STADIO, CHE FIGURA! ED ORA? SPARIGLIARE E VEDERE SE ROCCO HA ANCORA VOGLIA DI FARLO NUOVO
Dove giocherà la Fiorentina nei prossimi anni lo vedremo, l’unica certezza è che lo stadio che fu il Giovanni Berta (martire della rivoluzione fascista) poi Comunale e dal 1993 Artemio Franchi, sarà un cantiere almeno fino al 2026.
Tuttavia ciò che si può già dire adesso, senza soverchi timori di sbagliare, è che l’amministrazione fiorentina non ha fatto una bella figura, infatti il Comune con presunzione ha prima preso in giro le velleità di Rocco Commisso di costruire un nuovo stadio e poi ha presentato in tromba la sua alternativa che doveva essere fattibile, veloce, conveniente e pure più bella.
Invece questa alternativa ‘politica’, la chiameremo così per intenderci, non solo comporta il sacrificio di due o tre stagioni sportive sull’altare dei tempi di realizzazione, ma lascia perplessi gli austeri contabili europei i quali, come molti di noi fiorentini prima di loro, si sono detti perplessi sul perché dinanzi alla possibilità di un privato che spende soldi suoi per uno stadio si preferisca respingerne l’offerta usando soldi pubblici in parte presi a prestito dai fondi comunitari.
No, non torna. E infatti in Europa hanno intimato l’alt dicendo di volerci vedere chiaro. Ma facciamo un piccolo passo indietro: gli angloamericani eccellono in alcune cose, in altre molto meno, la loro cultura è per lo meno discutibile, specie nelle sue più recenti manifestazioni, pensiamo alla cosiddetta Cancel culture e a movimenti come il black lives matter portato alle più estreme conseguenze: è di questi giorni la notizia che l’importante giornale inglese The Guardian ha chiesto scusa, addirittura con una lunga e articolata auto inchiesta perché alcuni dei suoi fondatori avrebbero avuto a che fare, nell’800, con la schiavitù, un’idiozia!
Ma è indubbio come essi primeggino nell’organizzazione e nella fruizione dello sport e dello spettacolo. In tal senso sarebbe convenuto a Firenze e alla Fiorentina che a Rocco Commisso fosse consentito di sviluppare il suo progetto stadio, visto che se lo pagava pure, ovviamente nel pieno rispetto delle norme ed entro i paletti che queste consentono, ca va sans dire.
Ormai è palpabile l’imbarazzo del sindaco Nardella che non azzarda neppure più pronostici ed ha molte meno certezze di appena qualche mese fa.
Ma detto di problemi, imbarazzi ed errori la domanda è: ora che si fa? Una strada sarebbe quella di sparigliare, come al gioco della scopa e dello scopone. Ora, d’accordo che George Bush disse che gli Stati Uniti non devono mai chiedere scusa, a proposito di idiozie.
Qui siamo in Italia e intanto sarebbe d’uopo chiedere scusa a Commisso per tutto il tempo perduto e le parole a vanvera, per averlo portato in giro dalla Mercafir a Campi Bisenzio passando per Campo di Marte, dipoi cercare con lui, Palazzo Vecchio e Fiorentina insieme, una soluzione fattibile, in pratica un luogo preciso per il quale l’amministrazione si impegni pubblicamente a spianare la strada al privato e a detto privato lasciare il controllo, senza il quale Commisso ha sempre detto non voler tirar fuori un euro.
Insomma chiudere definitivamente il capitolo rabbercio ( o restyling per chi parla forbito) del Franchi e riaprire da capo quello stadio nuovo.
Un sogno che personalmente ho sentito vagheggiare per primo da quella squisita persona che era il presidente viola Gino Salica, correva l’anno 2003.
Del resto ormai la figuraccia è fatta, ma bisogna salvare il prossimo triennio di vita della Fiorentina che ha la necessità di sapere dove andrà a giocare per due o tre campionati.
Poi certo bisognerà vedere se Commisso dopo che ha già investito somme ingenti nel Violapark avrebbe voglia di spendere qualche altro centinaio di milioni di euro per uno stadio nuovo, ad ogni modo si spera che tutti abbiamo imparato la lezione, l’esasperato uso politico del calcio ha da finire, visto che ci sono già abbastanza armi di distrazione di massa, la politica ha da pensare al bene della collettività e come diceva Einaudi non tanto alle prossime elezioni bensì alle prossime generazioni e, aggiungiamo noi, non ad intestarsi un’opera pubblica pagata coi soldi dei cittadini, italiani o europei che siano.
Dovrebbe smettere di voler mettere guinzaglio e museruola al privato per mantenerlo sotto il proprio giogo, e anche la gente ha da svegliarsi perché se all’animale politico comunista, fascista o democristiano piace apparire nelle foto di tribuna dello stadio è perché ciò ha presa forte sul popolo bucolico.
Infine, che per una società sia un problema grande non avere certezze su dove giocherà la squadra per alcune stagioni è un fatto plastico, incontestabile, lapalissiano.
Eppure non è il caso che si faccia a gara ad essere più realisti del re mettendo le mani avanti sul fatto che il club non potendo programmare farà un mercato di ridimensionamento.
Se Commisso necessiterà di scuse per disinvestire sarà bravissimo a trovarsele da solo, la corsa al salvataggio non richiesto del miliardario è triste a vedersi.