Solo un punto tra i viola e i nerazzurri, ma il Pisa è squadra, la Fiorentina non ancora. Otto giorni decisivi per i viola, che hanno un ricordo incoraggiante, il derby dell'86

Preparando il derby di Pisa, alla Fiorentina conviene partire dalla classifica e subito dopo dal calendario. La classifica dice che il Pisa, un punto in quattro partite e -3 di differenza-reti, è diciannovesimo; la Fiorentina, due punti sempre in quattro giornate, stessa differenza-reti -3, è diciassettesima. Al Viola Park non c’è da volare troppo in alto. Poi il calendario prima della sosta: domani la trasferta di Pisa, giovedì 2 ottobre il debutto in Conference League contro il Sigma Olomouc (da vincere perché il resto del programma è un po’ meno agevole), domenica 5 la sfida con la Roma. Otto giorni definitivi: o la Fiorentina riparte o affonda con le sue ambizioni. Un piccolo vantaggio per i viola potrebbe essere legato proprio al calendario, quello del Pisa, che ha giocato lunedì sera a Napoli, giovedì sera a Torino in Coppa Italia e domani pomeriggio incontrerà la Fiorentina. Tre partite in sette giorni per una squadra che non è abituata a questo ritmo possono incidere in qualche modo. Non tanto per la stanchezza fisica, visto che Gilardino a Torino ha cambiato quasi tutta la formazione (è rimasto solo Canestrelli) rispetto alla trasferta di Napoli, semmai per un po’ di stress in più.
Un altro modo per la squadra di Pioli di inquadrare bene la pericolosità di questo derby è quello di rileggere il cammino dei suoi avversari in campionato. Il Pisa ha pareggiato (1-1) al debutto di Bergamo; ha perso (0-1) la prima in casa contro la Roma per una magia di Soulé ma facendo sudare i giallorossi in difficoltà soprattutto nel primo tempo; ha perso (0-1) ancora all’Arena contro l’Udinese sbagliando tre nitide occasioni da gol; e ha perso (2-3) al Maradona contro il Napoli facendo soffrire i campioni d’Italia fino al ‘90 e con un rigore negato (cit. Rocchi). Il Pisa non è mai stato stracciato, non è mai stato in balìa dell’avversario e non è mai uscito dalla partita. Tecnicamente è una squadra modesta, ma è una squadra e qui sta la vera differenza con la Fiorentina. Ha un’identità, un’idea di base, un carattere forte e lo spirito giusto per lottare per la salvezza, tutto quello che sta mancando ai viola per puntare a più ambiziosi traguardi. La Fiorentina troverà due ex, Nzola (a segno su rigore al Maradona) e Cuadrado che, titolare giovedì scorso, dovrebbe cominciare dalla panchina. Ma troverà anche un clima infuocato che aiuterà la squadra di casa.
Tutti aspettano da un momento all’altro il guizzo di Pioli, ovvero la soluzione dei problemi che stanno frenando la sua squadra. Problemi numerosi: molti giocatori con una scadente condizione fisica (Comuzzo, Pongracic, Fagioli, Dzeko, Gudmundsson, Piccoli, Sohm, ma nemmeno Gosens sta brillando come l’anno scorso), squilibrio fra i reparti, Kean che non fa gol con la maglia viola (dopo quattro giornate del campionato scorso era già a quota due) ma che ha segnato tre volte con la maglia azzurra, Gudmundsson scomparso dai radar fra un infortunio e l’altro, modulo incerto, mancanza di carattere, difficoltà a mantenere il vantaggio, e potremmo andare avanti ancora un po’.
C’è un vecchio derby che questa Fiorentina dovrebbe prendere come esempio. È quello del 27 aprile 1986, ultima giornata di campionato. Per salvarsi il Pisa allenato da un ex viola, Vincenzo Guerini, deve vincere e sperare che l’Udinese perda in casa o almeno faccia pari per giocare lo spareggio contro i friulani; per entrare in Coppa Uefa, la Fiorentina allenata da un ex pisano, Aldo Agroppi, deve vincere. Dopo un’ora, gol del nerazzurro napoletano Ciro Muro, un minuto dopo rigore per i viola. Mentre le cancellate della curva degli ultrà pisani stanno spaventosamente ondeggiando, Passarella va sul dischetto e fa uno a uno. Ancora qualche minuto e ancora il caudillo su punizione segna il 2-1. Pisa in B, Fiorentina in Uefa. E Passarella, che quel giorno batte il record di Facchetti dei gol realizzati da un difensore in Serie A, aveva già firmato per l’Inter, finita fuori dall’Europa proprio per le sue due reti. L’Inter ci rientrerà solo perché la Roma, vincendo la Coppa Italia e iscrivendosi alla Coppa delle Coppe, libererà un posto in Coppa Uefa. Sono passati trentaquattro anni, altri tempi, altre storie, altra Fiorentina.
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