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Addio a Celeste, cuore viola autentico. Per la Fiorentina mai una parola fuori posto

Addio a Celeste, cuore viola autentico. Per la Fiorentina mai una parola fuori posto
Oggi alle 10:15Primo Piano
di Lorenzo Marucci

Quando arrivano notizie del genere ti si gela il sangue, sei spaesato, non sai trovare mezza parola, un briciolo di spiegazione. Tutti increduli, anche coloro che per tanti anni hanno condiviso lo spogliatoio con lui. Eppure, nonostante tutto, manterrò sempre dentro di me quella capacità di Celeste di essere scanzonato. La voglia di regalare battute e di avere sempre il sorriso sulle labbra lo ha caratterizzato costantemente, tutte le volte che lo incrociavi. E' proprio vero che a volte dietro il buon umore possano celarsi storie di tormenti interiori inimmaginabili. Apparentemente non si è mai fermato, anzi è sempre stato attivo dedicandosi dopo la carriera agonistica alla vita da agente immobiliare, da dirigente nelle scuole calcio, da opinionista a Lady Radio e Radio Firenzeviola e provando a sviluppare nuove idee. Di recente, al Club Sportivo, a Firenze, ha presentato il progetto del calcio camminato di cui si era fatto promotore. "Ora a noi vecchietti ci rimane quello, ma vedrai che prenderà piede", diceva pochi giorni prima di partire per un viaggio a Capri per festeggiare i suoi 64 anni. 

Nell'estate dell'82, quando arrivò a Firenze quel giocatore che proveniva dal Perugia incuriosiva tutti i tifosi della Fiorentina. Era giovane e con una chioma fluente e riccioluta. Veniva da un paese ai più sconosciuto con un nome che pareva quasi il titolo di una poesia: San Martino Colle Umberto, in provincia di Treviso. Approdava in viola l'anno dopo il 'meglio secondi che ladri' e non era semplice trovare subito stabilità in una squadra che aveva cambiato la difesa. Quella Fiorentina poi per anni ha puntato sulla coppia centrale difensiva Pin-Passarella, una garanzia di solidità e eleganza. A Pin toccava il compito di controllare gli attaccanti più temibili, senza spingersi troppo in avanti (non a caso in 200 partite ha segnato solo due reti). Non ha vinto trofei ma nessun tifoso dimenticherà mai il suo legame con Firenze e la Fiorentina, oltre che la sua anti-juventinità resa ancor più acuta dalla finale Uefa del '90 contro la Juve, quando urlò 'Ladri' ai bianconeri e mostrò alle telecamere i segni delle unghiate di Casiraghi che lo aveva anche spinto al momento del gol. "La conduzione di gara dell'arbitro Aladren fu a senso unico", aggiunse.  

Personalmente mi tornano in mente episodi di vario genere, come ad esempio quando nel camerino a Canale10 tanti anni fa, prima di entrare in onda, mi chiedeva quali erano gli argomenti della serata. Voleva essere preparato ma soprattutto amava essere equilibrato perché fondamentalmente si sentiva ancora giocatore e provava a mettersi nei panni di chi in quel momento doveva affrontare delle difficoltà. Sono andato anche a riprendere i messaggi scambiati con Celeste su WhatsApp. Alla fine di ogni conversazione inviava sempre un cuore viola. Un amore incondizionato per la Fiorentina che porterà ancora con sé, anche in cielo.