MADRIGALI, Pasticceria una passione. Rossi? Un alieno
L'ex capitano della Fiorentina Primavera, fra il 2012 e il 2013, Saverio Madrigali è stato protagonista di un'intervista a Cronache di Spogliatoio in cui ha parlato non solo di calcio, ma anche della sua nuova vita da pasticciere. La sua attività commerciale a Pisa è appena stata inserita nella guida del Gambero Rosso fra i migliori locali della Toscana. Questo un estratto delle sue dichiarazioni: "Come abbiamo scoperto della guida del Gambero Rosso? Ce l’ha detto un cliente. È entrato complimentandosi con noi… ma eravamo ignari di tutto. Gli abbiamo chiesto per cosa e lui ha risposto che eravamo nella guida del Gambero Rosso. È un riconoscimento importante, una grande soddisfazione".
Come ha deciso di diventare pasticciere?
"L’ultimo anno giocavo alla Lucchese. Lì ho deciso di smettere. Nelle ultime stagioni avevo iniziato a fare qualche corso di pasticceria, iniziandomi ad appassionare veramente. Per due anni e mezzo ho lavorato in altre strutture, ma con il covid ho pensato ad aprire qualcosa. Siamo partiti dal nulla, c’era un fondo vuoto. E ora dopo 3 anni eccoci qui: siamo cresciuti a livello di organico, il lavoro sta andando bene".
Perché ha deciso di smettere con il calcio?
"Il mondo del pallone sta peggiorando nelle categorie inferiori. Più passa il tempo, più c’è questo distacco netto fra la Serie A e le altre categorie sia a livello di importanza che di guadagno economico. Questo sicuramente è stato fra i motivi principali: se uno gioca in C, non riesce a vivere poi tutto il resto della vita. Arrivati a 35 anni, magari poi è difficile trovare un’altra strada. In più ho sempre avuto dei problemi dopo gli infortuni al ginocchio. E infine, il terzo motivo si lega alla mia ultima esperienza: nella mia ultima stagione a Lucca, la società è fallita. C’erano ritardi nei pagamenti, addirittura ci facevamo le docce fredde. Sembrava che non fossimo neanche professionisti. Sommando tutte le cose, ho deciso di smettere. Per me era diventato inutile".
Essere il protagonista di una serie tv, "calciatori giovani speranze", può essere stata una distrazione?
"Non era invasiva, ma una fonte di distrazione sì. La fortuna era avere accanto delle persone che ti consigliassero nella maniera giusta, fra procuratori e famiglia. Serviva qualcuno che ti tenesse con i piedi per terra senza farti perdere la cognizione del fatto che fossi un ragazzo che faceva uno sport sì per divertimento, ma anche con un obiettivo finale in testa. A me questa cosa non ha toccato più di tanto: io vivevo la mia quotidianità tornando a casa ogni sera. Ad altri magari è pesato di più perché erano in convitto tutto il giorno, tutta la settimana".
I suoi ricordi della Fiorentina di Montella
"Capitava avessero bisogno di ragazzi, in 4-5 eravamo praticamente fissi. Siamo anche stati convocati, ma solo Capezzi e Bernardeschi esordirono. Montella era uno che teneva un po’ le distanze nello spogliatoio, non solo con noi giovani, ma con tutti. Quello che mi ha impressionato di più è stato Giuseppe Rossi. Sono rimasto scioccato dal tocco palla che aveva. Anche quando faceva la cosa più semplice come i dribbling con i coni, sembrava un alieno. Una velocità assurda: pum, pum pum! Non avevo mai visto una cosa del genere. Quella Fiorentina aveva un livello tecnico altissimo, ma quell’episodio lì mi è rimasto impresso. Veniva già da due crociati, ma era comunque impressionante: andava a una velocità fuori dal mondo"