VIOLA SHOW, "Pinocchio" Malesani e Batistuta in 3D...
L’espressione (e anche l’abbigliamento) era quella incredula, di un bambino catapultato nel “Paese dei balocchi”. Il gatto e la volpe erano Vittorio Cecchi Gori e Luciano Luna, Lucignolo sarebbe arrivato di lì a poco (diciamo Edmundo?) e meno male che quel giorno ci pensò la fata turchina, sotto le mentite spoglie di Gabriel Omar Batistuta, sennò sai che delusione… Spieghiamo subito: la partita è quella del 31 agosto 1997, Udinese-Fiorentina, la location lo stadio Friuli di Udine. Il periodo storico, invece, coincise con il dopo-Trapattoni, che aveva portato più debiti che risultati alla causa viola. Dimenticavo… il risultato finale fu di 3-2 per i viola, ma di questo parleremo dopo. Il primo Caronte che traghettò la Fiorentina fuori da quelle acque torbide fu Alberto Malesani e il suo pigmalione era Giancarlo Antognoni, allora direttore generale viola. E già qui nascono i primi problemi perché Vittorio, fra i tanti difetti che aveva, ne aveva uno che li superava tutti: la permalosaggine (esiste in italiano?), e così mal sopportava accanto a sè la presenza di personaggi che non fossero farina del suo sacco. Malesani era una sorta di Carneade per il calcio professionistico. Certo, vantava (!) ben 3 anni di serie B al Chievo Verona, la sua città natale, e ancor prima un incarico dirigenziale in un’azienda produttrice di pandori, ma parole e luoghi come Coverciano, Fiorentina, l’Artemio Franchi erano ancora lontani dal suo mondo. Ecco perché al Friuli, quel giorno, si presento con la polo d’ordinanza, pantaloncini corti tipo bermuda, e una faccia a punto interrogativo, di chi si chiede se davvero quello fosse il suo posto. Ed ecco anche spiegato perché, quando al 93’ la fatina Gabriel segnò il terzo gol della sua fantastica tripletta, il nostro “Pinocchio” corse sotto la curva dei 1000 o poco più tifosi viola, a saltare come un grillo ed arringare la folla col suo irrefrenabile entusiasmo. Fu il grimaldello migliore per aprire i cuori della gente, da sempre sensibile a certe manifestazioni e da allora “Alberto da Verona” beneficiò di un credito illimitato presso la “Fiesole”.
Per dovere di cronaca diamo qualche breve cenno sulla partita: vantaggio bianconero con il brasiliano Amoroso (subito dopo espulso) e 3-4-3 viola, innovativo ma ancora sperimentale. Nel secondo tempo inizia il “Re Leone show” che, rientrato da pochi giorni dalla consueta bizza estiva, (“torno, non torno, torno col “ritocchino”), dapprima pareggia due volte e poi regala la vittoria ai gigliati con quella prodezza nei minuti di recupero. Questo non bastò al mister veneto a crearsi una “verginità” presso il produttore “Mangiafuoco”, e a fine campionato subì l’esilio (dorato) verso Parma. Come dite? Perché l’appellativo (benevolo, s'intende...) di “Pinocchio”? Tutti ricordiamo come il personaggio di Collodi fosse un bambino un tantinello “volubile”, e come dimenticare, quindi, l’altra corsa sotto la curva, quella di appena 12 mesi dopo al Tardini di Parma dopo la prima vittoria in campionato dei ducali? Nessun dramma, lo fece anche Terim qualche anno dopo e anzi... è giusto di ieri l'ennesima fuga per (festeggiare) la vittoria, quella verso il bomber Di Vaio dopo il 2-1 del Bologna sul Chievo. Insomma, per Malesani un gesto ripetuto, quasi un marchio di fabbrica. E allora il dubbio sorge spontaneo: fu vera gloria la corsa di Udine oppure c’era qualcosa di preparato? Pensate che qualcuno racconta che mentre l’ex-venditore di pandori correva verso i tifosi viola, gli stesse crescendo il naso…