PODENCE, "Fusione" Saviola-Hazard, è il pericolo numero uno

21.05.2024 14:31 di  Alessandro Di Nardo   vedi letture
PODENCE, "Fusione" Saviola-Hazard, è il pericolo numero uno

Un esperto tecnico toscano rimasto da qualche giorno a piedi va sempre ripetendo che sì, anche e soprattutto nel calcio, ci sono le categorie, fasce di valore, pedigree, qualità, che delimitano squadre ma anche calciatori. Ma che succede quando un giocatore di prima fascia finisce in un contesto non all'altezza del suo talento? Basta guardare la storia, e l'annata, di Daniel Podence da Oreiras, classe 1995, sangue verde e blancos dello Sporting Clube de Portugal, skillset da top-player ma una carriera che è sembrata andare alla deriva. E che lo ha portato, dopo la sfortunata esperienza al Wolverhampton, al porto di Atene, al Pireo, per la sua seconda esperienza in carriera con l'Olympiacos.

PARAGONI PESANTI. Dicevamo, le categorie: per capire che il folletto di Lisbona non appartiene a quella della Super League Ellada basta campionare i quindici secondi a ridosso del 73' di Panathinaikos-Olympiacos: sul risultato di 2-0 per i padroni di casa, Podence riceve palla a centrocampo su scarico di Stevan Jovetic e si mette in proprio. Azione da isolamento cestistico del numero 56 che punta la difesa schierata dei 'trifogli' e fa cadere un petalo dopo l'altro, prima Perez, poi Bakasetas, che rinuncia a sfidarlo, dulcis in fundo Vilhena, stordito da un 'crossover' che lo manda a cercar farfalle nella notte di Atene; arrivato al limte, Podence decide di mettere la firma d'autore con uno scavino che lascia Lodygin (lievemente fuori dai pali) arpionato a terra, ad osservare l'arcobaleno che dal destro del portoghese conclude il suo arco sotto al sette. Lo stesso Podence poi ci mette il carico, con un'altra azione in isolamento sulla destra conclusa con un cross pennellato per la testa di Jovetic: 2-2, due reti procurate quasi senza sudare.

E allora la domanda sorge spontanea: che ci fa un talento del genere nella periferia del calcio europeo? La risposta, come sempre, sta nella discontinuità quasi atavica del 'talento' inteso come tale. A picchi luminosi Podence ha affiancato momenti di buio altrettanto 'accecanti': per fare un esempio, lo stesso funambolo in grado di mettere a ferro e fuoco la difesa del Pana chiude anzitempo la sua gara per due gialli di una sciocchezza cosmica, prima per proteste e poi per una gomitata al 90'. Questo è Dani Podence, un calciatore costretto, nel suo 'prime' di carriera, a giocare nell'Olympiacos e a regalarsi tre-quattro serate di gala a livello europeo all'anno, quando qualcuno indicando il televisore nota quel funambolo di 165 centimetri e fantastica su cosa potrebbe diventare. La realtà parla però di un ragazzo che il prossimo  21 ottobre compirà 29 anni e che dopo la finale che coronerà una stagione da 46 gare, 15 gol e 11 assist (rendimento decollato nella poule scudetto di campionato, con 4 gol e 3 assist in 8 gare) tornerà alla base, al Wolverhampton, dove dopo un avvio fragoroso, in cui strappò anche paragoni ingombranti (Gary Nevile confessò che quel portoghese nei movimenti gli ricordava Eden Hazard) si fermò al palo dopo problemi fisici e di incompatibilità caratteriale. 

DRIBBLOMANE. Lanciato da diciottenne allo Sporting da Jorge Jesus, tecnico che vide in lui, come raccontato 'Potenzialità e movimenti che ricordavano Saviola', Podence inizia da seconda punta per poi spostarsi sull'esterno. Dopo la fuga da Lisbona datata estate 2018 a seguito dell'assalto dei tifosi al pullman della squadra per la mancata qualificazione in Champions League, la carriera del classe '95 si divide tra le due enclavi del calcio portoghese, Olympiacos-Wolverhampton-Olympiacos, trasformandosi in una creatura da Uno contro Uno. Di lui scriveva l'Ultimo Uomo in un articolo del gennaio 2021: "Podence è un dribblomane, ma non è mai troppo artistico nell’uno contro uno. Se volessimo dividere l’universo dei dribblatori in due scuole di pensiero con due capofila diversi, quella minimalista votata all’efficienza di Messi e quella barocca e lasciva di Neymar, l’ex Sporting farebbe decisamente parte della prima (anche se, in maniera sporadica, si concede tunnel e soluzioni creative, specie vicino la linea laterale). Il portoghese vive in funzione del dribbling, rappresenta un tipo di giocatore raro e prezioso in un calcio sempre più maniacale nel togliere respiro agli avversari". Partirà probabilmente dalla sua zona di campo preferita, la fascia sinistra, per poter rientrare sul destro e scambiare con El Kaaby: ma Mendilibar darà al proprio asso il ruolo di libero battitore, todocampista della trequarti. Per questo, Italiano e il suo staff stanno pensando ad un trattamento ad hoc per il folletto portoghese. L'obiettivo è evitare di lasciare solo Biraghi nell'uno contro uno con un avversario che potrebbe accentuarne i limiti difensivi. Servirà quindi difendere di squadra su quello che ad oggi è il pericolo numero uno della Fiorentina per la finale di Conference, un talento decaduto, in parte sprecato, che è comunque capace di toccare vette fuori contesto anche per un palcoscenico come la Conference.