SI VA IN CERCA DI GLORIE ALL’EST, GUARDANDO AL VOLO DELLA COLOMBINA, E IL MISTER SUONA LA CARICA PER IL FINALE

13.04.2023 10:05 di  Stefano Prizio  Twitter:    vedi letture
SI VA IN CERCA DI GLORIE ALL’EST, GUARDANDO AL VOLO DELLA COLOMBINA, E IL MISTER SUONA LA CARICA PER IL FINALE
FirenzeViola.it

Ed eccoci al giorno della sfida in Polonia col Lech Poznan: si va in cerca di glorie all’est, diremmo giocando sull’assonanza con un vecchio coro di curva piuttosto triviale e sessista.

Si va all’est quindi, l’Occidente si è occupato del mondo attorno all’Io ed è diventato materialista; l’Oriente ha scavato nell’Io ed è diventato spirituale, disse il grande giornalista e scrittore fiorentino Tiziano Terzani.

Principiamo con una sua citazione poiché egli fu uno di noi, nato in via Pisana, tifoso viola per altro, che trovò all’est la sua fortuna ed identità, proprio come tenterà di fare la Fiorentina proseguendo il suo cammino in Conference passando da Poznan.

Che poi  guardando ai segni del cielo, come fossimo novelli auguri, si può dire che il volo della colombina nello scoppio del carro del giorno di Pasqua è un volo da tre trofei per quanto è stato perfetto, intendendo per i tre trofei la Conference, la Coppa Italia e pure la Supercoppa ( siete autorizzati a praticare preventivi scongiuri).

E poiché va di moda il giochino del se potessi scegliere quale coppa sceglieresti di vincere, diciamo pure che malgrado vincere la coppa nazionale aprirebbe alla possibilità di concorrere per la Supercoppa, opteremmo per la Conference, ma non solo per i guadagni immediati garantiti al club dalla Uefa nell’augurabile caso, ma anche per il prestigio internazionale, che poi aumenta le ambizioni, che ne deriverebbe, ma ripetiamo che siccome l’appetito vien mangiando, guardando alla bella colombina non è soverchio sognare di papparsi tutto il piatto, anzi tutti e tre.

Superstizione del cronista?

Forse, del resto Trotsky affermava che nessuno è più superstizioso degli scettici. E comunque sia, la scaramanzia non ha granchè senso perché quella di Italiano è una squadra che si è solidificata come una buona torta messa  in frigo e tirata fuori  a tempo è uscita dai freddi bella, fragrante e saporitissima.

Il vantaggio infatti è che nelle ultime uscite, specie con lo Spezia ( gara che si badi bene non è una sconfitta bensì un buon pari arrivato dopo una lunga teoria di vittorie perciò non deve suscitar rammarico).

Si diceva come ultimamente il tecnico viola abbia potuto raccogliere una buona serie di indicazioni preziose in vista della partita in Polonia, segnali di cattiva, ma anche di buona forma, ad esempio non ci stupirebbe vedere Brekalo dall’inizio ( o comunque utilizzato per dei buoni minuti), visto il bel piglio mostrato nell’ultima a Firenze, a differenza per esempio dello spento Sottil.

Perciò gran rispetto per la sfida di Poznan che specialmente nel suo bell’impianto ( a proposito del quale è giusto che venga in mente qualche domanda viste tutte le difficoltà del progetto fiorentino di nuovo stadio) è squadra tignosa, rispetto si, ma non paura, bensì coscienza dei propri mezzi fondati sul percorso che la Fiorentina ha saputo fare finora.

Già, si diceva del Poznan che in casa non ha mai perso in Conference, insomma non v’è chi neghi si tratti di un avversario ostico, ai ragazzi viola quindi si richiede l’impresa, ma del resto a questo punto della stagione è tutto un redde rationem, ogni sfida è cruciale e decisiva, specialmente in una competizione dalla struttura verticale come la Conference e come nell’ascesa di una parete rocciosa, ogni spigolo, ogni spuntone è un passaggio essenziale, così in questa Conference ogni avversario è un passaggio fondamentale verso il traguardo, tale clima da fine dell’anno scolastico lo percepisce anche mister Italiano che  nell’allenamento della vigilia del match, in un clima disteso ed evidentemente allegro ha detto ai suoi giocatori: ‘ Mancano 53 giorni alla fine, non molliamo adesso’, parole che suonano come la miglior carica per la truppa dei ragazzi viola.

L’essere umano del resto avendo gli occhi posizionati sul viso può, per conformazione naturale, guardare solo innanzi, non a caso Nietzsche scrisse l’aforisma: quanto manca alla vetta?

Tu sali e non pensarci.