FIORENTINA, UNA FINALE MERITATA E QUELLA CONVINZIONE DI POTER VINCERE. ITALIANO, TRIENNIO UNICO: COMUNQUE VADA È STATO UN SUCCESSO. MONZA, PALLADINO OSSERVATO SPECIALE

12.05.2024 10:55 di  Luca Cilli   vedi letture
FIORENTINA, UNA FINALE MERITATA E QUELLA CONVINZIONE DI POTER VINCERE. ITALIANO, TRIENNIO UNICO: COMUNQUE VADA È STATO UN SUCCESSO. MONZA, PALLADINO OSSERVATO SPECIALE

É stata una notte bellissima quella di Bruges, di quelle che fanno battere forte il cuore ed emozionare. Che lasciano tante sensazioni positive, una felicità immensa, dei sogni di gloria assolutamente leciti e diverse certezze affinché tutto possa trasformarsi in realtà. Perché questa Fiorentina sul campo, specialmente in Europa, è riuscita a dimostrare non solo in Belgio ma durante tutto il suo percorso di essere una squadra in grado di poter ambire a vincere la Conference League. A differenza della finale persa nella scorsa stagione, ad Atene questa Fiorentina può cambiare il corso degli eventi e di conseguenza della sua storia. Non perché sia una squadra più forte rispetto a quella sconfitta con una marea di rimpianti dal West Ham, ma per il fatto che può contare su un anno di esperienza europea in più e alcune consapevolezze acquisite durante il percorso che hanno alzato - e anche di parecchio - l’autostima di un gruppo consapevole del fatto che mai come in questa circostanza vincere è assolutamente possibile. Si può fare, si deve fare. Per la Fiorentina, per la società, per i tifosi, per la storia personale di ogni singolo calciatore e dell’allenatore (che merita un capitolo a parte). La differenza, e nemmeno sottile, sta tutta nel non accontentarsi dell’essere arrivati per il secondo anno consecutivo in fondo al torneo - cosa peraltro nemmeno scontata - ma di voler vincere a tutti i costi con l’Olympiakos e conquistare quel trofeo che manca per chiudere il cerchio intorno all’ultimo triennio e renderlo davvero speciale. Non sarebbe un premio per il lavoro fatto nel corso del tempo ma il giusto riconoscimento per ciò che è stato portato avanti durante tutti questi mesi vissuti fra alti e bassi, sbagli cronici e difetti strutturali mai risolti, punti di forza e resilienza. Merito, meritocrazia, niente arriva per caso. Anche qui la differenza non è sottile, questione di dettagli e punti di vista.

Capitolo Italiano In ordine di importanza sarebbe il primo in assoluto. Per capire la storia e l’evoluzione di questa Fiorentina infatti bisogna partire necessariamente dall’allenatore. Il vero punto di forza, ma non solamente dal post Bruges, è sempre stato Vincenzo da Karlsruhe. Al suo arrivo ha ereditato una squadra che nel migliore dei casi bivaccava senza meta nella mediocrità del centro classifica. Una roba non accettabile per una realtà e una piazza come Firenze. In oltre 30 mesi di lavoro, idee, progetti, crescita ed evoluzioni la lascerà con due finali di Conference League consecutive, una di Coppa Italia e spera in cuor suo con una coppa in più in bacheca. L’obiettivo prioritario prima di intraprendere una nuova esperienza. La Fiorentina ha dato tanto a Italiano. Come l’opportunità di lavorare in una big, affrontare le competizioni europee, crescere professionalmente arricchendo il proprio bagaglio di conoscenze. La Fiorentina ha dato tanto a Italiano ma non tutto. Una punta vera per il post Vlahovic, giusto per fare un esempio. Un paio di difensori centrali di spessore, per farne un altro. Altrettanti esterni offensivi di qualità per non dipendere solo ed esclusivamente da Nico Gonzalez. Poco o niente di tutto questo, fra acquisti sbagliati e richieste rimaste disattese. Italiano alla Fiorentina ha dato tutto. È riuscito ad ottenere più del massimo dai vari gruppi di calciatori avuti a disposizione, ha coperto in parte limiti e criticità evidenti e note, ottenuto risultati di rilievo attraverso il suo gioco e il suo modo di vedere e interpretare il calcio. Senza dubbio offensivo e propositivo. Anche troppo a volte, tanto è vero che spesso spesso determinate partite sono sfuggite proprio per una mancanza di un piano alternativo. Magari più orientato a controllare e gestire la partita. È un suo limite. Ma se dovesse riuscire ad abbinare una giusta fase difensiva a quello offensiva (che sa fare benissimo), bilanciare in allenamento il lavoro con la palla con quello fisico, comprendere che talvolta il risultato conta più della prestazione specialmente in determinati contesti, Vincenzo Italiano diventerà un allenatore top. Le potenzialità le ha, a Firenze lo ha dimostrato. E adesso con la Fiorentina vuole vincere. Conta parecchio anche per lui.

Osservato speciale Inutile girarci intorno: nella testa del gruppo c’è solamente la finale contro l’Olympiakos. Da preparare mentalmente e tatticamente con larghissimo anticipo. Ed è giusto così, perché adesso conta solamente la partita di Atene che può cambiare tutto, compreso il futuro. Partendo da questo presupposto, e dovendo fare delle scelte anche conservative, pur se il campionato offre ancora aritmeticamente delle opportunità per quanto riguarda l’ottavo posto le ultime partite prima della fine della stagione saranno solamente utili per allenarsi e mantenere alta la concentrazione. Quella con il Monza però è una sfida particolare: occhio a Raffaele Palladino, uno dei giovani allenatori più in voga del momento. Tanto è vero che è uno dei profili individuati dalla Fiorentina per sostituire Italiano. In due anni in Brianza Palladino ha dimostrato di avere idee moderne, capacità di giocare con più soluzioni tattiche e saper valorizzare i calciatori a sua disposizione. Sia quelli giovani, giovanissimi, ma ha saputo rilanciare anche i più esperti. Cosa da non sottovalutare: ha già un campionato e mezzo di Serie A alle spalle ed è pronto per un salto in avanti. Rispetto ad Aquilani, altro allenatore valutato dai dirigenti, può avere qualcosa in più. Sarà interessante dunque vedere l’incrocio fra il presente, Italiano, e il possibile futuro, Palladino.