TERRACCIANO, Finale, che ansia. Dodo mi deve una cena

21.05.2024 10:52 di  Redazione FV  Twitter:    vedi letture
TERRACCIANO, Finale, che ansia. Dodo mi deve una cena
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© foto di Federico De Luca 2024 @fdlcom

Intervenuto a Radio Serie A con RDS, il portiere della Fiorentina Pietro Terracciano ha fatto il punto sulle principali tematiche d'attualità del mondo viola. Ecci alcune delle sue frasi:

Sulla finale di Conference League: «L’attesa cresce ogni giorno, nei momenti di tranquillità la si sente ancora di più. Ora abbiamo un impegno importante a Cagliari, poi andremo direttamente ad Atene per affrontare una finale che per noi è importantissima. Intanto dobbiamo concentrarci sul campionato perché è quello che ti dà la certezza di arrivare in Europa, poi è chiaro che qualche accenno alla finale sia già stato dato: è un impegno fondamentale sia per noi sia per la città, quindi è normale che più di un pensiero vada lì. Dopo l’anno scorso sappiamo già quello che ci aspetta, quello che abbiamo vissuto dal punto di vista emotivo l’anno scorso dovrà darci una grossa mano, fermo restando che abbiamo disputato una grande finale, persa nel modo che conosciamo tutti. A livello emotivo arriviamo più pronti, sarà una partita diversa dall’anno scorso, anche perché ogni finale è a sé e conta relativamente poco quello che hai fatto fino a quel momento. La mia parata a Bruges? È stata una grande parata su un tiro deviato che ho visto sbucare all’ultimo con un cambio direzione: sono contento perché è servito a chiudere la partita al novantesimo e a portarci in finale dopo una grandissima partita. Se Dodô mi ha ringraziato? Ha fatto finta di nulla, ma gli ho detto che in caso di vittoria in finale dovrà offrirmi una cena».

Sul percorso di Pietro Terracciano: «So da dove sono partito, è qualcosa che mi ha arricchito soprattutto a livello caratteriale: sono fiero del percorso che ho fatto. A volte il tipo di carriera che fai ti può allontanare da certi palcoscenici, ci sono tanti giocatori in categorie inferiori che meriterebbero magari una chance nella massima serie. Sono contento del percorso che ho fatto, ho sempre lavorato sodo per farmi trovare pronto: avere la fiducia ti dà poi sicuramente una marcia in più per poter dimostrare sempre e in ogni partita».

Su Vincenzo Italiano: «Se è stato l’allenatore più importante della mia carriera? Sicuramente a questi livelli è quello che mi ha dato più fiducia. Da questo punto di vista gli posso essere soltanto che grato, mi ha proposto qualcosa di diverso da quello che avevo fatto prima, è stato un arricchimento. Italiano mi ha dato un’interpretazione del ruolo diversa dagli anni precedenti: anche se l’ho trovato a un’età matura con lui ho avuto la possibilità di migliorare. Costruzione dal basso? I benefici sono sempre maggiori dei rischi: ogni tanto può capitare un errore o una palla forzata, ma fa parte del gioco e di ciò che ci chiede l’allenatore. Credo però che a tutta la squadra piaccia, essere padroni del gioco è un qualcosa che ti fa sentire partecipe in tutti i novanta minuti. Mi ha aiutato a crescere perché sento di essere sempre dentro al gioco anche a palla lontana. Italiano in questo triennio ci ha dato la convinzione di potercela giocare contro chiunque e su tutti i campi, non speculando mai sul tipo di avversario che incontriamo: penso che in qualsiasi stadio siamo andati, contro qualsiasi avversario, abbiamo dimostrato di essere all’altezza della situazione. Questo credo possa far piacere anche ai tifosi: vedere una squadra giocarsela con tutti li rende orgogliosi».

Il ricordo di Joe Barone: «È stata una perdita importante. Joe ha sempre avuto un modo di rapportarsi diverso da altri dirigenti che ho trovato in carriera. Aveva un modo di fare molto familiare, conosceva le famiglie di tutti: è stato un dolore immenso per tutti quanti. Questa perdita ci deve dare una forza in più, perché lo dobbiamo a lui, alla sua memoria e alla sua famiglia che ci è sempre stata vicina anche nella sofferenza: abbiamo un debito verso di loro. Dobbiamo dedicargli l’impegno massimo, ogni giorno: la sua dedizione alla Fiorentina deve essere anche la nostra. Viola Park? Allenarsi in questo centro sportivo è importante per tutti noi, abbiamo tutto quello che un giocatore possa desiderare per fare il proprio lavoro. È importante anche per i ragazzi, penso sia qualcosa che li leghi ancora di più a Firenze e alla Fiorentina, avere la possibilità di crescere in una struttura del genere può arricchirli».

Gli attaccanti più forti in Serie A e compagni: «Di attaccanti forti ce ne sono parecchi, fondamentalmente chiunque può farti gol. In Serie A ci sono molti attaccanti forti, Osimhen, Immobile… un altro difficile da affrontare è Djuric del Monza, nel gioco aereo penso sia uno dei più forti. Ogni domenica penso che ci sia qualcuno che possa farti del male, anche Scamacca quest’anno ha fatto qualcosa di importante ed è un avversario difficile da affrontare. Con chi ho le migliori sfide in allenamento? Con Biraghi ci sfidiamo sulle punizioni, con Nico Gonzalez sui rigori perché è un fenomeno in quello: con lui è difficile averla vinta».

Gli hobby di Pietro Terracciano: «Oltre al calcio c’è la famiglia, mi piace stare con loro e dedicarmi ai bambini. Penso che sia la cosa che mi riesce meglio dopo il calcio, non ho hobby particolari ma sono sempre racchiusi nel contesto familiare. Firenze? Mi piace, la conosco quasi in ogni angolo vivendo qui da cinque anni e mezzo. Ci sono zone come Piazzale Michelangelo in cui la vista è spettacolare, penso che quella sia la parte più iconica della città e quella in cui vado più spesso».