore sportivo d'Italia?
"Ognuno di noi conosce la strada per arrivare a Roma. Io conosco la mia, gli altri conoscono la loro... Ognuno ha il suo modo di vedere e di programmare, fare dei nomi non è giusto. In Italia ce ne sono tanti anche se è una figura che si cerca sempre di non tenere conto: chi ha un management di livello difficilmente va in difficoltà".