L'architetto Parigi sul Franchi: "Come impatta l'errore nel progetto. Mi preoccupa la Maratona"
 FirenzeViola.it
FirenzeViola.itAndrea Parigi è un architetto che vanta varie collaborazioni illustri, anche all’estero, autore del libro "Simbolo Vivo" sui simboli del Rinascimento fiorentino. A breve pubblicherà la sua nuova opera "Isudō, la via della seggiola", un decalogo per i Samurai del design sostenibile. Nei giorni scorsi si è esposto sullo stadio Artemio Franchi indicando un errore da lui individuato nel progetto di restauro.
Si tratta dell’angolo a nord della futura copertura, che nei documenti di concorso supera la cosiddetta linea di mezzeria del viale Manfredo Fanti. "In pratica oltrepasserà la linea che divide i sensi di marcia - spiega l’architetto Parigi a FirenzeViola.it - e questa cosa mi pare un errore".
Rispetto a quali canoni?
"Non viene rispettata l’area di progetto del concorso. La struttura invade la sede stradale di alcune decine di metri: nel rendering tocca uno dei due alberi opposti (vedi l’immagine in calce, ndr). Non è poco. Ho la certezza di quello che dico, vi spiego perché". 
Prego.
"Conosco David Hirsch, l’architetto responsabile del progetto di restauro. Ci ho collaborato a suo tempo. Gli ho fatto notare il difetto, e lui mi ha risposto: 'Hai un buon occhio, ci stiamo lavorando'…". 
Questo cosa comporterà?
"Credo proprio che quell’angolo dovrà essere arretrato". 
Ma, da regolamento, la tettoia può coprire un viale pubblico? 
"Magari il Comune glielo permette. Di sicuro io non ricordo un progetto dove questo sia avvenuto, né in Italia né all’estero. Ma, al di là delle regole, a me pare un errore da un punto di vista progettuale e urbanistico, oltretutto si parla di un viale trafficato, non di una piazza". 
I lavori subiranno delle conseguenze?
"Non credo che la questione impatterà sul cantiere. Immagino che la correggeranno in corso d’opera, facendo una variante". 
Quanto sono frequenti certi errori nel vostro mestiere?
"Può succedere… Questo non è un dramma. Ripeto: non è che si fermano i lavori. Ma è un errore concettuale visto che, nel progetto, Arup parla di copertura lineare e pulizia stilistica, riferita alla semplicità di un rettangolo puro, ma questo non sarà possibile. Un altro mio grosso dubbio è legato alla Torre di Maratona".
In che senso?
"Nei documenti del concorso era richiesto di rispettarne la visibilità. In realtà dal rendering si vede benissimo che la copertura della Maratona si interrompe per rendere visibile la Torre (vedi l’immagine in calce, ndr) ma nessuno, in sede di progetto, ha descritto come verrà coperto quel pezzo di stadio. Nella relazione la descrizione è un po’ vaga, per un dettaglio così importante".
Nel progetto originario era previsto un centro commerciale.
"Sì, doveva sorgere sotto il manto erboso di un grande parco che sarebbe stato costruito nell’area della società sportiva Olimpia e del vecchio centro sportivo della Fiorentina. A quanto mi risulta è stato stralciato… Ma è un tema molto importante del quale non si parla più. Anche perché lo spazio fra le vecchie e le nuove curve non è stato ben risolto dal progetto vincitore e io, da cittadino, mi chiedo come saranno utilizzati quei due enormi volumi".
Eppure il progetto di Arup ha vinto un concorso...
"Certo, e quindi è giusto che i lavori vengano portati a termine, sempre che trovino tutti i fondi necessari. Però mi domando come sia stato possibile che nessuno in giuria si sia accorto di quell’angolo di tetto che sporge oltre la mezzeria di un viale".
In generale cosa la preoccupa?
"La mia non vuole certo essere una battaglia contro lo studio Arup, studio prestigioso, o contro l’Arch. Hirsch, che stimo. Mi considero solo un cittadino addolorato per la gestione del tema stadio da parte dell’amministrazione. C’è stata troppa leggerezza anche solo nell’aver scelto di iniziare i lavori senza avere le garanzie sui fondi mancanti, e soprattutto senza pensare a dove avrebbe giocato una squadra di Serie A, durante il cantiere".
Il restauro salvaguarderà il patrimonio storico del Franchi?
"Il progetto di Nervi verrà comunque stravolto. Non ci sarà grande rispetto per il monumento nazionale: se fosse un teatro romano, verrebbe trattato così? Non penso proprio. Resto convinto che sarebbe stato meglio supportare Rocco Commisso nella realizzazione di un nuovo stadio di sua proprietà: in una zona geograficamente centrale rispetto alla città metropolitana, che va da Firenze Sud a Pistoia; in una zona a bassa densità residenziale; con un centro commerciale all’altezza della situazione; e collegabile in modo relativamente facile all’autostrada, all’aereoporto e alla linea ferroviaria. Che occasione persa...".
Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 2/07 del 30/01/2007
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