LEONI IN GABBIA
Nessuna voce ufficiale, almeno per il momento. Per capire che aria tiri davvero in seno alla Fiorentina sulla vicenda stadio (ovvero non più soltanto su dove i viola dovranno andare a giocare durante i due anni di lavori al Franchi ma anche, da ieri, sui botta e risposta tra Commissione Ue, Governo e Comune di Firenze) si attenderà probabilmente il ritorno in città di Rocco Commisso, previsto per la fine di aprile, eppure è facile intuire come l'umore ai piani alti del club viola non sia dei migliori. E questo per due motivi: perché ancora la ricerca (affannosa) di un impianto sostitutivo al Comunale non sta dando i suoi frutti - da Prato a Empoli fino a Siena non sono state poche le levate di scudi legate al "trasloco" dei viola in Provincia - e poi perché il recente confronto tra Bruxelles e Roma con Firenze spettatrice interessata ha rimesso in gioco buona parte dei fondi legati al rifacimento dell'impianto di Campo di Marte.
Ma se in Comune, già da ieri all'ora di cena, veniva ostentata serenità dopo la nota di Palazzo Chigi, in casa viola il risveglio oggi è stato di tutt'altro colore. Ma nessuno, per il momento, ha intenzione di aprire il microfono ed esporre il proprio punto di vista, prima che a parlare sia Rocco Commisso che proprio tre giorni fa ha avuto l'opportunità di incontrare negli Stati Uniti Dario Nardella. Alle già note domande che il club viola si stava facendo da tempo (circa il costo della convenzione per la stagione 2023/24 per il Franchi e sullo spazio legato alle aree commerciali ancora non chiaro dopo il restyling), da ieri si è aggiunto il sospetto che l'opera di rifacimento dello stadio voluta con forza dal Comune negli anni scorsi possa addirittura arenarsi, rimettendo in gioco tutto.
Un rischio che, attualmente, non sembra esserci (ieri Palazzo Vecchio ha specificato che le osservazioni della Commissione UE non riguardano la totalità del finanziamento al Comunale, di 200 milioni, ma solo i 55 milioni del contributo relativo ai Piani Urbani Integrati e dunque il progetto non è a rischio) ma che "flirta" pericolosamente con gli stati d'animo di Rocco Commisso e Joe Barone, spettatori interessati alla vicenda ma al momento taciturni. Due leoni in gabbia che attendono al più presto di vederci chiaro, esattamente come Firenze e il suo popolo, fin qui mai direttamente coinvolto su dove spostare le partite interne della Fiorentina a partire dall'agosto 2024.