PASQUA VIOLA, CHE DELUSIONE. STAGIONE BRUTTA, POCO DA SALVARE. ORA C'È IN BALLO LA DIGNITÀ. LA SOCIETÀ RIFLETTA SU MAZZOLENI E SUL PROPRIO PESO POLITICO...

17.04.2017 00:00 di  Mario Tenerani   vedi letture
PASQUA VIOLA, CHE DELUSIONE. STAGIONE BRUTTA, POCO DA SALVARE. ORA C'È IN BALLO LA DIGNITÀ. LA SOCIETÀ RIFLETTA SU MAZZOLENI E SUL PROPRIO PESO POLITICO...
FirenzeViola.it
© foto di Federico De Luca

L'argomento preferito dei fiorentini è la squadra del cuore. La Fiorentina va avanti a tutto - questo secondo qualcuno potrebbe anche essere il limite di una comunità -, ma non in questa Pasqua. I tifosi masticano fiele, tra delusione, che ormai si declina in rassegnazione, e rabbia. No, zero voglia di parlare di Fiorentina. La misura è colma. L'ennesima frenata in una stagione fallimentare, spesa all'insegna di alti e bassi, più i secondi dei primi, sulle montagne russe della discontinuità. Quando pareva che la marcia fosse ripartita, ecco dietro l'angolo sbucare l'Empoli che non vinceva a Firenze dal settembre1997... Dunque, meglio tacere. Il sogno di molti, per non dire tutti, è la speranza che il campionato finisca il prima possibile. Chi ama la Fiorentina è sfinito. 

Resta poco da salvare: l'esordio di Chiesa è certamente la cartolina più bella. Un'altra è la conferma di Bernardeschi ad alti livelli. Mettiamoci la vittoria sulla Juventus che a Firenze ha un retrogusto particolare soprattutto in un periodo in cui gli odiati avversari sembrano invincibili. Il resto è noia, avrebbe cantato il maestro Califano. Poco rock, molta nenia. Colpa di tutti, sia chiaro. Con un peccato originale sul quale si discuterà ancora a lungo: un rapporto sbagliato tra allenatore e società che ha condizionato il cammino fin dall'inizio. Storia di picche e ripicche che hanno avvelenato i pozzi. Forse l'elemento che resta in dote è una lezione per il futuro: la stagione è stata una collezioni di errori. Dalla scrivania al campo, passando per la panchina. 

Il successo ha bisogno della chimica giusta, senza quella non si va da nessuna parte. Ci siamo imbattuti in pochi volti distesi da luglio scorso ad oggi. Molti mal di pancia, invece. Troppi per alimentare un sogno di rimonta. I viola sono a 6 punti dal Milan (diciamo 7 perché gli scontri diretti sorridono a Montella) a 6 giornate dalla fine: in queste condizioni l'Europa è svanita, salvo clamorose sorprese. Un po' come sperare di sbancare il Superenalotto... Per dare un senso a questo ultimo segmento di percorso, conviene pensare a salvare la dignità dell'ottavo posto - utile per il tabellone di Coppa Italia -, provando magari ad avvicinare l'Inter (settima) che sabato giocherà al Franchi. 

La Fiorentina ha perso il derby perché ha giocato peggio dell'Empoli. Martusciello ha dato una lezione di calcio a Sousa, su questo ci sono pochi dubbi. Ma la sfida del sabato pasquale è stata decisa anche dagli errori-orrori di Mazzoleni e dei suoi collaboratori:  maglia nera per Calvarese, l'addizionale che si è inventato il rigore per l'Empoli. Tutto questo avveniva mentre in tribuna mancava lo stato maggiore della società, a cominciare dalla proprietà. 

Qui si innesta un altro ragionamento: intanto sarebbe cosa di buon senso se patron e vertice del club fossero il più possibile al seguito della squadra, in casa e trasferta. Non fosse altro per un segnale di forza da mandare a tutte le componenti del calcio. Soprattutto quando si gioca una partita che mette in palio la prossima partecipazione ad una coppa europea. 
La sensazione è che dal 2002 ad oggi lo scenario non sia cambiato molto: il peso politico della Fiorentina, nonostante una proprietà prestigiosa e una città alle spalle di rilevanza mondiale, è leggero. Ecco, la società dovrebbe fare una riflessione profonda sul modo di relazionarsi e di muoversi nel palazzo del calcio. Farsi maltrattare da un Mazzoleni qualsiasi, nel proprio stadio e davanti alla propria gente, francamente è poco incoraggiante... Della Valle meditate.