Borozan dal ritiro dell'Aek: "Nikolic ha un'aura incredibile. La Fiorentina è malata, non si sa di cosa"
Vlado Borozan, agente dell'allenatore dell'AEK Atene Marko Nikolic, è parlato ai microfoni di Radio FirenzeViola e TuttoMercatoWeb. Ecco le sue parole: "Marko Nikolic oramai è una certezza visto anche il suo palmares. Allena ormai da 20 anni a grandi livelli. E' un allenatore che è già stato attenzionato da alcune società italiane perché è un allenatore moderno, un leader, uno che ti fa vincere e soprattutto è una persona di cui tutti, ovunque, dai manager ai giocatori ai tifosi, ne hanno parlato bene. Un allenatore così deve creare attenzione e per me il calcio italiano avrebbe bisogno di un tecnico del genere perché è uno che porta le sue idee e migliora i giocatori e le squadre che ha e soprattutto è un vincente".
E' stato molto vicino al Parma. E' stato un avvicinamento importante?
"Non lo confermo ma qualcosa c'è stato. Comunque è un allenatore che è stato attenzionato ed è tutt'ora attenzionato dalle società italiane. E' uno che nel prossimo futuro rischia di venire in Italia".
Qual è stata la sua esperienza più importante a livello formativo per farlo diventare ciò che è oggi, ovvero un allenatore ambito?
"Credo il Partizan Belgrado. Lui si è poi affermato in ogni paese in cui ha allenato, ha vinto in Russia, in Slovenia, in Arabia, in Ungheria, in Grecia sta facendo benissimo. E' un allenatore che è una certezza ma che è diventato grande con il Partizan Belgrado che è la sua squadra del cuore, della sua città dove lui ha dimostrato delle qualità fuori dal comune già in giovane età. E' difficile vincere in qualsiasi campionato soprattutto all'epoca, quando il Partizan non aveva una squadra di primissimo livello ma lui è riuscito a farla vincere per tutto il periodo che l'ha allenata conquistando campionati, coppe, facendo bene in Europa. Quindi nasce giovanissimo, al Partizan, dopodiché ha intrapreso una carriera internazionale: un giramondo che si è confermato in qualsiasi campionato".
Qual è la dote che la convince di più di Nikolic come uomo e allenatore?
"La sua aura. Lo vedrete anche stasera, lui non sbraita, non è un attore. E' uno che comunica senza fare niente, ha questa capacità di guidare e farsi seguire senza spendere troppe parole e fare troppi gesti. Ha una sua personalità importante. E' un benvoluto a prima vista, lo ami senza motivo perché è straordinario dal punto di vista umano. Questa sua dote emerge da sola. E' estremante competitivo e chiaro nel tramettere le sue idee. Questa sua semplicità nel comunicare e la sua competenza fanno sì che tutti coloro che lavorano o sono intorno a lui abbiano la stessa idea. E' una grandissima persona e allenatore".
E' la persona giusta per toccare le corde di Luca Jovic?
"Ogni grande allenatore, come lo è Nikolic, ha questa capacità. L'ho sentito dire di Klopp, Guardiola e di tanti altri grandissimi allenatori che avevano questa capacità di saper parlare all'individuo, capirlo e inserirlo nelle sue idee calcistiche facendolo rendere al meglio. Credo che oggi giorno sia la qualità più importante che un allenatore deve avere perché non è che le squadre siano fatte al meglio delle idee degli allenatori. Qualche volta ti devi adottare e soprattutto devi tirare fuori il massimo da ogni calciatore. Chi ci riesce fa grandi risultati".
Ci racconta l'AEK e la sua qualità migliore?
"E' una squadra che parla la lingua del suo allenatore. Una squadra organizzata, intensa che ha delle qualità importanti ma che gioca un calcio per vincere. Non ha paura e timore di nessuno. Trasmette le idee del suo allenatore e lo rispecchia in pieno. E' una squadra che è sicuramente migliorata negli anni, e, pur essendo all'inizio di un nuovo progetto, già ora esprime il calcio del suo allenatore"
Che idea si è fatto dell'inizio di stagione della Fiorentina?
"Io non riesco a capire come sia potuta succedere una cosa del genere. Per me Pioli è un uomo e un allenatore di assoluto livello, ben voluto dalla piazza e dalla società. Quest'ultima aveva avuto anche il tempo per costruire una squadra come lui desiderava. E' una situazione paragonabile a un vortice che ti prende e non hai la forza per liberartene. Intendo un vortice di negatività. Vedo che tutto l'ambiente è sconvolto, come se stesse camminando al buio. Non c'è una traccia ben precisa, ma tentativi per cercare di mettere le cose a posto. Nessuno però conosce la medicina. Parliamo di un malato di cui non si è capito la malattia. E' un grosso problema perché il tempo passa e ogni partita sta diventando la partita della vita. Io posso solo augurare alla Fiorentina di riprendere il prima possibile una via giusta per quanto riguarda la mentalità e un'energia senza la quale non si può riuscire a ribaltare le cose. Spero che presto accada, non stasera, ma nel futuro".
Cosa ne pensa del direttore della Fiorentina Roberto Goretti?
"Non lo conosco personalmente però ho seguito la sua carriera. Ammiro le persone che vengono da sotto attraverso una gavetta importante. Ne ho sentito parlare bene fin dai tempi di Perugia. E' un professionista da ammirare già per quello che ha fatto. Credo sia la persona giusta proprio perché può portare quell'energia, quella fame, quel qualcosa in più per ribaltare questa situazione. Credo che in questo momento una figura così possa aiutare la Fiorentina. Certamente avrà modo di dimostrare anche le sue idee. Credo sia l'uomo giusto per tirare fuori la Fiorentina da questa situazione".
Se dovesse parlare di un talento emergente nel suo paese, chi citerebbe?
"Di calciatori già presenti in Italia, mi viene in mente il portiere del Bologna, classe 2007, Ukko Happonen. E' un ragazzo arrivato tre anni fa in Italia. Sono convinto avrà un futuro top davanti. E' un altro esempio dell'ottimo lavoro che sta facendo il Bologna, non solo con la prima squadra, ma anche nel settore giovanile. Sta lavorando molto bene e i risultati si vedranno presto".
Si è mai fatto la domanda sul perché l'Italia non sia andata al Mondiali per due anni consecutivi e perché sarà costretta ancora una volta a passare dai play-off?
"Non credo che sia una crisi di talenti nè che manchi una guida tecnica. E' una nazionale che ha grandi calciatori, che ha avuto grandissimi allenatori, ma tutti, negli ultimi anni, hanno trovato dei problemi. Credo che siate usciti dall'idea del calcio all'italiana. Oggigiorno anche se il calcio è diventato globale ed esiste l'idea del calcio moderno, per me si è abbandonata troppo presto quell'italianità che vi contraddistingueva. L'Italia è comunque una nazionale che emerge nelle difficoltà, nelle partite difficili. Un italiano ricorda sempre un guerriero, difficile da battere. Io credo che si sia persa questa identità a discapito della qualità. Secondo me all'Italia manca il cuore ed è una componente che va ritrovata. Quando si ritroverà, e Gattuso lo saprà fare, credo che si rivedrà anche la qualità e l’Italia tornerà ad emergere come una tra le nazionali più forti al mondo".
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