Incontro con Cesare Gussoni, vertice dell'AIA
Come succede talvolta quando un vecchio amico diventa importante, per incontrarlo di nuovo dopo diverso tempo ho dovuto aspettare qualche giorno. Alla fine ci sono riuscito. E mi sono ritrovato davanti la stessa sagoma imponente - un tantino più florida arricchita da un pizzico di sale nei capelli - di quando correva in campo, mentre io "cinguettavo" nella cabina di "Tutto il Calcio". In questo 72enne (complimenti!), nato nel varesotto - in gara era "il signor Gussoni da Tradate" - dottore in Medicina (per chi non lo sapesse), non sono cambiate pacatezza e affabilità, con sguardo e piglio uno più deciso dell'altro. Ed eccolo il Presidente dell'AIA, succeduto al Commissario Agnolin, e poi anche designatore di CAN A-B dopo il collega Stefano Tedeschi. La smania di cominciare è tanta, anche perchè per Gussoni e il mondo arbitrale l'aria non è mai tutta tranquilla.
Nel calcio italiano mancano del tutto la cultura dello sport e quella della sconfitta. Nell'AIA in quale chiave viene letta questa grave carenza e che cosa si ritiene di poter fare?
"L'AIA è consapevole di una realtà, e cioè che il calcio italiano è un fenomeno sociale il quale, come tale, è anche cartina di tornasole della società italiana che - inutile girarci intorno - non accetta di essere sportiva”.
Quale potrebbe essere, a questo proposito, un eventuale contributo concreto degli stessi arbitri?
“Ma gli arbitri lo danno tutte le domeniche il loro contributo, dimostrando di essere uomini in carne ed ossa che molte volte fanno bene e in altre occasioni sbagliano. Infatti il miglior arbitro è quello che sbaglia meno”.
Oltre alla cultura dello sport, in Italia manca anche quella dell'errore arbitrale. Sbaglio se dico che in proposito ci vorrebbe una lunga e capillare campagna a favore dell'inevitabilità dell'errore stesso?
“Certo, la campagna sarebbe necessaria, solo che a condurla non potrebbero essere certi operatori dell'informazione che hanno interesse - forse anche economico - ad evidenziare solo e soltanto gli errori degli arbitri italiani, perchè quando vediamo arbitrare gare di campionati esteri si accetta qualsiasi tipo di errore”
Insisto sul tema. Va bene il professionismo arbitrale, vanno bene 20-22 superprofessionisti. Va bene tutto. Ma l'errore ci sarà sempre perchè è una sorta di DNA del gioco e dell'uomo. Cosa si può fare, quindi, perchè la gente impari ad accettare l'errore senza sospetti o dietrologie?
“Intanto è necessario limitare al massimo gli errori attraverso una direzione, diciamo così, 'di terna'. In questo senso si stanno rivelando di ottimo ausilio gli auricolari che già si usano in Serie A e che fra pochi giorni saranno impiegati anche in Serie B. Inoltre speriamo che arrivi qualche altro tipo di aiuto (Gussoni allude evidentemente all'uso - quasi certamente dalla stagione 2008.09 - del dispositivo escogitato dall'Ing. Distante e dal CNR di Bari che eviterà il famosi "goals fantasma" e di cui abbiamo già parlato in epoca recente, ndr). Detto questo, tuttavia, bisogna insistere sul concetto che come si accetta supinamente l'errore dell'attaccante che calcia fuori a porta vuota o che fallisce un rigore o il grossolano strafalcione del portiere, così bisogna accettare l'errore di un arbitro il quale deve decidere all'istante attraverso una semplice percezione. Questa accettazione è basilare”
I fatti dell'estate 2006 hanno immesso nella CAN A-B un elevato numero di arbitri giovani, con tutto il relativo carico di inesperienza. Dopo alcuni mesi di quanto il livello è migliorato?
“Dico intanto che un certo miglioramento medio c'è stato senz'altro. L'unico problema è che, con l'attuale livello di attenzione che si rivolge all'errore arbitrale, per trovarci davanti ad un arbitro che diriga ad alto livello bisogna farlo arrivare almeno a 30 gare di Serie A”
Checchè se ne pensi, dirigere una gara è assai difficile, a tutti i livelli. Al di là di questo, spesso si nota una certa approssimazione nell'applicare norme assai semplici con le relative sanzioni (esempio: giocatori che segnano e raccolgono il pallone nella rete oppure che invocano l'ammonizione altrui). In proposito il miglioramento non potrebbe essere un po' più veloce?
“Se è per questo l'inversione di tendenza, più che miglioramento, dovrebbe essere non veloce, ma istantanea. Niente da dire. Cercheremo di provvedere”
L'orario di inizio gara. Prima era un rito. Oggi è un optional. Cosa si può fare prima che arrivino le ultime 4 giornate quando tutto diventa magicamente cronometrico?
“Voglio assicurare che ho svolto in proposito un'indagine specifica. E' venuto fuori che gli arbitri sono sempre pronti. Cinque minuti prima dell'orario fischiano e avvertono. Sono le squadre che, per un motivo o per l'altro, ritardano la loro disponibilità. E infatti ogni settimana il Giudice Sportivo elargisce fior di multe per ritardata presentazione in campo”
Come giudica l'AIA la pressione della TV? Intendo dire: senza alcun costrutto o ragione, si compie solo una continua caccia all'errore, sbandierando sequenze filmate del tutto diverse da quelle che ha visto l'arbitro sul terreno. Oltre tutto evidenziare un preteso errore significa creare uno spettatore scontento, che si sente defraudato e che, quindi, esige risarcimento. Non è ora di porre un limite severissimo a tutto questo?
“Io, come Presidente dell'AIA e quindi di tutti gli arbitri, ho accolto con molto favore l'iniziativa del Ministro Giovanna Melandri di creare un osservatorio sulle trasmissioni che fomentano la violenza e spero che questo osservatorio si occupi di questa materia che è un problema serio e pesante. Il calcio, presentato per singoli episodi, ciascuno dei quali viene triturato in mille pezzi, con inquadrature molteplici, ma che però non sono nè quelle dell'arbitro nè quelle dei giocatori, non è più calcio, ma qualcosa del tutto diversa. E' necessario quindi che qualcuno, governo in testa, decida di porre fine a questo stato di cose"
E se gli arbitri - scusa il paradosso - dicessero all'improvviso 'Beh! Ci prendiamo 3 o 4 domeniche di vacanza. Riflettete e fateci sapere perchè noi, in queste condizioni, smettiamo di arbitrare!'. In tal caso cosa succederebbe?
“In genere gli arbitri hanno la testa sul collo. Sanno di appartenere a un'organizzazione che fa dell'ordine, della disciplina, della regolarità e della credibilità della manifestazione sportiva, insisto su sportiva, la propria bandiera. Quindi non credo che possano interrompere la loro attività sportiva in nome di qualcosa che non è sport”
D'accordo. Teniamo conto però che gli arbitri non cercherebbero di sottrarsi ai loro compiti, ma solo di regolare la materia con un po' più di avvedutezza rispetto all'oggi...
“Certo, chi insiste troppo sulla stessa china dovrebbe pensare che potrebbe anche succedere quanto abbiamo detto e che, come potrebbe succedere per gli arbitri, potrebbe anche accadere per i giocatori o per altre categorie”
Sono noti gli allarmanti dati sulle violenze agli arbitri nei campionati minori, perpetrate 9 volte su 10 da tesserati (giocatori e dirigenti). Difficile enunciare su due piedi i possibili rimedi. Provo a ipotizzarne uno: in caso di violenza, eliminare la clausola compromissoria in modo da agevolare la tutela giuridica e processuale dell'arbitro. In fondo si tratterebbe di una semplice integrazione delle Carte Federali...
“Devo dire che in momenti un po' turbolenti come quello attuale l'eliminazione della clausola compromissoria esiste quasi di fatto, perchè basta che un arbitro chieda di adire le vie legali e gli viene concesso. Magari un anno fa no. Ma da 6 mesi a questa parte le cose vanno così. Questo però non basta. Ricordo che in passato bastava solo sfiorare un arbitro per subire una squalifica che una volta si chiamava 'a vita'. Oggi, viceversa, siamo al punto che uno schiaffo all'arbitro comporta 9 mesi di squalifica che poi, fra ricorsi e appelli, diventano 3"
Allora eleviamo le sanzioni del Codice di Giustizia Sportiva!
“Eleviamo e possibilmente uniformiamo le norme e le sanzioni a tutti i livelli dell'organizzazione calcistica”
L'AIA è soddisfatta del nuovo Statuto Federale?
“E' noto che, in relazione al nuovo statuto federale, l'AIA ha preso una posizione piuttosto intransigente nella richiesta ponderata di una autonomia che da ultimo non era stata presa molto in considerazione. Adesso invece molta autonomia è stata concessa a tutti i livelli anche se non completa. Ed in sede di assemblea, a nome dei 32.000 arbitri italiani, ho dichiarato di essere abbastanza soddisfatti di quanto ottenuto e sopratutto di considerare tutto questo il primo passo verso quella autonomia ancor più completa, tale da rendere l'AIA perfettamente assimilata, per diritti e doveri, a tutte le altre componenti federali”