IL BLUE MONDAY VIOLA: UNDICI PUNTI DI RITARDO SUI QUALI RIFLETTERE
A queste latitudini il lunedì che apre la seconda metà di gennaio, il terzo del mese, è di tonalità ancora più scure del blu. Il cosiddetto blu monday, considerato il giorno più malinconico dell’anno per tutta una serie di diverse convergenze economico-emozionali, sembra sposarsi alla perfezione con lo stato d’animo dei tifosi viola, abbattuti non solo dalla doppietta di Dybala ma anche dal limbo emotivo in cui la Fiorentina sembra essere (ri)caduta. Inutile girare troppo intorno all’atmosfera che aleggia sull’intero programma sportivo viola, e a pensarci bene stavolta non è nemmeno l’ambiente mediatico a soffiare troppo sul fuoco.
A giudicare da commenti social e reazioni varie sono sempre meno gli ottimisti e sempre di più gli scettici su un futuro che il club viola fatica a dipingere. D’altronde nell’anno che doveva essere di consolidamento al ritorno in Europa gli 11 punti di distanza dal settimo posto in campionato non possono che picconare speranze e sogni di gloria. Insomma in queste condizioni non sarebbe un male prendere atto di una flessione importante nel rapporto tra questa proprietà, la sua dirigenza e la piazza, magari provando a smorzare qualche tono e cercando di ristabilire un rapporto più trasparente anche in virtù delle prossime mosse.
Anche perché seppure ancora debba esser scritto e deciso molto sul mercato, Gonzalez incluso, è sulle eventuali contromosse che i dubbi della maggioranza del tifo si fanno legittimi, più che per pregiudizi personali per pura esperienza (dolorosa) legata alle scelte del passato.
Se in attacco la sostituzione di Vlahovic resta una ferita aperta, se in mezzo al campo il solo rilancio di Amrabat non è bastato a cancellare la mancanza di Torreira, se in difesa sembrano mancare alternative ai tre centrali Quarta, Igor, Milenkovic ma anche a esterni che faticano (da Dodò a Venuti passando per Biraghi forse l’unica nota positiva dell’anno è rimasta la continuità di Terzic) e se pure in porta non è ben chiaro il ruolo di Gollini significa che da oltre un anno a questa parte la nave viola ha perso la sua rotta, fosse solo perché determinati calcoli necessari alla navigazione forniscono risultati lontani dalla crociera immaginata qualche mese fa.
Ecco, di fronte a numeri e statistiche che meglio di qualsiasi altro aspetto raccontano di difficoltà importanti cambiare idea e prospettiva sul mercato suonerebbe più come una riflessione intelligente da fare in linea ai tanti pareri tra loro convergenti (quelli indirizzati a cercare una punta che sia Belotti o Beto o ancora Arnautovic comunque tutti difficilmente raggiungibili) che non la smentita alle certezze dell’ultima estate.
Sotto questo profilo spetta allora a società e dirigenza raddrizzare una situazione che si fa giorno dopo giorno sempre più deludente, in primo luogo per un rapporto sfilacciato con chi riempie il Franchi (con medie da 30.000 presenze anche nelle prime due gare dell’anno) ma anche per risultati che oggi obbligano la squadra ad aggrapparsi alle coppe per dare un senso alla propria stagione (che è strada comunque complessa da affrontare, giusto per ricordarlo). Contando il momento di riflessione quasi catartica che vive il club, alle prese con un mercato invernale che vede Nico Gonzalez ancora al centro dell’attenzione andare avanti a oltranza su convinzioni fragili rischia di diventare diabolico.
Al contrario regalare un pizzico di chiarezza in più su obiettivi e indirizzi, peraltro nell’anno in cui per la prima volta nella storia il club si doterà di un centro sportivo fondamentale nella crescita dei giovani, può diventare il miglior modo per immaginare il superamento di un crollo di consensi che soltanto 4 anni fa, all’arrivo di Commisso, sarebbe parso pura utopia.