"OCCHI PUNTATI SUL 4-3-1-2", Il modulo con Mutu alle spalle di Vieri e Pazzini
Solo gli stupidi non cambiano mai idea e Prandelli non appartiene certo a questa categoria. Il mister ha le sue convinzioni dalle quali difficilmente deroga (è la sua forza e nel contempo un suo piccolo limite) ma ieri sera durante e dopo il pareggio contro il PSV sono accaduti dei fatti che ci fanno capire come a breve potrebbero esserci dei cambiamenti sostanziali nel sistema di gioco viola. Una piccola premessa: si parla sempre di modulo e mai di sistema di gioco. Sbagliato, perchè il modulo è una parte del sistema di gioco, è una sezione di esso, che evidenzia come si può muovere la squadra in campo; modulo difensivo, modulo di centrocampo, modulo offensivo, cioè la capacità che ha ogni reparto di modificarsi, adattandosi ora all’avversario ora all’andamento della partita. Il sistema di gioco è invece il modo in cui è messa la squadra in campo, cioè la disposizione tattica di partenza che all’occorrenza può variare ma che costituisce la base dell’atteggiamento e dell’organizzazione sul rettangolo verde. Noi per brevità continueremo a chiamare modulo anche il sistema di gioco, però ci premeva precisarlo anche per spiegare meglio quello che andiamo ad illustrare.
Dicevamo dell’integrità tattica di Prandelli. Primo dogma: la difesa a quattro e da lì non si esce. Niente difesa a tre anche se molti vedrebbero bene Ujfalusi a destra, Dainelli (o Kroldrup) nel mezzo, e Gamberini a sinistra, nè tantomeno a cinque poiché servirebbero esterni difensivi che sappiano coprire l’intera fascia mantenendo la propria efficacia sia in fase difensiva che offensiva. Un po’ come faceva il Parma di Scala a metà degli anni 90' (nessuna squadra, infatti, ha fatto così bene il 5-3-2 come i ducali dell’epoca) con Benarrivo a destra e Di Chiara a sinistra. Nella Fiorentina di oggi il solo Pasqual avrebbe la gamba per coprire l’intera fascia ma pecca troppo in fase difensiva. Secondo dogma: Ujfalusi, per il “Mago di Orz” non è un centrale bensì un difensore di fascia. Ed in questo caso sorge qualche dubbio, in noi che osserviamo, e sta cominciando a nascere anche in Prandelli. Vuoi per un estremo tentativo di migliorare la tenuta difensiva di un reparto che ultimamente ha subito troppi gol, vuoi per la pubalgia che affligge da mesi Dainelli. Il difensore ceko ultimamente, contro la Lazio e ieri sera contro il PSV, è stato riproposto centrale, suo ruolo originario e tuttora ricoperto nella nazionale del suo paese. Solo il futuro ci dirà se si è trattato di due episodi, ma qualcosa ci dice che l’esperimento sarà ripetuto a breve anche perché il ruolo di difensore centrale richiede minor dispendio di energie e Thomas ha “tirato la carretta” come e più di altri.
Terzo dogma: l’utilizzo di un’unica punta che fino ad ora è stato prevalentemente Pazzini. Anche in questo caso, l’intelligente Prandelli sta forse cambiando idea e la conferma arriva dall’ultimo quarto d’ora di ieri con Mutu dietro a Vieri e Pazzini e dalle dichiarazioni di Prandelli stesso nel dopo gara dove ha ribadito la sua intenzione di salvaguardare innanzitutto certi equilibri tattici, ma nel contempo ha giudicato interessante l’esperimento (perchè tale sarebbe per i viola) delle due punte con Mutu rifinitore libero di svariare a suo piacimento. Spesso è sembrata una soluzione d’emergenza, mentre adesso l’eccezione potrebbe diventare regola, anche per dare linfa nuova alla manovra viola, sfruttando il ritrovato stato di forma di Bobone, apparso più mobile rispetto agli ultimi tempi e per non lascaire da parte Pazzini, in lenta ma costante crescita. Si va quindi verso un 4-3-1-2 che può essere interpretato anche come un 4-3-2-1, con Pazzini e Mutu larghi sulle fasce pronti ad accentrarsi per aiutare Vieri in fase conclusiva. Tutto questo sancirebbe la rinuncia definitiva agli esterni (caposaldo del credo tattico del tecnico di Orzinuovi), ma con un Santana in queste condizioni (l'argentino è irriconoscibile), Jorgensen che alla lunga paga lo sforzo degli impegni ravvicinati e Semioli che tarda a riprendersi dall'infortunio patito contro il Livorno, l'ipotesi è ampiamente praticabile. Prandelli a dir la verità ha sempre scartato quest’idea tattica, però la situazione fisica e motivazionale dei viola è allo stato pressoché terminale e uno scossone va dato. Frey in porta, quindi, Jorgensen o Potenza a destra, Gobbi a sinistra (crediamo che Pasqual si sia giocato il finale di stagione e chissà la prossima…), centrocampo a tre con Donadel regista basso con ai lati Montolivo e Kuzmanovic, Mutu rifinitore, e Vieri Pazzini coppia d'attacco avanzata. Gli ultimi 15 minuti di ieri sono stati incoraggianti, con i viola che hanno creato diverse palle gol, e giova ricordare che Pazzini ha disputato, probabilmente, la miglior parte di stagione della sua ancor breve carriera, nel girone di andata del campionato 2005-2006 accanto a Toni, svolgendo il compito di raccordo tra centrocampo ed attacco. Ai lati, non a caso (allora si trattava di un 4-4-2 classico), giostravano Fiore e Jorgensen, elementi offensivi ma di grande sagacia tattica ai quali spesso venivano assegnati compiti di copertura.
Una Fiorentina che si conferma, quindi, camaleontica ma che per nulla al mondo si mimetizza per sfuggire alle proprie responsabilità. Mutu alla vigilia è stato chiaro. “Qui c’è un ambiente meraviglioso, l’ideale per giocare a pallone…” e, aggiungiamo noi, per cominciare a vincere qualcosa, che non sia la stima e la considerazione collettiva degli addetti ai lavori. Abbiamo provato, ma non entra nella bacheca…