JUVENTUS, Inno alla trasparenza
Per molte settimane, anche a fronte di episodi arbitrali sfavorevoli, la Juventus aveva taciuto: torti subiti contro Udinese, Roma, Napoli, Inter, Parma, Catania, Sampdoria, ancora Udinese e infine Reggina. Poi, dopo avere inghiottito troppi bocconi amari, “botto”: “lettera aperta” a Figc e Aia. Le interpretazioni sono state diverse, e in tanti, anche opportunamente, hanno sottolineato la delicatezza del momento. La vigilia del derby, infatti, avrebbe reso necessari toni più pacati. La "polveriera" di Juventus-Torino, in settembre, aveva già partorito gravi incidenti fra le tifoserie. Tutto giusto, per carità, ma mi ha dato molto fastidio il fatto che non sia stato sottolineato un altro aspetto. Lo hanno messo in evidenza Ranieri e Buffon, ma lo ha sottovalutato la critica, invece di costituire una novità sicuramente importante, dal punto di vista strettamente storico ed etico. La "sindrome del lamento", nel calcio, è vecchia quanto questo sport, e non è immaginabile che possa finire. E' normale, e umano, che, dopo una serie di "ingiustizie", ci si ribelli.
Anche se non lo volessero fare i dirigenti, sarebbe la pressione dei sostenitori a costringerli ad "alzare la voce". Prima di Calciopoli, tutto avveniva segretamente, e subdolamente. Si telefonava ai designatori, ci si infuriava, e poi si tornava a recitare il ruolo di "angioletti" davanti ai taccuini. "Noi siamo dalla parte degli arbitri... anche gli arbitri sbagliano come i giocatori...", e via di questo passo. Per una volta che un club sceglie la strada della "trasparenza", rendendo pubblica una protesta, senza il minimo sotterfugio, ecco che si alza il coro dei "forcaioli". Non si tiene conto che la Juventus, come società e stile, è ben diversa dalla precedente. Ma alla fine, gente, cosa volete?