A TORINO SI GIOCA, FORSE LUNEDÌ. CAOS CALCIO: SI VA AVANTI. MOURINHO INVIDIA IL MERCATO VIOLA: IN POCHI MESI IL MONDO SI È ROVESCIATO. IKONÉ-PIATEK: FIORENTINA AL COMANDO. JULIAN ALVAREZ SAREBBE UN BEL COLPO

08.01.2022 11:00 di  Mario Tenerani   vedi letture
A TORINO SI GIOCA, FORSE LUNEDÌ. CAOS CALCIO: SI VA AVANTI. MOURINHO INVIDIA IL MERCATO VIOLA: IN POCHI MESI IL MONDO SI È ROVESCIATO. IKONÉ-PIATEK: FIORENTINA AL COMANDO. JULIAN ALVAREZ SAREBBE UN BEL COLPO
FirenzeViola.it
© foto di Giacomo Falsini

Si naviga a vista nel porto delle nebbie del calcio italiano. Una volta si rimetteva l’orologio con le gare del campionato, adesso si spostano gli orari il venerdì notte per la domenica. Cosi è se vi pare, questo è il pallone che sfida il Covid. E speriamo che lo batta. Può darsi che stanotte cambi ancora tutto, ma in questo momento è verosimile che si giochi a Torino, forse lunedì pomeriggio alle 18,30. Questo dopo che i granata, ieri pomeriggio, si sono sottoposti a tampone e non sono emerse nuove positività: ci sono sempre 6 calciatori e 2 membri dello staff col Covid addosso. La notizia, però, è che i granata hanno effettuato una sgambata dopo gli allenamenti a domicilio a cui erano stati consegnati dall’Asl Città di Torino. Isolamento violato. Un segnale di quello che accadrà nelle prossime ore: pare che la Lega di A voglia portare davanti al Tar le Asl che hanno bloccato il campionato. Le diffide sarebbero state già inviate dai rispettivi uffici legali. Non solo: il Torino strarebbe chiedendo all’Asl di competenza di “liberare” quei calciatori negativi, per raggiungere la quota minima dei 13 disponibili per ottemperare alle nuovo disposizioni del protocollo appena varato dal calcio italiano. Tutto in divenire, sia chiaro. Se lunedì si giocasse Torino-Fiorentina, la gara di Coppa Italia del Maradona, tra azzurri e viola, prevista per mercoledì 12, sarebbe procrastinata al giorno seguente. Tra l’altro sempre il 12 ci sarà l’incontro a Roma tra il Premier, la Lega di A e le regioni. Per mettere ordine, speriamo definitivamente, nella bufera generale, con le Asl che fanno quel che vogliono e il pallone che batte un’altra strada. Draghi ha chiesto ieri a Gravina di riflettere, fino a immaginare una sospensione per gennaio del campionato. La Lega ha subito ribattuto con un “niet”, si va avanti. La sintesi potrebbe essere trovata su un campionato a porte chiuse, il sequel dello scorso anno. 

La Fiorentina, comunque, non ha cambiato programmi per adesso: stamani rifinitura e pomeriggio in treno verso Torino. Ma se davvero la partita slittasse a lunedì, la truppa viola dovrebbe in tutta fretta organizzarsi per la partenza di domenica: non è semplice sul piano logistico, sia per il mezzo di trasporto, sia per l’hotel nel capoluogo piemontese. Si tratta sempre di una carovana di 50-60 persone. Ma, come detto, questo è quello che succede all’interno di una follia collettiva. Figlia, sia chiaro, di una marcata disorganizzazione della Lega. Siamo tornati indietro di quasi due anni, il calcio italiano è nel caos. Ma con una differenza sostanziale: allora non si sapeva nulla del Coronavirus e le giustificazioni non mancavano dinanzi ad una situazione di gravità estrema. Oggi si sa tutto del Covid e aver sottovalutato il problema spiega tutto sulla governance della Lega, sulla scarsa attitudine a darsi una prospettiva politica. Da settimane i dati  sui positivi in Italia montavano come la panna, ma nessuno ha pensato a contromisure da adottare, i noti piani alternativi. Sono state più lucide le leghe minori, B e C, che hanno capito al volo le criticità e sospeso subito tutto. 

Marotta, direttore generale dell’Inter, ha rilasciato dichiarazioni dure contro la Lega, ma ha trovato anche il tempo di fare autocritica: “E’ anche colpa nostra”. Bravo. Perché è proprio così. C’è una chiamata in correità per i venti club della massima serie. Se chi guida la Lega non vede, le società non sono state capaci di aprire gli occhi alla presidenza. Le riunioni, spesso, diventano campo di battaglia di litigiosità estreme, solo in nome dei diritti tv. Volano le seggiole per aggiudicarsi qualche milione in più, mentre quando bisogna affrontare una questione delicata e cogente, non partoriscono nulla. Non c’è politica, non c’è strategia. L’assemblea di ieri non era stata convocata per l’urgenza, bensì per discutere dei diritti audiovisivi del Medio Oriente e del Nord Africa. Poi, per fortuna, il tema dei diritti è stato rimandato alla prossima riunione. Perché la pesante attualità incombeva.  

Passiamo al mercato viola, così ci tiriamo sù il morale. Voti alti, senza se e senza ma. Per due motivi essenziali: velocità e qualità. La Fiorentina, come non succedeva da tempo, ha chiuso gli affari all’inizio della sessione e non alla fine. Soprattutto si è concentrata su obiettivi di rilievo. Ikonè e Piatek fanno schizzare la Fiorentina sotto i riflettori, tanto che Mourinho ha spiegato candidamente che “la Roma non potrà fare il mercato dei viola e dell’Atalanta, cioè con giocatori da 20-25 milioni. Noi - ha aggiunto - dovremo pensare ai prestiti…”. Solo pochi mesi fa parole come queste sarebbero apparse impossibili, invece il mondo si è rovesciato. Ora i problemi sono altrove e qui, in riva all’Arno, invece le cose finalmente hanno imboccato la via più giusta. Certo, il cammino è molto lungo, ma i presupposti sono buoni. La volontà della società è chiara: provare a cogliere l’occasione che la stagione sta offrendo. Sul tavolo, però, resta aperta la vicenda Vlahovic: anche in questo caso il fiume scorre. Si materializzano i corteggiatori: l’Arsenal avrebbe 70-80 milioni pronti, ma dietro ci sono anche altri club preparati a scatenare l’asta. Bisognerà aspettare. 

La Fiorentina caccia Julian Alvarez, giocatore molto forte. C’è una concorrenza spietata, ma i viola ci stanno provando. E’ un’altra bella notizia. Isco? Ne parlano in Spagna, sarebbe un sogno. Già, sarebbe. Dalla Fiorentina non filtra nessun interesse. Magari è vero. Magari no.