"OCCHI PUNTATI SU...", Cesare Prandelli e il coraggio di cambiare
“Prendila così, non possiamo farne un dramma…” cantava Lucio Battisti ed è l’invito che ci sentiamo di fare a tutto il popolo viola, provato dall’ennesima delusione. Attenzione, ci riferiamo all'intera storia gigliata perchè se circoscriviamo il discorso all'ultimo triennio, le delusioni sono arrivate col contagocce e tutte fuori dal campo (leggi calciopoli). Forse, e concedeteci il beneficio del dubbio, la prima scottatura degna di questo nome è proprio quella di ieri sera, se non nella qualità della prestazione (sicuramente buona), quanto nel risultato numerico. Epilogo scritto dal miglior regista del brivido: sconfitta ai rigori dopo 210 minuti passati nell’area avversaria (i 90’ dell’andata più i 120’ del ritorno), e finale che sfuma nella quale avremmo trovato lo Zenit di San Pietroburgo che nel frattempo aveva sotterrato di reti il Bayern di Monaco di Luca Toni.
Che beffardo il pallone che rotola. Tutti avevano pronosticato una finale Fiorentina – Bayern e invece arrivano all’atto finale due outsiders (nel caso dei Rangers in modo molto casuale). Ma tant’è, il pallone che rotola ha deciso così e come dicevamo in apertura non possiamo farne un dramma né tantomeno una colpa a giocatori e tecnico. A proposito: andando controcorrente abbiamo scelto di puntare gli occhi della nostra critica (come sempre volta a costruire e non a distruggere) su alcune scelte del mister Prandelli, e su alcuni cambi di strategia che ci hanno lasciato un po’ perplessi. Innanzitutto la scelta dei rigoristi. Squadra che vince non si cambia e lo dimostra lo stesso tecnico di Orzinuovi che da diverse partite ripropone più o meno gli stessi undici con le ormai acquisite promozioni sul campo di Jorgensen e Gobbi terzini e Ujfalusi centrale difensivo (finalmente). All’improvviso invece Prandelli cambia la squadra dei rigoristi che aveva risolto brillantemente le partite col Groningen e di Liverpool contro l’Everton. Pazzini, Montolivo, Kuzmanovic, Santana, Osvaldo e Mutu. Questi i componenti della squadra vincente dal dischetto. Ieri sera ci sono state le new entry di Liverani e Vieri e, ironia della sorte, sono stati proprio loro due che hanno fallito la trasformazione e di fatto causato l’eliminazione dei viola. Ci chiediamo: è valsa la pena sostituire Santana e Pazzini, quest’ultimo alla disperata ricerca del suo primo gol europeo e ottimo rigorista? Non si poteva tentare un modulo 4-2-2-1 lasciando in campo Giampaolo, affiancato da Vieri? Il sacrificato sarebbe stato Liverani, ridisegnando la squadra con due mediani, Kuzmanovic e Montolivo dietro ai due esterni con licenza di accentrarsi, Mutu e Santana, che avrebbero avuto il compito di assistere le due punte Vieri e Pazzini.
L’atteggiamento degli scozzesi è stato chiaro fin dall’inizio: o rigori o morte! Ragion per cui il rischio che un modulo simile avrebbe comportato era sinceramente relativo. E ancora: Rangers per tutta la partita con un’unica punta, Darcheville, proiettata solo al contropiede e viola con due centrali spesso inoperosi e per di più poco partecipi all’azione offensiva. E’ proprio un eresia provare in certe occasioni, magari a partita già inoltrata, la difesa a tre? Questo poteva accadere a maggior ragione quando è stato espulso Cousin, entrato qualche minuto prima al posto di Darcheville. A quel punto Jorgensen e Gobbi sono avanzati di venti metri e hanno fatto le ali pure ma continuavamo a regalare un uomo (uno dei centrali difensivi) all’avversario. Schermaglie tattiche, ne siamo consapevoli, che nulla tolgono al valore (immenso) del “Mago di Orz” e all’impresa, solo sfiorata, di una squadra che va solo ringraziata.
Domenica ci aspetta il Cagliari, ci aspettano più di 30 gradi con 120’ sulle gambe. Domenica si decide forse quello che per noi rimane l’obiettivo più importante della stagione, la qualificazione alla Champions League. La coppa Uefa era un “meraviglioso” disturbo e al Sant’Elia mancheranno Montolivo squalificato e Donadel infortunato. E’ emergenza centrocampo, come ormai accade da settimane, ma ci vuole calma e sangue freddo. Qualcosa di buono è stato fatto e allora stiamo attenti a non buttar via il bambino con l’acqua santa.