Gosens racconta: "L'Atalanta mi ha cercato, ma felice di restar qua. Ora dobbiamo confermarci"

Robin Gosens indica la strada. L'esterno della Fiorentina, tra i maggiori leader dello spogliatoio, ha concesso stamani una lunga intervista al Corriere Fiorentino in cui analizza, tra i tanti aspetti, anche la rosa e gli obiettivi dei viola: "Aver conservato gran parte della rosa dello scorso anno secondo me è un vantaggio enorme: si salta il processo di integrazione e nel gruppo già conosciamo i nostri pregi e difetti. Anche come persone, non solo come calciatori. Negli anni all’Atalanta iniziavamo le stagioni con un’impronta di gioco e una squadra collaudati, e i risultati si sono visti. In questo campionato abbiamo le possibilità per stare in alto ma ovviamente dovremo dimostrare di essere in grado di fare lo scalino più grande: confermarsi. L’anno scorso abbiamo fatto 65 punti, e nello spogliatoio ci siamo detti che l’obiettivo è migliorare quel punteggio. La Champions sarebbe il massimo e di certo ci proveremo con tutte le nostre forze, l’importante è che non diventi un obbligo perché la concorrenza è tanta. Se vogliamo rendere al massimo dobbiamo essere liberi di testa".
Gosens che, nel corso del mercato, era stato cercato dall'Atalanta per un possibile ritorno a Bergamo. A raccontare com'è andata è lo stesso tedesco: "È verissimo. Mi hanno chiamato e fatto sapere dell’interesse. Non nego di averci pensato perché Firenze per me ormai è casa, ma anche Bergamo lo è. All’Atalanta ho passato anni bellissimi e alla città mi lega il periodo tremendo del Covid: è un rapporto che va oltre lo sport e che rimarrà per sempre. Proprio per questi sentimenti contrastanti ho detto subito che avrei lasciato carta bianca ai club. E quando la Fiorentina mi ha detto “no chance” di andar via sono stato felicissimo di rimanere. E orgoglioso della fiducia del presidente Commisso e di tutto il club. In viola mi sento importante e ora voglio soltanto ripagare la fiducia".
Firenze d'altronde è diventata casa sua. Come spiega lui stesso: "Non saprei spiegare, semplicemente c’è stato feeling fin da subito. Tra me e la città, ma anche tra la mia famiglia e la città. Mia moglie Rabea e i miei figli Levi e Lio qui hanno ritrovato il sorriso che avevano perso a Berlino. E questo mi basta per essere sereno. Le faccio un esempio semplice: adoriamo prendere le nostre bici e pedalare verso il Piazzale, oppure godersi i lungarni. Evitiamo l’auto per scelta perché altrimenti tra turisti e Ztl diventerei matto, ma la sensazione di relax che ci dà guardare il Duomo da lontano o le altre meraviglie della città, è impagabile".
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