Senza Europa, cambia tutto. Da De Gea a Kean, i possibili partenti in caso di Brexit viola

"Non ci resta che vincere" titolava stamani il Corriere Fiorentino. Tutto giusto, perché la Fiorentina arriva in laguna, in un campo storicamente ostico, con un'urgenza mai provata nell'ultimo periodo. Vincere o dire addio ai sogni europei. I tre punti sarebbero ossigeno per ambiente, gruppo squadra e tifosi e permetterebbero di arrivare alla sfida in programma domenica prossima col Bologna a pari punti (qui la situazione in classifica). Rimanderebbero processi e ghigliottine mediatiche già pronte da più parti. E permetterebbero di rimandare altri spiacevoli discorsi legati a ciò che verrà. Se è vero che i giudizi si devono basare (anche) sui risultati, stessa cosa la si può dire delle scelte dei singoli, intesi qui come calciatori. Spiegandoci meglio: David De Gea, Dodo, Moise Kean (ci aggiungiamo anche, per livello raggiunto quest'anno Rolando Mandragora). Colonne dell'annata viola, di per certo i volti da copertina degli ultimi nove mesi, ma anche tre calciatori più uno che difficilmente possono rimanere senza Europa. C'è un concetto che, per quasi tutti i professionisti, va oltre all'attaccamento 'all'azienda' e riguarda la crescita personale. Per questo, se pensiamo a Dodo e Mandragora, due della vecchia guardia che hanno dimostrato di starci eccome nei giovedì sera internazionali, è lecito supporre che entrambi si sentano in diritto di rimanerci nel salotto del calcio europeo.
Per buona pace del movimento 'Brexit Viola' - quelli che piuttosto che rifare un quarto anno di Conference si darebbero a un rewatch seriale di 'Un Posto al Sole' - o dei freddi calcolatori - coloro che hanno messo appunto un metodo pseudo-scientifico che permette di convertire l'assenza dalle coppe europee in almeno 10-11 punti in campionato, il cosiddetto modello 'Napoli di Conte' -l'Europa, anche 'quella verde', che ti porta a giocare a Riga alle 16 di pomeriggio o contro la quarta del campionato sloveno, snobbata da Firenze per tre anni - attira. Persino la Conference rappresenta un polo attrattivo, o quantomeno una carta da giocare per la permanenza di alcuni dei sopra citati . Ecco che Venezia-Fiorentina diventa paradossalmente più importante di Fiorentina-Betis e che la classica frase fatta delle 'tre finali che ci aspettano' pronunciata da Raffaele Palladino giovedì sera dopo l'eliminazione in Conference trova una sua validità nel presente. Perché Europa sì o Europa no, fa tutta la differenza del mondo. Anche sul mercato.
Facciamo l'esempio di De Gea: uno che a trentaquattro anni quasi compiuti ha trovato un suo posto nel mondo: chi gli è vicino sa quanto si trovi bene a Firenze e quanto non vorrebbe disfare le valigie. Pensiamo però all'alternativa peggiore, a quella in cui la Fiorentina comincia la stagione 2025-26 senza una coppa europea. A quel punto anche il portiere spagnolo potrebbe guardarsi intorno. Perché anche 'i buboni da Conference' avranno apprezzato l'atmosfera della doppia sfida col Betis e l'elettricità del Franchi al ritorno. E certi giocatori, come De Gea, si nutrono di quelle sensazioni. E privargli di quelle notti non è affatto facile.
Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 2/07 del 30/01/2007
Partita IVA 01488100510 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
© 2025 firenzeviola.it - Tutti i diritti riservati
