VAGHI RICORDI DELL'ERA DELLA VALLE
Ci ho pensato a lungo ed avrei avuto la tentazione di lasciare in bianco la mia pagina settimanale su Firenzeviola.it, tanto mi sembra ripetitivo ribadire concetti che dovrebbero servire a commentare le dichiarazioni, sempre identiche, dei dirigenti viola. Come si fa, nel gennaio 2012 a sprecare ancora parole, che siano pronunciate o scritte, per commentare frasi del tipo "La Fiorentina non cede i propri giocatori migliori": "Questa squadra è difficile da migliorare", "In giro ci sono troppi sciacalli"; "I tifosi devono mostrare un maggior attaccamento". Accettare di porsi sullo stesso piano di simili affermazioni mi sembrerebbe quasi come accondiscendere al teatrino che ormai da qualche anno sta andando in scena a Firenze, dentro e intorno alla Fiorentina. E allora, in attesa che Diego Della Valle, come sostiene qualche bene informato, si accorga dell'esistenza dei tifosi della Fiorentina (quelli veri ovviamente) o che suggerisca al fratello Andrea una mossa che, per una volta, ci faccia ascoltare un concetto inedito, vorrei voltarmi alle spalle, per ricordare e ricordarmi insieme a chi legge quanto, in questi anni, Firenze e i fiorentini siano stati vicini ai Della Valle, in certi casi fino al vero e proprio autolesionismo. Mi ricordo del primo campionato in A della nuova era, quando improvvisamente Fiorentina e Juventus diventarono società amicissime con pacche sulle spalle e sorrisi immortalati da fotografi e telecamere fra Diego e Luciano (Moggi), tanto è vero che i migliori "acquisti" di quella stagione furono il prestito di Chiellini e le compartecipazioni di Maresca e Miccoli; ricordo della guerra al palazzo intrapresa da Diego per riformare la Lega, il calcio, lo sport. Ricordo come andò a finire e come la città credette e seguì il suo patron fino alla guerra santa di Calciopoli quando alcuni, molti tifosi, bloccarono la stazione di Campo di Marte per urlare all'Italia intera "Io sto con Della Valle". Poi la Fiorentina prese diciannove punti di penalizzazione, in seguito ridotti a quindici e nessuno mise mai in dubbio l'operato della società (l'unica ad aver implicati in calciopoli i tre dirigenti più importanti). Ricordo di classifiche stravolte per celebrare, giustamente, le imprese della squadre sul campo ma non ricordo nessuno, nemmeno fra i colleghi, che abbia mai fatto notare il motivo per cui la Fiorentina abbia conquistato quattro Champions sul campo ma ne abbia giocate solo due. Ricordo gli annunci: "Scudetto nel 2011", "Staremo stabilmente in Europa", "La Fiorentina non vende i migliori", "Per uno che parte ne arriverà uno più forte". Ricordo che nella Fiorentina hanno giocato Balzaretti, Maggio, Felipe Melo, Pazzini, Osvaldo, Toni, Mutu, Frey e GIlardino e che oggi vi giocano De Silvestri, Natali, Lazzari, Cerci, Kharja, Felipe e fino a ieri Santiago Silva. Ricordo dei bagni di folla al bar Marisa prima del Liverpool quando lei, dottor Diego, venne a parlare di rosiconi e ricordo i salti mortali di molti per sorvolare diplomaticamente sulla condanna in primo grado a più di un anno al processo penale di Napoli. Anche in questo caso non c'è dubbio che Firenze sia stata con Della Valle. Ricordo altri annunci come quelli sull'autofinanziamento, sulla necessità di rientrare dalle perdite o sul monte ingaggi da snellire ma ricordo anche di quando arrivando a San Piero rinunciò a 25 milioni per Toni e quando mandò suo fratello a rifiutarne 20 per Mutu. Comportamenti antitetici ma nel primo caso la gran parte di Firenze, fra tifosi e colleghi, sostiene che è Corvino a sbagliare tutto, lei invece continua a spendere; nel secondo gli stessi tifosi e colleghi sostennero però che non potevamo rinunciare a Toni (sarebbe arrivato Amauri) né a Mutu poco prima della Champions, conquistata con una splendida rovesciata di Osvaldo mentre il romeno era a Miami. Ricordo le continue esternazioni su Prandelli e quel pomeriggio di comunicati e ricordo come Prandelli divenne, in un'ora, da eroe a traditore e Firenze rispose quasi tutta: "Io sto con Della Valle". Ricordo il patto con la città, che non sta rispettando, accolto, da molti tifosi e molti colleghi, come se fosse il segnale del grande rilancio. Ricordo anche lo stadio a nuvola presentatoci al Four Season e il tremendo tira e molla che ne è scaturito e ricordo che l'ultima volta che ha parlato di stadio e Cittadella è stato per dire che era un capitolo chiuso, un attimo dopo aver definito la Fiorentina un hobby. E ovviamente la grancassa fiorentina si è schierata al suo fianco, spronando Renzi a muoversi e tacciando di interista antiviola il presidente, della Regione, Rossi. Adesso che il terreno ci sarebbe anche, non ricordo una sua parola sullo spazio Mercafir ma ammetto di avere poca memoria. Intanto è arrivato Amauri e, gol più, gol meno, non credo cambi molto.
Leonardo Petri
giornalista di Canale10