"OCCHI PUNTATI SU..." L'affare (?) Felipe ed un giocattolo che rischia di rompersi
Lo diciamo ora, subito, dopo appena 20 giorni dal suo arrivo e tre sole presenze in campionato: l'acquisto di Felipe non ci convince. Sarebbe troppo facile emettere un giudizio a giochi fatti, nel bene e nel male, e allora meglio essere chiari fin dall'inizio. Niente di personale verso il brasiliano (ci mancherebbe) ma vorrei porre l'accento sull'operazione complessiva e sulle conseguenze che ha provocato e continuerà a provocare. Detto questo, però, continuiamo a giocare a carte scoperte: neanche il Felipe giocatore ci convince fino in fondo. Ottima tecnica di base, visione di gioco, gran senso della posizione, buono anche il colpo di testa (questo fondamentale è comunque da rivedere, Bologna docet...) Di contro una lentezza endemica preoccupante, sopratutto se incastonata nel mosaico della difesa viola, lenta anch'essa per definizione. Abbiamo ancora negli occhi la fuga di Di Vaio nel derby col Bologna piuttosto che le scorribande del carneade (l'ennesimo) Hernandez a Palermo. Immagini e ricordi inquietanti. Del resto i numeri parlano chiaro: la difesa della Fiorentina fa acqua da tutte le parti con 11 gol subiti nelle prime sei partite di gennaio e da prima che era è ora quarta, nonostante un Frey (come sempre) miracoloso. Va da se che non è tutta colpa di Felipe ma la coppia con Gamberini lascia parecchie perplessità. Se a questo aggiungiamo che per far posto a Felipe Dalbelo se n'è andato il capitano, Dario Dainelli, vediamo come il discorso prenda una piega (ahimè) interessante. Dainelli (sarò breve) era uno dei "soci fondatori" del gruppo storico. In viola dal 2004, Dario godeva di grande considerazione all'interno dello spogliatoio. Il "gruppo", il famoso gruppo, il tanto celebrato gruppo non fa le cose a caso e la nomina di Dainelli a capitano era una decisione ponderata, aveva un senso compiuto, ben definito. Dainelli se ne voleva andare? Firse ma non è del tutto vero, Dainelli è stato (anche) costretto ad andarsene. Non certo "obtorto collo", bensì messo di fronte alla prospettiva di lunghi pomeriggi da passare in panchina, con quel senso di umiliazione che lo avrebbe pervaso inclemente. L'operazione ha portato nelle casse viola 2,5 di mln. di euro e nelle sue casse un triennale a 1.5 mln a stagione., e forse davanti a queste cifre si spiega un pò tutto.
Al suo posto arriva Felipe che di professione non fa il fuoriclasse bensì l'onesto giocatore di calcio con un bonus (l'età più giovane) ed un malus (il costo del cartellino che, comunque, sembra essere minore di quanto paventato...circa 6 mln. di euro). La domanda serpeggia negli spogliatoi: "Ma ne valeva la pena?" e ancora..."E' stato giusto cedere il capitano dopo che, insieme a noi, aveva conquistato la Champions prima e l'accesso agli ottavi dopo, fra l'altro risultando sempre uno dei migliori?" Domande legittime, quasi scontate, che non condannano la presenza di Felipe, anzi... L'ex Udinese si è inserito bene, in punta di piedi, ma il capitano non c'è più ed in momenti di difficoltà come questi la sua capacità di fare da collante (magari organizzando una bella serata da passare tutti insieme, famiglie comprese, nel suo locale di Peccioli "La locanda dell'amicone") sarebbe risultata fondamentale. Per questo abbiamo titolato: "Il giocattolo rischia di rompersi", perchè la Fiorentina è sospesa, in bilico tra una stagione da grandi imprese (chessò, 4° posto in campionato, quarti di Champions e vittoria in Coppa Italia) ed una, invece, da pugno di mosche in mano (un esempio? quinti in campionato, quarti in Champions e sconfitta in finale di Coppa Italia). Altra domanda: come accetterebbe la piazza questa seconda ipotesi? Nel malaugurato caso, il giocattolo rimarrebbe integro? Quanti big (da Frey, a Vargas, a Gilardino) sarebbero disposti ad abbassarsi a disputare l'Europa League senza dare il via ad una prevedibile diaspora? Lasciateci un margine di dubbio, pronti a ricredersi (anzi, ben felici di...) in caso contrario.
Nello stesso solco si inserisce la querelle Jorgensen. I presupposti sono diversi, le risultanti le medesime. Neo-capitano con investitura diretta di Prandelli, il danese è sul piede di partenza. Si ripeterebbe un secondo caso Dainelli, forse peggiore. Martino è il leader silenzioso dello spogliatoio, dispensa saggezza e carisma a piene mani, riceve la stima incondizionata del "gruppo" (ancora) insomma... è elemento imprescindibile a 360°. Più o meno come Dainelli. A questo punto la domanda è: può la Fiorentina fare a meno a cuor leggero di questi due giocatori? Il primo sostituito da un pari grado più giovane, il secondo scartato con malcelata indifferenza e scarsa considerazione? Noi ci esponiamo: no, no e poi no, pronti, come abbiamo detto, e ben felici di fare marcia indietro.