I NUMERI NON MENTONO: LA QUALITÀ DELL'ATTACCO VIOLA PER ORA NON È DA EUROPA
Con la sconfitta di ieri all’Olimpico la Fiorentina perde momentaneamente due posizioni ed è ottava: quella che da molti degli addetti ai lavori era additata come la new entry delle sette sorelle che negli ultimi cinque anni si sono spartite i posti in Europa, classifica alla mano, è di fatto la più vicina alle big-7, ma anche nella trasferta di ieri contro la Lazio, una delle potenziali rivali per la corsa all’Europa, si è notato quanto la distanza tra i viola e le squadre che la hanno preceduta per anni a fine campionato è ancora ampia, soprattutto sul piano della qualità offensiva.
Per quanto riguarda la produzione offensiva quella dell’Olimpico è sembrata una copia della Fiorentina vista a Venezia (con avversario decisamente più quotato): solo un tiro nello specchio, colpo di testa di Martinez Quarta su calcio piazzato, in più di novanta minuti. Una manovra fluida in fase di possesso che si inceppa però dalla trequarti in su, complice una mancanza di qualità degli interpreti: ieri mancavano nella formazione titolare Nico Gonzalez e Saponara, coloro che avevano riacceso le polveri bagnate dell’attacco viola contro il Cagliari e i loro sostituti (Callejon e Sottil) non sono decisamente sembrati all’altezza in termini di inventiva ed imprevedibilità. Con Vlahovic abbandonato per la maggior parte della gara a far la guerra contro Luiz Felipe e Acerbi con le spalle girate verso alla porta, il più propositivo è sembrato Alfred Duncan, non certo il giocatore dai cui piedi possono passare le azioni più pericolose dei gigliati. Dopo la prestazione di ieri l’exploit di domenica sembra più dovuto alle carenze di una squadra, il Cagliari, che ha la peggior difesa del campionato, un outlier statistico che ha parzialmente illuso i tifosi.
I dati parlano di una Fiorentina che ha il peggior attacco delle prime dodici squadre del campionato (13 gol fatti, in cinque occasioni i viola non hanno segnato più di un gol); la squadra di Italiano è quindicesima per tiri tentati; la statistica forse più preoccupante è quella legata ad i gol fatti su azione, solo uno (quello di Nico col Cagliari) nelle ultime 5. Dietro Vlahovic (5 reti) e Nico (2) il vuoto: mancano i gol di centrocampisti e esterni, manca soprattutto l’apporto di Gaetano Castrovilli, colui che per Italiano doveva essere la mezz’ala più propensa a dare una mano in termine di produzione offensiva ma che ancora non sembra aver smaltito l’infortunio di Genova.
Nonostante questo quadro piuttosto tetro sull’attacco viola, i conti in campionato tornano: i viola hanno vinto le gare contro le cosiddette piccole (escludendo la debacle di Venezia) e perso contro le big-7 (fa eccezione la vittoria di Bergamo); l’impianto di gioco che ha costruito Italiano fa di certo ben sperare se confrontato alle precedenti guide tecniche, ma se i viola vogliono puntare a qualcosa di più che ad un campionato da centro classifica devono trovare soluzioni alternative davanti ad un attacco che, per adesso, è lontano anni luce rispetto a quello delle rivali.