LE RISPOSTE DI COPPA: ITALIANO HA TRE INSOSTITUIBILI
Vincenzo Italiano lo aveva detto alla vigilia e lo ha ripetuto al termine del match di ieri: la partita col Benevento era l’occasione per testare la tenuta fisica e psicologica dei viola e per vedere come la squadra potesse reagire ad un’ampia rotazione. Esame passato nel risultato ma con molte incertezze sul piano della tenuta in campo: se è vero che la costruzione di una filosofia di gioco passa anche dall’alternare giocatori senza che la qualità e l’impronta di una squadra ne risenta, la partita di Coppa Italia ha mostrato come in alcuni ruoli ci sia ancora una differenza netta tra il titolare ed il proprio back-up. Se guardiamo agli ultimi due mesi di campionato, rispetto a ieri erano di fatto cinque gli stakanovisti a cui Italiano ha dato un turno di riposo: Pietro Terracciano, Cristiano Biraghi, Lucas Martinez Quarta, Lucas Torreira e Dusan Vlahovic.
I primi due sono stati sostituiti egregiamente da Antonio Rosati (protagonista di almeno tre parate salva-risultato) e Aleksa Terzic (propositivo nel primo tempo, dove i viola hanno attaccato principalmente sulla sua corsia); non si può dire lo stesso degli altri interpreti che hanno giocato in tre posizioni (centrale di difesa, centrocampista basso e centravanti) in cui Italiano ha alternato raramente i suoi: Igor ha offerto una prestazione tutto sommato sufficiente, anche se da un suo rinvio sbilenco è partita l’azione che ha portato al gol di Moncini; il brasiliano ad inizio stagione era partito alla pari di Quarta e per le prime partite si è alternato con l’argentino al fianco di Milenkovic. Da Udine in poi, Italiano ha però trovato una certa quadratura difensiva ed ha compreso come la capacità mostrata da Quarta di accorciare il campo aggredendo in avanti e provando a giocare sempre sull’anticipo sia imprescindibile per la linea sua ideale linea difensiva ed, in questo senso, ieri la sua assenza si è notata.
Allo stesso modo, nonostante una discreta prova (soprattutto nel primo tempo) fornita da Amrabat, il meccanismo della Fiorentina sembrava meno fluido del solito, come se mancasse l’ingranaggio capace di far girare la squadra ad un voltaggio più alto: quell’ingranaggio risponde al nome di Lucas Torreira, ieri tenuto a riposo per tutti i novanta minuti; Amrabat ha interpretato il ruolo di centrale di centrocampo con buona qualità nei cambi di gioco ma ad una frequenza più bassa rispetto a quella impressa dai passaggi sul corto con cui Torreira dà ritmo all’azione offensiva dei viola ed, anche in questo caso, il dinamismo che il numero diciotto dà ai viola è sembrato difficilmente rimpiazzabile, anche in vista dell’infortunio dell’altro interprete di quel ruolo, Erick Pulgar. Chiudiamo con l’altro intoccabile, Dusan Vlahovic (per la prima volta in panchina in questa stagione) che ha osservato per 80 minuti Aleksandr Kokorin occupare il suo ruolo con presenza scenica decisamente diversa e risultati agli antipodi; la Fiorentina non ha un vero vice-Vlahovic e questo è appurato da mesi, ma ieri il responso del campo è stato implacabile ed ha fatto capire come, soprattutto senza il serbo la Viola è un’altra squadra. La risposta della Coppa è servita quindi, più che per mettere in crisi Italiano su possibili scelte di formazione, per far comprendere al tecnico come ci siano (almeno) tre giocatori imprescindibili.