GARIZABALO, Ecco come ho scoperto Cuadrado
C’è un posto lontano, in Sudamerica, dove qualcuno i talenti li vede a occhio nudo. Senza troppo tempo da perdere. Ma con la stupefacente capacità di fiutare un gioiello del pallone. “Basta poco”, racconta Agustin Garizabalo. Un signore che ha scoperto Muriel, Cuadrado e tanti, tantissimi altri ragazzini che quella palla che portavano tra i piedi l’hanno fatta diventare il proprio lavoro. A livelli altissimi. Li ha scovati senza troppe vetrine o prime pagine. Garizabalo, el cazatalentos – lo scopritore di talenti – fuori dalla sua Colombia lo conoscono in pochi. E forse proprio rende magico tutto quello che riguarda questo signore sorridente e ancora in corsa, senza stancarsi mai. Fa l’osservatore a livello nazionale per il Deportivo Cali, una delle principali società colombiane. E non si stanca proprio mai di andare a caccia di talenti. Come ha raccontato nel suo incontro con l’agente FIFA Federico Spada, sempre vicinissimo al calcio colombiano. Quello dove Garizabalo non perde un colpo, come racconta a GianlucaDiMarzio.com.
C’è un giocatore che ha scoperto di cui va più orgoglioso?
“Dirlo è davvero difficile, perché tutti i ragazzi rappresentano un momento specifico e si differenziano per una qualità speciale. Cuadrado è magia, Freddy Montero è serenità, Abel Aguilar incarna la perseveranza, Pipe Pardo la potenza. E poi Cuellar mi dà idea di eleganza, Muriel di effettività e concretezza, Michael Ortega di furbizia. Insomma, ognuno ha il suo. Ma evidentemente Cuadrado, Muriel e Montero per quello che hanno poi dimostrato a livello internazionale sono quelli che più mi rendono orgoglioso”.
Capitolo Cuadrado: qual è la sua storia, come lo ha scovato?
“Ho visto Cuadrado in un torneo a Barranquilla, giocando per una squadra dell’Uraba, una regione nostrana. Da quel momento non l’ho mai perso di vista, anche grazie ad alcuni amici di quella zona. Poi, l’allenatore Nelson Gallego, vedendo la mia insistenza e assistendo alle sue partite per alcuni mesi a Cali, ha deciso di tenerlo e di farlo lavorare duro. Gli ha dato l’appoggio personale di cui necessitava Cuadrado per diventare quel magnifico giocatore che è oggi, oserei dire magico. Da subito dissi che quel ragazzino sembrava un brasiliano. Per fortuna, anche Nelson Galledo alla fine l’ha pensata come me”.
Si aspettava che Cuadrado potesse addirittura diventare uno dei migliori esterni in circolazione, quale è adesso?
“E’ sempre stato un giocatore che faceva davvero tanto la differenza nelle categorie inferiori. Mi divertivo da impazzire quando vedevo Cuadrado giocare. Ma sarò sincero: onestamente, non pensavo potesse arrivare a questi livelli nel calcio internazionale. Il suo è stato un percorso incredibile e posso dire di andarne orgoglioso, molto orgoglioso”.