BERRETTINI E GLI AZZURRI, SARÀ UNA DOMENICA DI PASSIONE, FOLLIA E SPENSIERATEZZA. LE STESSE ARMI CHE SERVIRANNO A ITALIANO PER COSTRUIRE LA NUOVA FIORENTINA. ANTONIO E UNA LETTERA D’ADDIO GIÀ PRONTA, MA DA NON FAR PARTIRE
Una domenica bestiale, con lo sport al centro di tutto. Sulla mitica erba di Wimbledon, nel tempio del tennis, Matteo Berrettini, romano e tifosissimo viola grazie alla passione di nonno Piero, sfiderà il numero uno al mondo Nole Djokovic, a caccia di un’impresa mai riuscita a nessun italiano nella storia. Pochi chilometri più in là, a Wembley, il prato leggendario del calcio dove Bati trafisse Seaman in una delle più gloriose partite della storia della Fiorentina, l’Italia del Mancio proverà a battere gli inglesi e prendersi un trofeo che manca dal ’68 per noi italiani. Ce n’è abbastanza per far battere il cuore, perché questa non è una domenica qualunque, ma un autentico appuntamento con la storia. Matteo partirà sfavorito, perché nonostante la sua crescita esponenziale, si troverà davanti un autentico fenomeno. Gli azzurri invece hanno più chances, perché arrivano all’appuntamento consapevoli della propria forza e del percorso fatto finora. L’Inghilterra (senza Foden, un piccolo grande fuoriclasse) è forte, ma l’Italia è una squadra. E se non la tradiranno le gambe, potrà davvero portarsi a casa la coppa. Sarebbe l’apice di un percorso straordinario nato dalle ceneri della mancata qualificazione mondiale e l’ulteriore dimostrazione che con la programmazione e un’idea di gioco, si può andare lontano. Non basta però perché prima ancora di questi due eventi straordinari e bellissimi, ci sarà la finale di Copa America, con tre viola d’Argentina - Pezzella, Quarta e Nico Gonzalez - impegnati al fianco di Messi e contro Neymar.
Ma soprattutto ci sarà il primo assaggio viola di una stagione già alle porte. Da oggi le vacanze sono finite e sarà tempo di andare a lezione di Italiano. In tarda serata, verosimilmente dopo aver fatto il tifo per l’Italia in tv, è previsto il raduno e i tamponi per tutti, da domani invece visite mediche e test atletici: sarà il primissimo contatto dell’allenatore con la nuova realtà che lui stesso ha scelto con forza, anche a costo di voltare le spalle alla squadra con cui ha saputo battere record clamorosi. Comincia oggi dunque un percorso importantissimo, dove Italiano potrà conoscere a fondo i suoi giocatori e capire punti di forza e punti deboli della squadra. Da lì, di conseguenza, il mercato prenderà una strada precisa. Di sicuro si andrà alla ricerca di un centrocampista che sappia giocare il pallone, di un altro attaccante e di almeno un difensore. L’auspicio sarebbe far arrivare almeno un paio di italiani, perché lo stesso Commisso ha sempre detto di puntare a creare un gruppo violazzurro, e perché in questo modo il lavoro del tecnico sarebbe molto più agevole. Il resto si vedrà, anche perché al momento restano troppe le situazioni incerte dovute ai rinnovi contrattuali. A proposito di questo, un’altra cosa dovrà essere chiara: chi non vuol starci, chi nutre dubbi, lo dica subito, porti i soldi e se ne vada. Di gente col muso lungo, ne abbiamo già vista abbastanza.
La cosa fondamentale infatti sarà creare un’identità, un’impronta di gioco e un gruppo coeso, fidandosi delle idee di Italiano e magari prendendo spunti proprio dall’Italia, che con questo exploit europeo, darà certamente slancio a tutto il movimento. Servirà anche coraggio, perché la Fiorentina ha un sacco di giovani, alcuni dei quali, perché no, potrebbero diventare anche sorprese. Eppoi ci sono quelli che cercano rilancio (Callejon e Kokorin), che cercano riscatto (Amrabat, Kouame e non solo) o semplicemente conferme. Follia e spensieratezza, lavoro duro, ma anche voglia di divertirsi e divertire. Proprio come Berrettini, proprio come gli azzurri di Mancio. Dispiace, e tanto, soltanto per la questione Antognoni. Giancarlo avrebbe già pronta una lettera d’addio con cui spiegare a Firenze la scelta di andarsene. Forse già domani sapremo. La speranza è che in queste ore che restano all’incontro con la società, Commisso faccia un passo verso la bandiera viola, facendolo sentire importante e non solo sopportato. Perché il senso di appartenenza tanto inseguito, si crea anche e soprattutto con esempi come Giancarlo.