"OCCHI PUNTATI SU..." INFERIORITA' PATO-LOGICA
Ormai non fa più notizia. Anzi, la storia ci sta venendo anche un pò a noia, ma come tale va riportata e (ahimè) commentata. Quella col Milan è stata la 52° partita della gestione Della Valle disputata contro una "grande", ovvero da quando la Fiorentina è tornata in serie A (stagione 2004-2005). Lo score è a dir poco imbarazzante: 4 vittorie (le recitiamo a memoria, Milan ed Inter nel 2005-2006, Juve a marzo 2008, Roma nel 2009), 17 pareggi e ben 31 sconfitte. Da quì il titolo sull'inferiorità Pato-logica che si collega ad un'altra costante: la puntualità, la precisione chirurgica, la predilezione sadica di Pato quando incontra la Fiorentina. I sinonimi, le allusioni, i giochi di parole si sprecano, e non esitiamo a credere che il giovane brasiliano sia arra-Pato quando vede il colore viola, visto l'effetto benefico che questo sembra avere su di lui. Ci scherziamo su, noi che abbiamo a cuore le cose viola, ma l'attaccante rossonero decise l'1-0 del 3 febbraio 2008 (ricordate? Giochetto su Ujifalusi e gol sotto la ferrovia), segnò il gol decisivo il 17 gennaio 2009 a San Siro, poi contribuì al 2-0 del 31 maggio 2009 (stavolta al Franchi), fino al delittuoso 2-1 del 24 febbraio 2010 quando fu direttamente l'arbitro Rosetti a fornirgli l'assist dopo aver ignorato un rigore plateale su Montolivo. Con quello di ieri, 5 sigilli su 5 partite, e se non è cattiveria questa...
Tornando al cosidetto tabù contro le grandi, notiamo che squadre come Lecce, Cesena, Chievo sono (nel loro piccolo) riuscite a sconfiggere, almeno una volta, una delle famigerate "big" (per la cronaca sono Inter, Milan, Juve e Roma). La Fiorentina non ci va nemmeno vicina, mostra un'inferiorità, una sudditanza a tratti inverosimile, quasi fosse vittima di un blocco psicologico che fa rima con Pato-logico. Qualche numero per gradire: abbiamo detto dello score generale (ripetiamo, solo 4 vittorie su 52 incontri dal 2004 ad oggi). Allarghiamo il concetto con il punteggio di Mihajlovic: per il tecnico serbo due pareggi (Roma e Juventus) e quattro sconfitte con Juventus al Franchi ed Inter al Meazza ancora da affrontare. Non andava meglio con Prandelli: in 38 partite le solite quattro vittorie, 13 pareggi e 21 sconfitte. A quasto punto emerge un problema di fondo: mancanza di personalità, carattere, determinazione, l'impegno massimale delle altre squadre che vedono nella Fiorentina una mina vagante da disinnescare al più presto, un disegno politico ordito dalla classe dirigente piuttosto che arbitrale... E' chiaro che stiamo divagando, ma la situazione è ai limiti del grottesco. Aggiungiamo che il Milan batte la Fiorentina in campionato da sette partite consecutive (l'ultimo punto conquistato dai viola è stato il 3 settembre 2007, quando Santana inventò quell'assist di prestigio per il colpo di testa di Adrian Mutu), che la Fiorentina non batte i rossoneri dal novembre del 2005, e che sono passati ormai sei anni. Tra sette giorni c'è probabilmente l'ultima occasione, al "Franchi" contro la Juventus, poi ci sarà la trasferta di Milano con l'Inter l'8 maggio per la quale nutriamo speranze molto relative. La partita con la Juventus (ma anche le altre cinque rimanenti) sarà la cartina di tornasole per mettere a nudo parecchie verità: innanzitutto se i giocatori ci credono ancora ed hanno voglia di far parte del progetto Della Valle, qualunque esso sia. Servirà per capire se Mihajlovic è, oppure no, un allenatore da Fiorentina. Da più parti si sente dire che il serbo sia già stato riconfermato, lui ed il direttore sportivo Corvino. Noi crediamo che le ultime sei partite saranno decisive, anche perchè molti degli errori di Sinisa sono evidenti, brillano alla luce del sole, ed anche Della Valle dovrà tenerne di conto. Servirà anche a capire quanta e quale (nel senso di che stoffa si veste) sarà la volontà di investire della stessa famiglia marchigiama sul marchio Fiorentina. I due "brand", Fiorentina e Tod's (piuttosto che Hogan o Fay) sono andati a braccetto per più di 5 anni, facendo l'uno il gioco dell'altro. Ora invece la crisi è palpabile e bisogna vedere se uno dei due può fare a meno dell'altro oppure è più auspicabile una separazione, indolore per entrambi. Insomma tante domande, tanti quesiti, sei settimane per scioglierli. In più un senso d'inferiorità da guarire, da rimuovere, a meno che la sudditanza sia (come abbiamo detto)...Pato-logica, e allora ci sarebbero davvero poche speranze.