Ecco il volto del tifo violento
Ultrà per sempre, nemmeno la galera li ferma
Fonte: scritto da R.ST. per LA STAMPA di Torino
Hanno facce giovani e adulte, da studente e da operaio. Emarginati e ribelli, aspettando solo i marciapiedi della partita per azzuffarsi con il nemico; o con una vita normale alle spalle, casa e lavoro, dal lunedì al venerdì, abbracciando i compagni della curva solo il giorno della sfida. S'annodano storie diverse dietro un sasso tirato contro l'auto della polizia, un petardo ai carabinieri, o la coltellata nell'addome dell'avversario domenicale. Sempre fedeli alla tribù, come gli hooligans del romanzo di John King. Consumando le giornate del fine settimana fra scontri con le tifoserie infedeli e con le forze dell'ordine, fughe improvvise e arresti.
Capita di fare l'ultrà per anni, quasi fosse una professione, o per poco, anche un solo giorno. Nella prima categoria puoi trovarci persone come Fabrizio Toffolo, 42 anni, uno dei leader storici degli «Irriducibili» della Lazio. Cominciò in fretta: a 18 anni, già diffidato. Fu arrestato nell'aprile del '93 per una rissa con alcuni tifosi della Roma, nel corso della quale fu aggredito anche un agente di polizia.
Dieci anni dopo fu condannato a quattro anni di reclusione dal gup di Roma per la battaglia che portò un pezzo di guerriglia alla stazione «Termini», il 15 dicembre 2002. Cinque anni dopo, è sempre lì. Il 12 gennaio scorso è stato rinviato a giudizio insieme ad altri tre ultrà in un'inchiesta che ipotizza, fra i diversi reati, le minacce a pubblico ufficiale, la tentata estorsione, l'istigazione a delinquere e il porto di armi improprie. Qualche ultrà, a volte, è passato per incaricato di pubblico servizio. Come in occasione del derby Lazio-Roma del 21 marzo 2004, quando tre tifosi giallorossi entrarono in campo facendo, di fatto, sospendere la partita: s'era sparsa la voce, falsa, che un ragazzo fosse stato ucciso, investito da un auto della polizia. Il giorno successivo i tre, Roberto Maria Morelli, Stefano Carriero e Stefano Sordini, furono arrestati con le accuse di procurato allarme, violazione delle norme sulla sicurezza degli stadi e violenza privata. Fuori dall'Olimpico, poco dopo, le forze dell'ordine attraversarono la solita battaglia. Spesso, ormai, sono polizia e carabinieri, il nemico.
Nel dicembre scorso, la Digos di Torino ha identificato l'uomo incappucciato che, nell'aprile 2005, in occasione di Juve-Liverpool, prese a calci e pugni un'auto della polizia, per poi incendiarla. Negli ambienti della curva, una medaglia al valore. Tanto da raccontare l'impresa anche ai clienti del villaggio turistico tunisino dove lavorava il giovane. A volte, però, quello dell'hooligan ti porta a dover fare cose che nemmeno te le immagini: come assalire chi ha i tuoi stessi colori, ama la tua stessa squadra. E questo per uno scopo ben preciso: il dominio nella curva. Per questo, secondo la Procura, poco meno di due anni fa tre tifosi dei «Drughi» accoltellarono un collega, solo fedele a un altro gruppo, i «Fighters».
Luca Dardo, Massimo Lia e Antonio Corleto, dovranno rispondere di lesioni personali aggravate e non di tentato omicidio, accusa inizialmente contestata. «Si sono fatti due mesi di carcere e un bel po' di arresti domiciliari - esultò l'avvocato - ma era chiaro fin da subito che non volevano uccidere il tifoso rivale». Che volete che sia. Facce da ultrà spuntano anche dall'altra parte della città. Come quella di Denis Franzoso, 34 anni, degli «Ultrà granata»: già denunciato per una rissa durante Samp-Torino nel 2001, fu arrestato tre anni più tardi dalla Digos per altre faccende da stadio. O come Cosimo Palmieri, 42 anni, dei «Granata korps», finito in manette nel 2004, dopo aver già conosciuto la giustizia per rapina e stupefacenti. E Fabio Rosolino, 34 anni, condannato a 16 mesi per l'assalto all'hotel «Campanile» nel 2005, quando il Toro sembrava destinato a Giovannone. Con il tempo, a volte, i volti diventano meno ribelli: come quello di Franco Caravita, leader dei «Boys» dell'Inter ospitato in tv, dopo gli anni '80 corsi fra risse e arresti.