È L’ORA DELLA VERITÀ. RIBERY PER TRASCINARE, VLAHOVIC PER LA DOPPIA CIFRA. TUTTI PER LA SALVEZZA. GIÙ LE MANI DAL VIOLA PARK
Fischia il treno mentre arriva alla prima stazione della salvezza, sul cartello c’è scritto Benevento. E’ la prima delle 12 rimaste. Vanno conquistate una ad una. Punti che valgono la Serie A anche se adesso la paura è tanta. Ma Terim vent’anni fa, esaltando lo spirito della sua squadra, ricordava spesso che “la paura non aiuta a non morire”. Va ricacciata indietro, la Fiorentina non può diventarne prigioniera. Deve ricordarsi di avere certi valori in squadra, elementi di cui sono sprovviste molte delle dirette concorrenti iscritte al campionato della sopravvivenza.
Quando una formazione come la Fiorentina, partita con ben altre aspettative, si ritrova impantanata nella zona più brutta della classifica, tutto purtroppo si azzera. Qualsiasi avversario, a cominciare dal Benevento, assume le sembianze del Paris Saint Germain o del Bayern. E’ il panico che trasforma tutto, l’incertezza diventa la peggiore compagnia possibile. Non resta che provare a ricordarsi dei propri mezzi, qualità tecniche che nel momento del bisogno possono risolvere la partita più complicata dell’anno.
Il tema del gioco, inteso nell’accezione estetica, va accantonato. La Fiorentina per mille ragioni e tanti colpevoli non è riuscito ad averlo fino ad oggi e per tanto non lo avrà fino al 23 maggio. Purtroppo i viola non hanno nemmeno una codice di gioco che possa contraddistinguerli. Per fare un esempio, persino il Crotone, che sta molto peggio della Fiorentina perché ha già un piede in B, è comunque riconoscibile nella sua trama, nonostante che i calabresi siano passati da Stroppa a Cosmi. La Fiorentina adesso può solo stare ordinata sul campo, come le chiede Cesare Prandelli, compatta, pronta a contendere ogni singola palla come fosse quella decisiva per la vittoria, spezzando il gioco e ripartendo. Con poco fraseggio e molta sostanza, puntando la porta avversaria come fosse la realizzazione dello scopo di una vita. Con i propri limiti, tanti, e pochissimi pregi, ma con la ferocia di chi deve portare la pelle a casa. Stop, nulla di più, niente di diverso. E poi, ma il discorso ci porterebbe fuori strada, vorremmo capire fino in fondo quali sarebbero le squadre che giocano un bel calcio in Italia, ad eccezione dell’Atalanta, unica formazione europea. Fermiamoci qui.
La Fiorentina non ha una identità precisa, ma ora se ne può fare anche a meno. Si possono ottenere i risultati che servono per la salvezza con lo spirito e un’applicazione feroce: seguendo quelle poche idee, ma chiare, impartite da Prandelli. Cesare è il primo a non essere contento della sua media punti, ma è anche maledettamene coinvolto in questa avventura. Si sta spendendo e sta prosciugando il suo grande serbatoio energetico. E’ dentro questa battaglia anche se sa che potrebbe essere a tempo, scadenza fine campionato. Va bene così perché la missione è salvare i viola, poi si vedrà. E’ un soldato di Firenze, sempre a disposizione della causa viola. Certi errori che inevitabilmente un allenatore fa, Cesare li ha commessi anche per troppa partecipazione emotiva. Questo è un segno plus, non minus.
Torna Ribery, con esperienza e voglia, punti imprescindibili per aiutare la Fiorentina. Poiché il francese è un altro che ci sente veramente, da lui ora che il gioco si fa più duro ci aspettiamo molto. Sarà al fianco del suo fratello minore, ci sono 17 anni di differenza - quasi un figlio -, Vlahovic. Nel deserto delle occasioni da gol prodotte dalla Fiorentina, quando si vede un lampo di solito si manifesta con un assist illuminante del fuoriclasse transalpino per il ragazzo dei Balcani. Ribery dovrà trascinare la Fiorentina, Dusan dovrà cercare il gol della doppia cifra che gli consentirebbe di diventare il terzo serbo, dopo Milinkovic Savic e Ljajic, a segno con un minimo di 10 reti in una stagione. Vlahovic col Parma non ha segnato, ma da solo ha fatto a sportellate con la difesa del Parma. Non ha mai tirato in porta perché non gli hanno dato una palla, ma lui l’ha cercata con la forza della disperazione. Voleva quella giusta, è andata male. Non importa, se Dusan è questo significa che la maturazione agonistica è a buon punto. Sarà giudicato per i gol perché gli attaccanti hanno questa piacevole condanna, ma nel calcio di oggi serve anche altro e lui pare avviato a possederlo.
Gli altri viola, dietro al tandem offensivo, dovranno giocare per quelli davanti e soprattutto per la salvezza. Tutti insieme. Il segnale mandato al 90’ quando il Parma è passato in vantaggio è stato quello di compattezza. Il gruppo è coeso altrimenti non avrebbe giocato gli ultimi 5 minuti con la rabbia di chi sta subendo un’ingiustizia.
Si conclude la settimana del ricorso di Italia Nostra nato per chiedere al presidente della Repubblica - che beninteso nel contempo avrebbe problemi più cogenti e delicati da risolvere rispetto ai capricci di questa associazione - la sospensione dei lavori del Viola Park, richiamando termini molto conosciuti come speculazione e interesse pubblico. Molti cittadini e tifosi o cittadini-tifosi non hanno compreso la ragione di un ricorso del genere, davanti ad un iter che ha trovato dopo un’ampia sintesi il favore di tutti gli enti interessati, fino alla Soprintendenza che ha con i “no” una frequentazione assidua. Ma stavolta ha detto si a questa straordinaria infrastruttura. Il Viola Park valorizzerà una zona già bella per status, Bagno a Ripoli, e avrà ricadute economiche su tutta la comunità ripolese. Non è necessario scomodare Pico della Mirandola per comprenderlo… Una distesa di campi da calcio, con poche e quasi interrate strutture che si confondono col paesaggio fino a formare un solo scenario, che di impattante non hanno nulla. Senza dimenticare che al di là dei benefici delle prime squadre di uomini e donne, ci saranno tanti bambini e ragazzi che praticando quello sport cresceranno cullando il sogno di essere un giorno dei campioni, ma con la certezza invece di diventare uomini. Chi non coglie l’aspetto valoriale dello sport ha un’anima arida. Non si può essere contro un Centro Sportivo che ha il verde nel proprio Dna. E’ l’ambiente per eccellenza.
La Fiorentina ha risposto con una nota ufficiale, spiegando la propria incredulità e rimarcando come il progetto sia ormai definito e perfetto. Anche Italia Nostra ha diramato il proprio, ribadendo la legittimità del ricorso. Si sono fatti sentire anche Malagò, Dal Pino e Gravina, massime autorità di sport e calcio, con una lettera indirizzata al Premier Draghi nella quale si ricorda come non si debba fermare il vento delle infrastrutture sportive. L’Italia ha bisogno di ripartire e non ingessarsi su posizioni medievali.
La gente comune infatti non può capire perché sia stato fatto un atto simile, volto a fermare i lavori. Giù le mani dal Viola Park. I dirigenti di Italia Nostra forse dovrebbero farsi questa domanda: se davanti ad un’azione, seppur consentita dai dettami della legge, si ottiene una reazione contraria, a macchia d’olio, non solo a Firenze, ma in tutta Italia, non sarebbe il caso di riflettere e rinunciare? Sarebbe un gesto di grande buon senso e intelligenza. La volontà popolare dovrebbe rappresentare un altro valore non negoziabile di fronte alla scelta di un ristretto cenacolo, impegnato a combattere una battaglia di retroguardia, così distante dal sentire comune.