HELLAS VERONA, Galli è il nuovo direttore sportivo
L’avventura di Piero Arvedi alla guida del Verona è finita ieri sera, intorno alle undici. Il tam tam era già partito da qualche ora ma la comunicazione ufficiale sul sito del Verona ha messo la parola «fine» alla telenovela.
«Hellas Verona comunica - si legge sul sito - che l’amministratore unico Piero Arvedi d’Emilei ha raggiunto l’accordo per la cessione del pacchetto azionario alla società Petra Italia di Giovanni Battista Lancini. Nel corso dei prossimi giorni avverranno il perfezionamento contrattuale e l’ufficializzazione del passaggio di proprietà».
Un messaggio chiaro, la firma è stata confermata pochi minuti dopo da Giovanni Battista Lancini che ha preso solo qualche giorno di tempo prima di far conoscere i dettagli dell’operazione e per comunicare nomi e cognomi degli altri soci.
La lunga giornata di Lancini era iniziata a Bologna, dove l’imprenditore aveva in scaletta l’incontro con l'avvocato penalista Umberto Guerini, uomo di fiducia di Piero Arvedi. Tema del faccia a faccia scontato: la cessione dell’Hellas. Lunedì sera Lancini non si era fatto vivo al Bentegodi, ma aveva già deciso tutto. Comprare. Per dare un futuro al Verona. Certo, di mezzo c’è la costruzione del nuovo stadio, e non solo. Ma in questo particolare, delicato e per certi versi tragico momento della storia dell’Hellas, non può passare in secondo piano l’aspetto motivazionale dell’operazione. I tifosi, le istituzioni, la piazza, la gente di Verona attendevano un segnale.
Messo a punto il piano d’azione, Lancini si è trasferito da Bologna a Cavalcaselle per chiudere la trattativa. Serata di parole e di sostanza. Menù tipico di casa Arvedi, il Verona passa di mano anche con pause lunghe tra una portata e l'altra. Arvedi guarda negli occhi Lancini. I due trovano l'intesa che esisteva ormai da tempo. E la trattativa si chiude.
«Il Verona è suo. Siamo d’accordo? Lo lascio in buone mani. Io mi faccio da parte». Lancini non ha più dubbi. Sarà il nuovo patron dell’Hellas. Non toccherà a lui fare il presidente. Insieme all’amico Antonio Percassi, però, cercherà di dare un senso al futuro del frastornato club centenario. Le tre ore sono passate veloci. Nessun intoppo. Arvedi, dopo una giornata di attese può finalmente tirare un lunghissimo sospiro di sollievo. Si raccomanda a Lancini, l’imprenditore accompagnato dal suo commercialista guadagna la porta, sale sulla sua berlina e si fa inghiottire dalla notte. Finalmente può rispondere al telefono e togliere il mistero.
«Il Verona è stato venduto, la trattativa è conclusa. Lancini ha appena lasciato Cavalcaselle.
Sono contento, ho mantenuto la mia parola. Questo è l’ultimo giorno in cui si parla di Arvedi». Il Conte non è più criptico. Stavolta può lasciarsi andare per davvero. «Si presenteranno nei prossimi giorni, arriva Galli. Ma io che cosa vi avevo detto. Questi qui sono davvero forti. Il Verona è finito in buone mani». L’ex portiere della Nazionale sarà il nuovo direttore sportivo, verrà presentato oggi pomeriggio.
Le domande sono tante. Bastano pochi secondi per far uscire tutto quello che era rimasto sulla punta della lingua per due settimane. «Sì , c’è anche Percassi. Ma qui da me è venuto solo Lancini e il suo commercialista Claudio Corridori». Basta e avanza per dare altra vita al Verona. «Mi sento davvero bene. Per scaramanzia non avevo detto niente a chi mi aveva cercato nel pomeriggio. Ma tutto era già stato deciso». Tutto deciso. In anticipo anche con quanto stabilito nel giorno del comunicato apparso all’alba sul sito dell’Hellas. Là mancavano dettagli e sicurezze. «Lancini? Una bella persona. Un uomo serio. Uno che sa il fatto suo. Il Verona poteva finire nelle mani solo di persone del suo calibro. Ci siamo capiti al volo. Il Verona è suo. Non è più mio. Spero possa portarlo in alto. Io mi faccio da parte. Ho fatto quello che dovevo fare». Cavalcaselle dorme. Il cuore Hellas batte forte. Adesso c’è la trasferta di Novara, l’ultimo posto in classifica da abbandonare. Perchè, prima di tutto, l’Hellas è una squadra di calcio.