Babacar: "In viola ero divorato dall'ansia di dover fare bene. Firenze è casa mia"

L'ex attaccante della Fiorentina Khouma Babacar ha rilasciato un'intervista ai microfoni di Gazzetta.it in cui racconta del suo passato in maglia viola e di cosa lo ha frenato nella sua carriera. Queste le sue parole a partire dalla frase pronuciata da Cesare Prandelli ai tempi della Fiorentina "Babacar è un talento dalle prospettive illimitate": "Me la ricordo benissimo. E posso dire che è stato un peso enorme per me. Mi ha fatto piacere, erano parole quasi da padre, ma forse ero troppo giovane... A Firenze vivevo uno stress incredibile. Da fuori magari non si vedeva, ma chi stava in spogliatoio con me se ne accorgeva: ero un giovane venuto dal nulla, ero divorato dall'ansia".
Ha mai pensato che avrebbe potuto fare di più in carriera?
"Certo che avrei potuto fare di più. E se fossi stato meno preda di stress e ansia, se fossi andato in campo più libero, se avessi sentito intorno a me più fiducia ci sarei riuscito. Da cosa derivava? Amavo talmente tanto Firenze e il colore viola che sentivo il peso di dover fare bene molto più degli altri. Firenze è casa mia, e tu a casa tua vuoi sempre dare tutto e non ricevere mai critiche. Ma il calcio è uno sport veloce, non ti dà tempo: o prendi il treno oppure...".
Ha giocato anche con parecchi campioni a Firenze
"Uno su tutti: Adrian Mutu. Però Salah fu una vera sorpresa, ebbe un impatto incredibile. Oggi uno lo vede come un grandissimo giocatore, lo era anche quando venne a Firenze solo che nessuno se l'aspettava. E l'Italia non è un campionato facile per un esordiente...".
Se lo immagina mai un tridente Babacar-Chiesa-Bernardeschi in maglia viola?
"Siamo tre figli di Firenze, ogni tanto me l'immagino. Ma il destino ci ha separati: c'è chi è andato alla Juve e chi ha fatto un altro giro"
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