PRELIMINARE, Camoranesi lancia la Juventus

12.08.2008 13:44 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: La Stampa.it

Non rivedrà la Juve deluxe formato Capello, Mauro German Camoranesi, («Servono dieci anni, a questo ritmo»), ma forse sistemerà in bacheca la Champions («anche quest’anno, più facile del campionato»). Camoranesi, come sta?
«Bene, nessun problema muscolare, domenica ero rimasto in palestra solo per precauzione. Sono a posto».

Da mettere i piedi domani sera nel preliminare di Champions?
«Sono a disposizione, poi decide l’allenatore».

Hanno, abbiamo, già sepolto il nemico, l’Artmedia Bratislava: sbagliato?
«Tutti ci danno favoriti, e lo siamo, ma nessuno è da sottovalutare, perché poi quello che conta è il campo. E se loro sono arrivati fino a questo punto, avranno delle qualità».

Che effetto fa ritornare in Champions?
«È un obiettivo importante, perché dall’Europa manchiamo da due anni, e ci teniamo tutti. E un po’ è il completamento di un percorso, iniziato dalla serie B».

Nel frattempo se l’è guardata in tv?
«Non molto, perché di solito non guardo calcio in televisione. Della Champions vidi venti, venticinque minuti di Roma-Manchester United».

Solitamente la Juve partiva per vincerla, stavolta?
«Pronostici, adesso, è davvero impossibile farli. Le risposte le darà il pallone».

Più tosta del campionato?
«Penso il contrario. Perché la Champions League è una competizione un po’ particolare: negli incontri con andata e ritorno, per esempio, può succedere di tutto. L’ha dimostrato anche il Liverpool, nelle ultime stagioni».

Ranieri s’aspettava imbarcate, dalle gite in Europa pare vi siate riadattati bene: quanto conta?
«Niente. Perché quelle partite servivano solo per la preparazione e nulla di più».

Avete pareggiato a Manchester.
«Ehi, erano solo tre amichevoli. Lasciamo stare».

Almeno, vi sarete cementati.
«Anche se, alla fine, c’erano solo due giocatori da integrare nella squadra (Mellberg e Poulsen, ndr), perché Amauri il campionato italiano già lo conosceva benissimo».

Siete una squadra?
«Direi di sì».

Rabbia in B, voglia di stupire al nuovo sbarco in A: vi mancherà il propellente?
«Non ci mancherà nulla, perché alla Juve sei quasi costretto a vincere sempre».

Buffon dice che il Milan è in prima fila per lo scudetto: Lei?
«Vero, è una delle favorite».

Hanno preso Ronaldinho: è ancora un fenomeno?
«Ne conosce di più forti?».



Kakà.
«Va bene. Poi? Dai, Ronaldinho è uno dei migliori del mondo, non scherziamo».

Il Barça l’ha venduto, e non a prezzi da gioielleria.
«Magari era lui che non voleva più stare là».

S’è ridotta la distanza fra l’Inter e voi?
«Gli organici, più o meno, sono rimasti molto simili».

Dunque, sono un pelo più forti.
«Non un pochino, sono più forti: perché hanno una quantità di giocatori di elevata qualità».

Negli scontri diretti, non vi asfaltarono.
«Sì, ma storicamente in Italia i campionati si vincono con le squadre piccole e di metà classifica. Capitava anche alla Juve».

Hanno Mourinho, che ne pensa?
«Non lo conosco».

Avrà letto, è uno che cura parecchio l’immagine. Le sta simpatico?
«Sì. E, bene o male, ormai siamo tutti dei personaggi. Poi alcuni giocatori che l’hanno avuto me ne hanno parlato bene, dicendo che è uno bravo».

In attacco, nessuno come voi?
«Il più forte d’Italia, con questi quattro davanti».

Capello ha detto che un po’ iniziate a somigliare a quella Juve.
«La sua aveva molta più qualità».

Quanto serve per assemblarne una simile?
«Dieci anni, a questo ritmo».

Visto che Lei, si presume, smetterà prima, ha perso la speranza di portarsi a casa la Champions?
«No. Credo e spero di giocare un’altra finale di Champions League, e vincerla».

Già quest’anno?
«E perché no? Se l’ha vinta il Liverpool, che non era una squadra di fenomeni. Che poi in campionato può arrivare trenta punti dietro».

Non sembra un gran complimento.
«È una squadra solida, un po’ noiosa».

È noiosa anche la Juve?
«Diciamo che non siamo una squadra champagne. Il che non significa non ci siano sei o sette grandi giocatori».

L’anno scorso, a volte, non avete offerto grandi show.
«Anche a me piace il bel gioco, ma alla fine ciò che conta è vincere. Pure la Juve di Capello spesso giocava malissimo. Ma il pubblico della Juve non sta tanto a vedere il gioco, ma il risultato. Come tutti, poi».