VARGAS, IL BICCHIERE MEZZO PIENO
Intanto sgombriamo il campo dagli equivoci: il bicchiere mezzo pieno non si riferisce al pregresso di Vargas, vagamente godereccio, incerto al volante, paladino delle ore piccole. Rappresenta, invece, la porzione positiva di una giornata incolore, addirittura grigia, molto più di quanto ci vogliano far credere. E del resto, come diceva Corvino (pigmalione e mentore del "primo" Vargas fiorentino), il bicchiere lo puoi vedere metà e metà... a seconda dei gusti. E si sa, "De gustibus..." Noi, ancora una volta, scegliamo la strada dell'ottimismo, del buonismo, forse eccessivo ma che ci volete fare... per ora va così. L'alternativa? E' presto detto: dovremmo parlare di una difesa colabrodo, di una fase difensiva lacunosa, di un centrocampo presuntuoso e farfallone, di un attacco sterile e leggero. E ancora di un Cuadrado stanco, scontento e fuori ruolo (si, anche a destra, lassù in cima e con pochi metri a disposizione, il colombiano serve a poco!) di un Pizarro svogliato, demotivato e (mezzo?) infortunato, di un Aquilani inconcludente, di un Pepito Rossi scarico ed abbandonato. E forse ci siamo scordati qualcosa. Ma ci (e vi) chiediamo: tutto questo servirebbe a qualcosa? Di contro gli avversari giocano alla meno (Inter e Napoli in primis), la Fiorentina è ancora quinta a cinque (soli) punti dalla Champions, il calendario ci viene in aiuto (Bologna e Sassuolo nelle prossime due giornate), Mario Gomez sta per tornare... e allora? Di cosa stiamo parlando? A questo punto la scelta stramba sul bicchiere mezzo pieno, sull'unica nota lieta di una triste giornata romana: Juan Manuel Vargas.
TORO LOCO - Lo chiamavano la locomotiva, una sorta di trattore sul quale si aggrappavano disperati gli avversari, e lui (come se niente fosse) se li portava dietro. Fino a guadagnare la linea di fondo e crossare, teso, forte, preciso... Per informazioni chiedere a Gilardino. Il tiro poi: se ne accorse per primo Avramov, in un Fiorentina-Catania del 17 febbraio 2008, quando su azione da calcio d'angolo Juan Manuel sfoderò un mancino al volo: potente, chirurgico, vincente. Successivamente è toccato ai portieri di Liverpool, Lione, Bayern... solo per citarne alcuni. Fino a De Sanctis, giusto oggi all'Olimpico, che si è dovuto inchinare al missile terra-aria scagliato dal peruviano. Ok, ok, non corriamo: Vargas non è ancora tornato "quel" Vargas. Almeno sulla potenza, sulla corsa, sulla forza trainante. C'è ancora da lavorare. Però le premesse ci sono tutte: il ragazzo è dimagrito, il taglio di capelli induce a buoni propositi, la predisposizione al sacrificio è quella giusta. Il tiro da fuori, invece, sembra quello di un tempo. Dapprima l'acrobazia contro il Parma, poi la punizione di San Siro (deviata, ma fa numero), la rasoiata contro il Verona, la cannonata "capitale". Totale 4 gol, una media di uno ogni 100 minuti, un'arma fondamentale per il momento della Fiorentina. Con Gomez ai box, con Pepito affaticato, con i centrocampisti che faticano ad inserirsi (e quando lo fanno, come Aquilani, sbagliano gol a porta vuota), il tiro del peruviano può diventare un arma letale. La panacea per i mali viola, che non accennano a diminuire. E fra le colpe di Montella (che non abbiamo affrontato, ma che ci sono) il recupero di Vargas è certamente un valore aggiunto.