"Tu mi pari Ciccio": il complimento che vale più di qualsiasi premio

Ricevere un premio è sempre motivo d'orgoglio, riceverlo nel nome di una vera e propria colonna del giornalismo viola, lo è molto di più. Anzi, è un onore. Ciccio Rialti viene ricordato quotidianamente da decine di tifosi e da tutti coloro che abbiano avuto l'occasione di lavorarci gomito a gomito. E quando questo accade, non è mai un caso. Personalmente non ho mai avuto la possibilità di passare molto tempo al suo fianco, ma il suo fiorentinismo mi ha sempre colpito. Per fiorentinismo intendo quel modo tipicamente fiorentino di vivere la vita quotidiana. Sia che si parli di lavoro che di tutto il resto. Spirito critico e ironia, mischiata a grande competenza e a una passione talmente forte da diventare quasi offensiva verso chi non conosce i fiorentini.
Rialti era innamorato della Fiorentina e soprattutto era innamorato di giornalismo. Era un burbero buono, uno a cui piaceva ascoltare le persone, aiutarle, soprattutto se si trattava dei giovani colleghi. Aveva un modo tutto suo di interporsi con i dirigenti e con gli allenatori che si sono susseguiti nel tempo in cui ha firmato per il Corriere dello Sport-Stadio. Li prendeva di petto, senza filtri, con una schiettezza sempre più rara nel nostro mondo professionale e in generale nel mondo del calcio. Inoltre Ciccio è sempre stato vissuto dai tifosi, soprattutto da quelli della parte più calda, come un interlocutore di livello a cui veniva riconosciuta una grandissima passione per i colori viola. Dettaglio non banale quando si parla di giornalismo sportivo, soprattutto a Firenze.
Di lui a me piaceva questo. Piaceva il "vaffanculo" sempre in punta di lingua, come del resto il modo decisamente ironico di porsi nei confronti dei colleghi, vecchi o giovani che fossero. Accanto a lui era facile entrare in polemica, ma era anche decisamente facile imparare qualcosa. Come lui, anche io fatico a filtrare il mio pensiero, mi piace parlare di pancia e rifuggo il concetto di buonismo che qualcuno vorrebbe imporre a chi parla a un microfono o a chi scrive su un qualsiasi media. E se, come accaduto, mi verrà detto per un'esplosione o una reazione particolarmente scomposta ancora: "tu pari Rialti", sarà un altro momento per sentirsi fortemente orgogliosi.
Inoltre, parlando di lui con le persone che gli hanno voluto bene e che gliene vogliono ancora, mi è stato raccontato di quanto fosse attento anche al resto e non solo al calcio. Un qualcosa in cui mi rivedo pienamente perché pur amando la Fiorentina, non si vive di solo calcio ed è importante avere la testa impegnata su più fronti. Con passione, ovviamente.
E il complimento più bello che mi è stato fatto a margine di questa premiazione è stata proprio quella di sapere, da chi lo conosceva meglio, di aver visto in me un qualcosa che lo ricorda. Banale dire che se un giorno sarò entrato nel cuore delle persone e dei colleghi anche solo un decimo di quanto è riuscito a lui, potrò dire di aver avuto una carriera di successo. Emozionante è stato anche leggere da parte di Alberto Polverosi proprio sul Corriere dello Sport, che lo stesso Rialti sarebbe stato contento di vedere premiato il sottoscritto. Un complimento che mi porterò dentro per sempre, perché conoscendo chi l'ha scritto è tutt'altro che di circostanza.
Chissà come avrebbe raccontato l'attualità viola. Non nego che qualche volta, mentre scrivo, ci penso. Sicuramente avrebbe applaudito e criticato in punta di penna senza dimenticare mai l'importanza del suo ruolo per la Fiorentina e i suoi tifosi. Nel mio piccolo, proverò a fare sempre lo stesso, mosso da una responsabilità ancor maggiore dopo aver ottenuto questo riconoscimento.
Ringrazio con il cuore tutto il comitato degli "Amici di Ciccio" per aver pensato a me. Questo premio, arrivato dopo altri amici e stimati colleghi, mi spronerà quotidianamente ad onorare la nostra professione.
Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 2/07 del 30/01/2007
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