CONVINZIONI E REALTÀ

13.05.2019 00:00 di  Tommaso Loreto  Twitter:    vedi letture
CONVINZIONI E REALTÀ
FirenzeViola.it
© foto di Federico De Luca 2019

Mentre fuori dal campo imperversano incertezze e divisioni, sul rettangolo verde la Fiorentina osserva una classifica che si è fatta preoccupante. Con il ko con il Milan, il quinto consecutivo, i viola sono risucchiati nella lotta per la salvezza, domenica affronteranno il Parma che oggi scende in campo con il Bologna. A margine delle valutazioni su un futuro tutto da decifrare restano le prestazioni della squadra a gettare ulteriori ombre sull'annata viola, anche e soprattutto per il mancato cambio di passo, nel gioco e nei risultati, a fronte del cambio di tecnico. Non è servito l'arrivo di Montella a cambiare il trend di una squadra inizialmente costruita per inseguire l'Europa League ma evidentemente sopravvalutata, almeno da chi l'ha allestita.

Perchè se l'assenza di autocritica nelle recenti manifestazioni mediatiche della società non è una novità, nemmeno le prestazioni scialbe di alcuni singoli sono inedite. Anzi, si ripetono secondo copioni conosciuti. Da quanto s'intuisce (difficile poter fare diversamente) le maggiori responsabilità per i risultati degli ultimi mesi, in casa viola, continuano ad essere addossate su chi, come Pioli, ha scelto la via delle dimissioni. In effetti non potrebbe essere altrimenti se, come pare, chi ha fatto mercato nell'ultimo triennio è destinato a restare al suo posto.

Eppure la Fiorentina che anche Montella mette in campo avrebbe bisogno di terzini di ruolo più completi di Laurini e Biraghi, arrivati sul fil di lana dell'estate 2017, la prima di Pioli, così come in mezzo al campo l'esperimento di sostituire il partente Badelj con risorse interne è troppo presto naufragato in assenza di risposte convincenti. Gli stessi innesti sulla linea mediana di Edimilson e Gerson sono risultati tutt'altro che efficaci, senza contare l'oggetto misterioso Norgaard praticamente mai visto. Al quadro si potrebbe poi aggiungere anche lo scarso apporto in termini di gol di Simeone, la cui seconda stagione in viola ha evidenziato più di un limite, e quello pressochè nullo di Pjaca arrivato in estate come elemento più importante del mercato.

Convinzioni che oggi si scontrano in modo evidente con quella stessa cruda realtà che racconta di una classifica in cui la Fiorentina è tredicesimo e non ancora matematicamente salva. Pur comprendendo la preoccupazione di Montella per un ambiente “ai limiti del masochismo che non aiuta”, con la squadra in queste condizioni dopo due anni lontani dall'Europa, e con un proprietario che attacca la città, qualsiasi tifoso faticherebbe non poco a trovare motivi di soddisfazione.

© foto di Daniele Buffa/Image Sport
© foto di Daniele Buffa/Image Sport