OK PER IL FUTURO, MA OCCHIO RAGAZZI CHE C'È DA SALVARE LE PENNE
Col rischio di mutuare Pinocchio la favola esoterica e iniziatica di Carlo Lorenzini, dove il grillo parlante finisce schiacciato, ci pare doveroso ricordare che a parte Il mercato (che sarà una rivoluzione), l’allenatore (più Gattuso o un tecnico senza pretese di grandi potenziamenti), Vlahovic (che con tutti quei gol resta se e solo se lo vuole), lo stadio nuovo (ormai una chimera), insomma il futuro, c’è ancora un campionato da concludere e una salvezza da acciuffare, salvezza possibile, probabile, ma non scontata.
Sarà colpa dell’etica cristiana che derubrica il passato, insegna a sopportare il presente e ammaestra a sperare nel futuro che è l’al di là.
Ma specie sui media fiorentini l’è tutto un fiorir di scenari sul futuro, mentre si parla poco delle prossime gare nelle quali si decide la salvezza della Fiorentina in questo ennesimo finale sofferto di campionato,
Siccome Rocco Commisso è giunto dall’America, allora in società si parlerà del futuro, solo e soltanto il futuro, così recita la vulgata.
Scordando che per la sacrosanta programmazione, come ci hanno insegnato questi tempi virulenti, ci si può ben sentire attraverso il web o al telefono, senza bisogno di vedersi per forza ‘ in presenza’, espressione della neolingua del virus.
Il padrone è si trasvolato sull’Atlantico, ma forse più per seguire da vicino la squadra e aiutarla moralmente con la sua affettuosa presenza, che per disegnare la Fiorentina che verrà, cosa magari già fatta nei mesi scorsi.
E’ di queste ore e giorni che convien parlare, ore e giorni da vivere sportivamente, con chi c’è: un allenatore dal cappellino appiccicato in capo, un gruppo con dei limiti evidenti, ma che ad oggi e fino a fine campionato, difende i colori viola, con spirito pugnace e dignità (almeno quasi sempre).
Probabile che molti di loro andranno via e non saranno granchè rimpianti, ma ad oggi sono loro la Fiorentina che deve salvarsi.
E si salverà.
Poi il futuro si muterà in presente e ne parleremo a tempo debito: sciogliendo in primis il rebus allenatore, poi i dubbi sul centravanti, con l’augurio che la bella storia del tuonante giovane serbo, non diventi un tormentone, e infine tornerà persino il tempo in cui riciccerà fuori il tema stadio, poiché la politica vive di suggestioni da tentare di dare in pasto al popolo e quella del nuovo grande impianto a Firenze è un ‘sempre verde’ delle belle storie da narrare attorno ai falò fiorentini.
Intanto l’aurea regola è pensare gara per gara, senza troppi calcoli o taumaturgiche tabelle, tanto è evidente che con 30 punti miserelli in classifica e una manciata di gare alla fine, ogni vittoria che dovesse venire, sarà una festa e ogni pareggio, un ottimo punto che muove la graduatoria, che poi la Fiorentina deve fare molta della sua corsa sulle altre, augurandosi le sfortune delle contendenti alla salvezza, fatto tristanzuolo che rimanda la memoria a quei mariti con la radiolina all’orecchio, nei caldi meriggi di primavera inoltrata, che tra una strattonata e l’altra del braccio da parte delle ingrugnite consorti, udivano le ultime dei collegamenti dai vari campi italiani, senza mascherina, ma con la schedina in tasca.
Immagini di tempi in cui il virus, era al massimo un malanno di stagione e lo sport nazionale del pallone, un gioco meno scontato e più romantico di quello che è oggi.