VISTA IN TRASFERTA, Il cuore oltre la ragione
A cura di Patrizia Iannicelli
Archiviata la gara al Franchi contro la Juventus, i tifosi con l'amaro in bocca e la rabbia per l'immeritata sconfitta, ma soprattutto per la prestazione di carattere che mancava da mesi, si preparano alle battute finali della stagione. La Fiorentina nella terz'ultima di campionato è di scena al Bentegodi di Verona contro il Chievo, nell'anticipo serale del sabato. Solo un paio di viola club organizza la trasferta in pullman, la maggior parte si sposta con mezzi propri. Come avviene ormai da anni per Verona c'è sempre un buon seguito di tifosi, anche per lo storico gemellaggio con gli scaligeri, che non fanno mai mancare il loro supporto.
Molte ore prima del fischio d'inizio i vari gruppi dei tifosi si ritrovano nel parcheggio adiacente lo stadio. L'atmosfera è da calcio d'estate, l'allegria sovrasta la delusione del momento delle due compagini, a dimostrazione di un forte connubio. All'ingresso del settore il solito estenuante fiscalismo degli steward verso stendardi e striscioni, nessun problema di ordine pubblico. All'ingresso in campo nella fase di riscaldamento dei portieri i 460 supporter gigliati sono posizionati nella Curva Sud superiore ospiti.
Pochi minuti e anche la squadra viola è sul tappeto verde, a sorpresa tra gli undici titolari Zarate e Mati Fernandez con Bernardeschi e Ilicic in panchina. Con il solito modulo del 3-4-2-1, Tatarusanu, Tomovic, Gonzalo, Astori, Tello, Borja Valero, Badelj, Alonso, Mati Fernandez, Zarate , Kalinic. Nella prima fase di gioco i ragazzi di Sousa attaccano dalla parte opposta del settore ospiti, si parte con qualche incursione dei singoli, tra tutti Zarate che cerca di movimentare le azioni, ma prevale la solita difficoltà realizzativa sotto porta e l'estenuante possesso palla.
Al passare dei minuti in campo nessuna emozione, anzi sembra che si voglia addormentare la gara, sugli spalti la noia e la desolazione, ma aumenta l'intensità dei cori, uno viene ripetuto per venti minuti, forse per dare una scossa a giocatori demotivati e senza carattere. Il primo tiro in porta dei viola dopo la mezz'ora da un incursione di Tomovic per Kalinic, l'ombra di se stesso ormai perduto anche lui nella palude della tristezza. Finalmente l'intervallo provvidenziale quasi a voler mettere fine ad uno sfinimento generale.
Nella seconda frazione di gioco qualche spunto di gioco e anche i tifosi tornano a sperare. Ma la traversa su punizione di Zarate con Alonso a pochi passi che non riesce a concludere, fa presagire ad un'altra serata amara. Il Chievo pareggia i conti con una clamoroso palo e fa tremare l'intero settore. Intanto entra Bernardeschi al posto di un opaco Tello, anche perché poco servito dai compagni. Quando ormai i minuti scorrono inesorabili e si aspetta la fine, il portiere viola Tatarusanu salva in uscita un tiro di Floro Flores. Finalmente l'entrata in campo di Ilicic invocato a gran voce dal pubblico ospite per Mati Fernandez. A tempo quasi scaduto ancora il portiere rumeno salva sulla linea di porta un diagonale di Floro Flores, con la panchina del Chievo e i tifosi di casa che esultano, mentre nei tifosi viola si blocca il respiro e si rischiano le coronarie.
Una disastrosa sconfitta sarebbe stata l'ulteriore umiliazione che nessuno avrebbe potuto accettare. Dopo tre minuti di recupero termina la gara, con la quadra viola che si porta verso il settore viola per gli applausi di rito, un contentino che ormai non basta più a coloro che per tutta la stagione hanno percorso chilometri con notevoli sacrifici fisici ed economici. L'uscita dal campo della squadra viene accompagnata dal coro eloquente :"Noi tifiamo solo per la maglia". All'uscita i commenti sono unanimi, l'avvilimento surclassa la rabbia, l'involuzione degli ultimi mesi di una squadra senza carattere ha tolto anche le energie vitali di coloro che hanno creduto e si sono illusi di poter arrivare verso traguardi ambiziosi. Ancora una volta i sogni sono stati miseramente accantonati, con una resa incondizionata dell'intero ambiente che sembra ormai irreversibile.
Nessuno avrebbe immaginato un finale di stagione così deprimente, ma soprattutto l'incertezza del prossimo futuro è la vera preoccupazione. Il triste bilancio di dieci gare con otto punti sono la realtà di una squadra con un organico deficitario, che doveva essere rinforzata nella sessione invernale, ma che ancora una volta lascia l'amarezza di quello che poteva essere e non è stato. I se, i ma, i forse, i perché, con le relative polemiche, processi, errori, devono essere, fin da subito, sostituiti con una rapida ricostruzione, con la massima sintonia di tutte le componenti. In attesa della Fiorentina che verrà resta sempre e comunque il cuore, la passione, l'amore verso la maglia con il giglio dei tifosi che va oltre ogni tipo di ragione...