"OCCHI PUNTATI SU", La Fiorentina squadra di polivalenti, da Jorgensen a Montolivo
Innanzitutto un dato: salutiamo con piacere la prima volta che il tridente d’attacco titolare (o presunto tale) è andato a segno contemporaneamente nella stessa partita, a testimonianza di una buona salute generale delle nostre punte, nonostante i vari acciacchi che continuano a colpire i giocatori viola. Anche ieri, infatti, Santana è uscito dopo appena mezz’ora per un risentimento muscolare, e Mutu rientrava dopo 20 giorni d’assenza. Apprezzabile comunque l’intesa fra i tre con l’argentino che realizza su assist pennellato e “scucchiaiato” di Mutu, e lo stesso fenomeno romeno sfrutta l’assist di Pazzini (volontario?) per il tiro che regala il 2-0 alla squadra viola. Solo Giampaolo esce dal coro, beneficiando dell’invenzione di Liverani, che con un magnifico taglio d’esterno sinistro manda in gol il talento di Pescia.
Polivalenza, dicevamo nel nostro titolo, ed è forse questa una delle chiavi del successo viola in questa stagione. Perché di vero e proprio successo si deve parlare, per una squadra che a 10 partite dal termine è saldamente quarta in classifica (il Milan, quinto, insegue a – 4), vede da vicino la Juventus, terza (e sarebbe stato da vicinissimo senza il gol di Iaquinta di ieri sera all’88’ contro il Napoli), e si è brillantemente qualificata ai quarti di finale di Coppa Uefa. A Prandelli non piace il termine turn-over. Lui preferisce parlare di “oculata gestione delle risorse umane”, e noi lo accontentiamo. Eccellente, quindi, la gestione da parte del mister di Orzinuovi, facilitato in questo da una caratteristica dei suoi giocatori che nel calcio di oggi è diventato un fattore decisivo: la polivalenza. Il terzino, il regista, il centravanti, l’ala destra…sono termini ormai desueti e che appartengono ad un calcio che fu. Oggi si parla soprattutto di esterni, difensivi ed offensivi ed in quest’ottica vengono visti i terzini e le ali che però devono sapersi riciclare anche in altri ruoli. Oggi si parla di attaccanti, di punte, che possono essere centrali come laterali. Tralasciamo il caso di Martin Jorgensen al quale manca nel suo curriculum solo il ruolo di portiere e capace di ben figurare in ogni altra zona del campo (l’ultima invenzione di Prandelli è stato schierarlo regista di centrocampo dopo averlo utilizzato più volte durante la stagione, da terzino destro). Potremmo, invece, citare Ujfalusi che nasce centrale difensivo, ma che con Prandelli ha sempre giocato esterno destro di difesa (addirittura in gioventù Ufo ha fatto anche il mediano, alla Desailly per capirsi). Quindi Gobbi, che nel Cagliari giostrava esterno sinistro di centrocampo ma che a Firenze ultimamente ha sostituito Pasqual come terzino sinistro, con buonissimi risultati. E ancora Montolivo che, quasi come Jorgensen, ha ricoperto tutti i ruoli di centrocampo, a dir la verità perdendo un po’ d’identità ed è in questo senso da rivedere. In avanti Semioli può fare indifferentemente l’esterno offensivo di destra come di sinistra, Mutu ha le qualità per fare prima, seconda punta ed anche il rifinitore. Pazzini ha dimostrato di riuscire a fare bene anche la punta di raccordo (la fece all’inizio della stagione 2005-2006 in coppia con Toni), e lo stesso Santana si scambia spesso con Mutu la fascia di competenza andando a crossare anche dalla parte sinistra (ricordiamo per questo la magia di San Siro contro il Milan che imboccò il gol del pareggio di Adrian). Fra le seconde linee Osvaldo, che si sente una prima punta ma che, quando è stato impiegato, ha fatto ottime cose da esterno sinistro, Papa Waigo che può liberare le sue lunghe leve indifferentemente a destra e a sinistra, Kuzmanovic (ormai quasi un titolare fisso) che sta raggiungendo la maturità per fare con profitto il mediano, l’esterno o il regista, e buon ultimo Potenza che può alternarsi terzino destro (il suo vero ruolo) e centrale difensivo per dar respiro a Dainelli, Gamberini o Kroldrup.
A fronte degli elementi che abbiamo citato forse proprio i tre centrali difensivi con Vieri, Liverani, Donadel e Pasqual sono gli unici della rosa che difficilmente possono essere riciclati in altri ruoli. Vuoi per l’età (Vieri e Liverani) elementi ormai cristallizzati in una posizione e con compiti ben precisi, vuoi per caratteristiche fisiche, (sopratutto Dainelli, mentre Gamberini e Kroldrup potrebbero giocare esterni in una difesa a tre), e vuoi per caratteristiche tecniche come nel caso di Donadel e Pasqual. Insomma, una squadra quella viola buona per tutti gli usi, camaleontica, ma soprattutto pronta ad aiutarsi reciprocamente in tutti i suoi elementi. Una mistura tecnico-tattica vincente e, come ama dire lui, “gestita” in modo oculato da quel sapiente demiurgo che risponde al nome di Cesare Prandelli.