"I RACCONTI DELLA FIESOLE", Le battaglie epiche con la Fossa dei Grifoni
"Quella volta scegliemmo il treno; il Genoa tornava in A dopo molti anni e la voglia per noi ventenni di confrontarci per la prima volta a casa loro era enorme. Tanta era anche la tensione di quei giorni perché i vecchi raccontavano di epiche battaglie in terra ligure negli anni 70 ed 80 e qui ricordavamo ancora dell’81-82 con la Ferrovia ospite spazzata via dagli ultras viola con le loro pistole lanciarazzi. Vivi nella nostra generazione erano poi gli echi dello spareggio salvezza del 77-78 con Pruzzo che sbaglia una rete già fatta sotto la Fiesole a dieci minuti dalla fine, il Comunale stracolmo come non mai almeno tre ore prima dell’inizio, ed, al solito, una moltitudine compatta di genoani che era marciata su Firenze. Ma tornando alla mitica Fossa dei grifoni, gruppo da sempre fra i miei preferiti perché stiloso al punto giusto e privo di tanti fronzoli, viene in mente, sul filo intricato della memoria, un altro precedente: stavamo andando a Torino contro la Juve con due pullman ed alcune macchine causa sciopero dei treni quando, fermi in un’area di servizio dall’altra parte dell’autostrada, vediamo due autobus rossoblu. Alcuni di noi cercano di raggiungerli attraversando la carreggiata, loro fingono di scappare ma in realtà non fanno altro che sbarbare dei pali per venirci incontro. Al solito, prima del contatto arrivano delle Volanti a rompere le uova nel paniere e tutti di nuovo per la propria strada.
Comunque, quel giorno dell’89 si ritrovano di prima mattina a Santa Maria Novella circa 400 tra ipertrofici pischelli sbandati di ritorno da ballare, vecchi marpioni assonnati e soprattutto una cinquantina di quelli che contano. Sappiamo bene che se in un’eventuale carica sul ponte del Bisagno terrà la prima linea, se non indietreggerà di un passo, se ribatterà colpo su colpo, tutti potremo farci valere. Ebbene, quella domenica da Brignole fino a Marassi fu una continua schermaglia a colpi di cinghia; arrivati allo stadio ci posizionano sotto la Sud e ci arrivano monete, lattine e spiccioli. Esasperati, a fine primo tempo ci scagliamo contro la celere schierata nel tunnel sotto il nostro settore e, dopo una decina di minuti di battaglia, riusciamo a scacciarla. Al ritorno è la stessa storia: sfondato il cordone, guidati da una ventina di calcianti, ci fronteggiamo per pochi minuti fin dentro al mercato per poi, con il piazzale della stazione pieno di liguri, farci nuovamente largo con vigore. In treno, calata l’adrenalina, spossati da una stanchezza irreale, un sonno profondo sulla griglia porta-valige fino a casa.
C’è qualcosa in più che però non riesco proprio a dimenticare di quel giorno: i genoani in sciopero del tifo per 15 minuti, fatto calare lo stadio in un silenzio irreale, allo scoccare preciso del sedicesimo, partono in un coro interminabile per il loro idolo Claudio Branco. Ebbene, in anni di trasferte non ho mai più sentito niente di simile; al solo pensiero ai presenti di allora sono sicuro vengano ancora i brividi come al sottoscritto per quello che era e mai più sarà. "
A tutti coloro che ancora ci provano
Simone Giuliani - sopesca@tin.it