IL MINISTRO DELLA DIFESA
Parola d'ordine: solidità. Questo il tema sul quale sta battendo il ferro, oggi ormai piuttosto caldo, il nuovo allenatore viola Beppe Iachini da quando ha accettato di prendere la guida tecnica della Fiorentina.
Più che quello di un allenatore, sorridendo, verrebbe da scrivere che il lavoro del neo-tecnico sia stato più comparabile a quello di un Ministro della Difesa, volendo prendersi questa licenza per una metafora sportivo-politica. Se infatti il punto di rivoluzione più evidente sta nei risultati, non sono neanche da sottovalutare i frutti (già) conseguiti da Iachini nella gestione del proprio reparto difensivo.
Eppure, ad una prima occhiata, si può notare subito come Iachini in realtà si sia affidato in blocco al reparto difensivo già adottato da Montella. A livello numerico, e di uomini, tutto coincide: i centrali sono ancora tre, e sono Milenkovic sul centro-destra, Caceres sul centro-sinistra e Pezzella in mezzo ai due, oltre ai due tornanti di fascia Lirola e Dalbert. Eppure, quasi come fossimo ne Il Gattopardo, è cambiato tutto pur non cambiando niente, almeno all'apparenza.
Con i numeri, però, non si scherza. E questi raccontano di una Fiorentina targata Iachini che a livello difensivo ha concesso solamente due reti in quattro uscite, delle quali peraltro una - quella più amara tra tutte, quella di Orsolini - arrivata su calcio piazzato e a tempo quasi scaduto. Dati che valorizzano un lavoro, quello voluto e portato avanti dal nuovo allenatore, atto soprattutto a restituire compattezza, solidità, e allo stesso tempo quindi anche certezze, ad un gruppo - quello viola - che non sembrava più sapere dove stessero di casa.