BACK TO HOME
Non capitava da qualche anno che la Fiorentina volasse oltre oceano per una tournée estiva. Dopo l’avventura in Sudamerica con Montella in panchina i viola parteciparono alla ICC nel primo anno di Sousa, era il 2015. Storia completamente diversa quella vissuta quest’anno. Entrato nella ricca lista di top club europei invitati in USA, sostituendo la Roma la cui estate è apparsa sin da subito parecchio travagliata, Commisso si è inserito nel vuoto lasciato dai giallorossi, e al termine delle due settimane trascorse tra Illinois, North Carolina e New Jersey il bilancio è certamente positivo. Nonostante le fatiche per spostamenti non indifferenti e poche ore di sonno tra fuso orario e viaggi al termine delle gare, l’obiettivo della società di trasferire il brand oltreoceano sembra esser stato centrato.
Pienamente centrata anche la logistica di due settimane sulla carta complesse e organizzate senza preavviso. Non a caso la soddisfazione al termine della tournee era reale. Scoperto l’invito alla ICC agli inizi di giugno, il 6, la Fiorentina non ha potuto nemmeno sfruttare gli spazi lasciati dalla Roma visto che i giallorossi hanno in pratica disdetto tutto. La stessa presenza in New Jersey di Montella e i suoi, per esempio, non era prevista nell’organizzazione della squadra di Fonseca che sarebbe dovuta rimanere a Charlotte fino alla vigilia del match con il Benfica. Da zero è stata stilata una tabella di marcia che non ha lasciato niente al caso: dai charter predisposti al termine delle gare per stringere al massimo i tempi di trasferimento, ai van e ai pullman per gli spostamenti quotidiani. Se le strutture universitarie americane hanno favorito il lavoro sul campo (impeccabili i campus universitari di Chicago e Charlotte, adeguato il centro sportivo delle giovanili dei Red Bulls in New Jersey con tanto di crioterapia allestita ovunque, al termine degli allenamenti) tutta la folta comitiva viola ha potuto usufruire di alberghi all’altezza, tempi rapidi di spostamento da una zona all’altra e così via.
Al di là del gettone di partecipazione, alla Fiorentina è rimasta in carico l'intera organizzazione pratica di una tournée per quasi 60 persone. In altri termini l’ICC offriva supporto per le varie problematiche materiali, ma spettava alla Fiorentina risolversele come nel caso delle lavanderie o dei bagagli da stipare nei pullmann e nei van. Quasi 30 i giocatori (contando gli arrivi di Chiesa e Milenkovic in corsa e la partenza di Hugo) 9 gli elementi dello staff tecnico oltre a Montella, un medico, cinque fisioterapisti, un nutrizionista, un cuoco con alimenti al seguito e dieta tarata sui giocatori, tre magazzinieri, un addetto alla security, altri due responsabili per il marketing e poi ancora i dirigenti come Antognoni e Dainelli oltre al team manager e alla responsabile che ha curato tutta la tournée sotto il profilo dei viaggi e degli alberghi (sempre vicini ai campi di allenamento). Aver dato continuità alle figure che dalla vecchia alla nuova proprietà hanno curato la logistica ha pagato.
Quanto alla visibilità, vero e proprio obiettivo principale della tournée, Commisso può dirsi soddisfatto. Nel Bronx ricorderanno a lungo la festa all’Arthur Avenue Retail Market, altrettanto faranno tutti coloro che hanno visto come sfondo alla presentazione delle maglie lo skyline di Manhattan inquadrato dalle acque del fiume Hudson. Un vero e proprio show che ha toccato il suo apice in New Jersey, a un passo dal quartier generale di Commisso, della sua Mediacom e di quel Joseph Appio che avevamo già visto intorno al Franchi in tempi non sospetti. Precedentemente, però, la Fiorentina si era fatta conoscere anche a Chicago e a Charlotte dove forse curiosità e attenzioni erano state minori. Di sicuro la nuova proprietà ha fatto di tutto per aprire al mondo statunitense le porte della Fiorentina, allargando l’esposizione mediatica con altri momenti dal forte impatto evocativo come la visita a Wall Street o con l’ottima idea di far girare la squadra su un pullman griffato di viola che ha fatto impazzire i tifosi (un mix di sforzi tra le varie componenti interne del club).
La giornata che ha visto protagonista Chiesa resta emblematica di una trasparenza inedita, con l’assoluta libertà di ripresa di scene che in altri tempi sarebbero state al riparo da qualsiasi occhio indiscreto. L’attesa per la discesa dal pullman di Federico, e le successive parole a Wall Street, testimoniamo la volontà del club di ripercorrere binari già conosciuti negli Stati Uniti, tanto più in ambito sportivo. Basti pensare che nella NFL, lega di football americano dagli stadi monumentali come nel caso del Bank of America Stadium di Charlotte, i giornalisti hanno facoltà di entrare negli spogliatoi al termine delle gare (e dei confronti tra squadra e tecnico) e intervistare più o meno chi vogliono. D’altronde aprirsi alla stampa significa proprio trasmettere nel migliore dei modi filosofia e mission della società, ed è inevitabile pensare che a una società appena nata come quella di Commisso e Barone una buona esposizione nei confronti dei media non possa che aiutare.
Minore risalto, semmai, è stato dato ai media locali che hanno seguito e raccontato da vicino l’esperienza oltreoceano della Fiorentina. Pur nelle difficoltà (anche economiche) di una trasferta lunga e complessa la Fiorentina ha avuto buon seguito anche a livello locale. Erano presenti due testate web (Firenzeviola.it e Fiorentina.it), due radio (Radio Bruno e Lady Radio), una televisione (Rtv38) e un giornale (Il Corriere Fiorentino, dorso locale del Corriere della Sera). Poco comprensibile in tal senso la scelta di non concedere interviste esclusive limitandosi alle parole in conferenza stampa di Montella, Cristoforo, Sottil e Ranieri. Per una rosa destinata a cambiare come quella partita per gli States, forse, un approfondimento da parte di chi segue quotidianamente le vicende della squadra sarebbe stato un valore aggiunto. L’obiettivo era quello di raccontare la prima avventura internazionale della nuova Fiorentina di Commisso. Il quale, per inciso, è stato il primo a prodigarsi nei confronti di chi ha speso soldi ed energie per riportare a lettori, ascoltatori e telespettatori i giorni della tournée. Visti i tanti cambiamenti all’orizzonte non sarebbe male lasciarsi alle spalle chiusure mediatiche che, prima di ogni altro aspetto, limitano soprattutto ai tifosi la conoscenza del mondo viola.