THRILLER FIORENTINA, TRA EMERGENZA E PARTITE DA NON SBAGLIARE. IL CASO KOKORIN E GLI ERRORI CHE SI SOMMANO A ERRORI. OCCASIONE CALLEJON, PER SALVARE LA FIORENTINA E RISCRIVERE IL DESTINO
La classifica, i gol presi al 90’, i punti buttati. Le chiacchiere stanno a zero, la Fiorentina ha davanti le due partite più importanti della sua stagione. E non può più sbagliare. Come in una trama di un film thriller, di quelli che ti tiene incollato allo schermo fino all’ultima scena, a rendere tutto maledettamente più difficile ci si è messa anche l’emergenza, con l’attacco - già asfittico - quasi tutto fuori uso e l’ansia che pompa forte in attesa di una partita-verità che nessuno pensava di dover giocare. Il momento è difficilissimo, in tutti - società, squadra, allenatore, tifoseria - c’è la consapevolezza che il rischio è alto, anche e soprattutto perché la Fiorentina continua a perdere, mentre gli altri (Cagliari in primis) hanno ricominciato a pedalare. Ieri Spezia e Benevento si sono come annullate, oggi invece sarà importante verificare come il Toro avrà reagito al Covid: a Crotone Nicola ha l’opportunità di accorciare ancora le distanze, anche se giocare senza Belotti e con mezza squadra ancora fuori, non sarà una passeggiata. La Fiorentina però è ancora padrona del proprio destino, e questa è ancora una grande vantaggio. A patto di non dilapidare altri punti e di non regalare gol come avvenuto di recente.
La prevedibile, condivisibile e profonda delusione dei tifosi è sfociata nella mini contestazione di ieri pomeriggio, che nelle intenzioni dovrebbe scuotere gli animi viola e tradursi in una prestazione gagliarda, alla caccia di una vittoria che contro una diretta rivale (quasi spacciata, visti i punti in classifica) varrebbe doppio. A costo di essere impopolari, va detto che con la Roma la squadra ha lottato, ce l’ha messa tutta e alla fine avrebbe potuto meritare anche il pari. Col senno di poi, Kokorin non era neppure da mettere in campo e Ribery non era da togliere, ma a costar caro, come a Torino, Genova e Udine, sono stati gli strafalcioni difensivi, una specie di orripilante abitudine che sta contribuendo non poco a scrivere questo sciagurato campionato viola.
A proposito di Sasha, ci sarebbe molto da dire. E da sorridere, se la situazione non fosse così deprimente e pericolosa. A gennaio lo sapevano anche i sassi che ci fosse bisogno di un attaccante pronto subito. Invece è arrivato lui, sponsorizzato da grandi firme nonostante un passato burrascoso e un presente nebuloso, che purtroppo si sta dimostrando inutile in questa corsa salvezza. E così, in una domenica da non fallire, Prandelli si ritrova con Vlahovic, Montiel, Callejon e il giovane Munteanu come unici attaccanti disponibili. Prendete le rose di tutte le altre: non c’è nessun altra squadra di serie A che sia ridotta così, senza alternative e completamente aggrappata a un ragazzo di vent’anni, che sarà bravissimo, ma che da solo non può reggere il peso dell’attacco. Una situazione paradossale che diventa la fotografia di una stagione sbagliata, a cui porre rimedio con una profonda rivoluzione. Tecnica e societaria.
Oggi comunque non è il momento delle polemiche, ma delle risposte. Prandelli ha chiesto pazienza ai suoi, il Parma gioca di rimessa e il rischio è concedergli campo per la troppa voglia di cercare subito il gol. Potrebbe venirne fuori una partita d’attesa, brutta, sporca e cattiva, a meno che un episodio non ne cambi le sorti. Cesare ha anche fatto capire che qualcosa cambierà: stando alle indicazioni della vigilia, giocheranno Eysseric e Borja a supporto di Vlahovic, eppure in panchina, anzi nel dimenticatoio, c’è un certo Callejon, che sarà pure invecchiato rispetto ai tempi di Napoli, ma che in questo triste contesto resta sempre una carta da giocarsi. Il calcio in fondo è strano, a volte basta un guizzo per cambiare il destino e perché no, stavolta potrebbe toccare al vecchio pupillo di Sarri scrivere un’altra pagina della sua storia e cambiare il destino viola. Parma e Benevento: in una settimana, la Fiorentina si gioca il futuro in due autentiche battaglie. E Firenze, anche quella che urla, fa il tifo per lei.